Calcestruzzo Armato
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Legalità e correttezza nel futuro del costruire in calcestruzzo

In sette anni, dal 2007 al 2013, la produzione e’ piu’ che dimezzata (-56,26%) passando da 72,5 milioni di metri cubo del 2007 a 31,7 milioni di metri cubo del 2013.

Si sono svolti il 3 giugno a Roma, presso la Sala del Parlamentino del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, i lavori della sessione Pubblica dell’Assemblea Ordinaria dei Soci dell’Atecap, nel corso della quale Silvio Sarno, Presidente Atecap, ha presentato i dati più significati emersi dal Rapporto Atecap 2014 sul settore del calcestruzzo preconfezionato.

 

In sette anni, dal 2007 al 2013, la produzione è più che dimezzata (-56,26%) passando da 72,5 milioni di metri cubo del 2007 a 31,7 milioni di metri cubo del 2013.
L’entità di tale flessione non trova uguali in molte attività economiche industriali e non si ravvedono spazi per un ritorno ai livelli di attività passati.
Il primo trimestre del 2014 si chiude per il settore ancora in negativo, -18,5% sul trimestre precedente e -15,3% rispetto allo stesso trimestre del 2013.

Le previsioni per il 2014 non lasciano ben sperare, l’assenza di reali segnali di interruzione della tendenza recessiva fa stimare un ulteriore flessione del 9% circa della produzione di calcestruzzo preconfezionato, rinviando al biennio successivo 2015-2016 la tanto auspicata ripresa del settore, a tassi che dovrebbero oscillare tra il 4% ed il 6% annuo.

Se il trend previsto per il 2014 verrà confermato, si perderanno infatti altri 2,8 milioni di metri cubo di produzione che in termini di fatturato corrisponde a 330 milioni di euro in meno. Sarebbero quindi a rischio chiusura altre 80 imprese del settore con una perdita occupazionale di 1.250 addetti ed un flusso annuo di investimenti di 11,5 milioni di euro in meno.

Non si ravvedono spazi per un ritorno ai livelli di attività passati e, considerate le caratteristiche dell’industria del calcestruzzo “pronto all’uso” per le quali il prodotto non può essere stoccato, non è esportabile poichè destinato alla messa in opera entro un raggio di qualche decina di chilometri dall’impianto di betonaggio, ne consegue una struttura del settore con un fortissimo eccesso di capacità produttiva e dunque l’urgenza non più rinviabile di affrontare e gestire un “problema di selezione” del mercato a favore degli operatori corretti e qualificati.

L’Italia è il Paese dei non controlli, basterebbe far rispettare le norme già in vigore per far rimanere sul mercato le imprese realmente qualificate e meritevoli, indipendentemente dalla loro dimensione aziendale. Non chiediamo risorse aggiuntive o nuove leggi, chiediamo normalità: che siano applicate le leggi che già ci sono”, ha affermato Silvio Sarno, Presidente dell’Atecap.

Per analizzare le possibili soluzioni di intervento hanno partecipato al dibattito Vincenzo Bonifati, Delegato Ance per la Legalità, Cono Federico, Delegato Atecap per la Legalità, Rodolfo Girardi, Presidente Federcostruzioni, Massimiliano Manfredi, Commissione d’inchiesta mafie e associazioni criminali, Massimo Sessa, Presidente Reggente Consiglio Superiore Lavori Pubblici e Umberto Del Basso De Caro, Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e ai trasporti per il quale “la normativa italiana in materia è abbondante e spesso farraginosa. Il sistema dei controlli previsto dalle leggi in vigore deve essere sicuramento messo in atto, altrimenti accanto al precetto non vi è certezza della sanzione proprio per la mancanza di adeguati controlli. È dunque un problema di legalità che il Governo è disponibile ad affrontare”.






 

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