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Le tecniche costruttive tradizionali e la qualità del restauro

Le architetture storiche sono organismi complessi, espressione concreta di un pensiero scientifico e tecnico desueto, non sopravvissuto ai manufatti che ancora lo dimostrano. In essi la cultura costruttiva della tradizione ha un valore storico testimoniale e ha svolto un ruolo conservativo in quanto prodotto di sperimentazioni tecniche efficienti e ottimizzate, determinanti anche rispetto al sisma per la sopravvivenza dell’architettura. Pertanto, la qualità del progetto di restauro impone la conoscenza a fini diagnostici e con carattere proattivo di dati tecnici storico-critici.

Quale conoscenza per la conservazione. Il restauro e la questione sismica

Il Codice dei beni culturali, all’art. 29 comma 4 definisce il restauro come: <<l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione e trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l'intervento di miglioramento strutturale>> .

Il restauro, quindi è una attività tecnica di natura progettuale che si applica in concreto alla materia di cui è composta un’opera alla quale si riconosce motivatamente, sulla base di un processo di lettura critica interpretativa, rilevanza storica e artistica. Il restauro impone una prassi progettuale particolarmente impegnativa dal punto di vista culturale che si basa sulla definizione di scenari conoscitivi vasti e variegati, tanto impegnativi quanto necessari per la qualità dei risultati. Un apporto di particolare rilevanza alla conoscenza per il progetto è fornito dalle attività di diagnostica di natura storico-critica che, nel caso del restauro architettonico, approfondisce la lettura processuale dei fenomeni formativi e trasformativi degli edifici associata a datazioni relative oltre che assolute delle componenti e integrata da rilievi tematici con restituzioni grafiche mirate. Focus dell’attività analitica indicata è l’individuazione della qualità del contributo offerto alla stabilità e alla resistenza sismica dell’edificio dall’assetto strutturale vigente determinato dalle scelte tecniche costruttive originarie.

Nel caso di architetture meritevoli di conservazione ed esposte al rischio sismico, l’accuratezza e la profondità dell’iter conoscitivo propedeutico al progetto è massima. Le indagini amplificano la componente relazionale dell’analisi, considerando i termini del condizionamento delle preesistenze nei riguardi dei manufatti, l’impatto della loro storia materiale espressione della cultura costruttiva che li ha determinati e dei loro trascorsi storici, l’influenza del territorio che li ospita con le sue peculiari caratteristiche geomorfologiche, culturali, economiche, produttive e di pericolosità. Un possibile approccio congeniale a quanto indicato è insito nella metodica della conservazione programmata.

Essa introduce in una visione sistemica, estesa e articolata, la metodologia necessaria a presidiare con i dati conoscitivi l’intero percorso di vita dell’architettura attraverso il succedersi controllato e sinergico di attività sia analitiche di monitoraggio e diagnostica, sia di intervento conservativo, di manutenzione e restauro.

LEGGI ANCHE: Conoscenza del lessico costruttivo della tradizione è un dato culturale fondamentale per un restauro di qualità Lo dichiara il prof. Antonio Pugliano (Università Roma Tre) nell'intervista realizzata in occasione del III Convegno SIRA 2023 “Restauro dell’architettura. Per un progetto di qualità” (Napoli, 15-16 giugno 2023).

Lo scenario operativo della conoscenza per il restauro

Il restauro s’impone per la perdita di efficienza dei sistemi costruttivi d’origine a causa di forme di degrado indotte dalla vetustà, da usi impropri protratti nel tempo ai quali sovente si associa l’assenza di pratiche manutentive, dagli abusi degli utenti autori di trasformazioni utilitaristiche non di rado legate a interventi tecnici incuranti della concezione architettonica, formale e strutturale, degli edifici.

Negli interventi tecnici, la distanza dal riconoscimento dei principi che hanno regolato la concezione sistemica dell’organismo architettonico ha comportato -e comporta- difficoltà nella comprensione del ruolo svolto dalle sue componenti. L’inconsapevolezza genera due distorsioni concettuali di natura irrazionale: la sottostima del contributo di efficienza offerto dal sistema originario e la sovrastima dell’efficienza del sistema di integrazione-sostituzione introdotto dal restauro, soprattutto in rapporto alla congenialità-compatibilità degli interventi innovativi al contesto materiale preesistente.

Le congenialità formale e culturale, come del resto la compatibilità materica, anche chimico-fisica e strutturale, sono le richieste alle quali ottemperare nei riguardi della conservazione delle espressioni materiali di cultura costruttiva e scientifica. Si tratta di porre attenzione all’uso appropriato delle componenti di reintegrazione e alla precognizione dei comportamenti meccanici attesi al seguito del restauro. I quesiti fondamentali ai quali detta conoscenza deve dare risposta, quindi, riguardano i rischi indotti dalla pericolosità del sito, in rapporto allo stato di conservazione dell’oggetto di intervento e al riconoscimento, tanto della qualità delle soluzioni tecniche residenti (tecnologiche e tipologiche) quanto della consistenza delle manomissioni avvenute nel tempo. Tale comprensione, a riguardo delle specifiche vocazioni al degrado e al danno sismico, è un obiettivo da perseguire in un’ottica proattiva che orienti il restauro verso la definizione controllata di scelte di intervento affatto banali, utili all’efficientamento del comportamento meccanico degli edifici storici, conservandoli concretamente tanto nella consistenza materiale, quanto nella pienezza dei loro valori storico-artistici e significati culturali.

La costruzione della storia dell’edificio e del suo contesto

Il primo passaggio conoscitivo, ineludibile ai fini descritti, consiste nel coniugare le informazioni della storia sismica locale ai dati che testimoniano la storia materiale degli edifici oggetto di intervento. La lettura comparativa dei due repertori di informazioni consente di individuare gli esiti del collaudo operato nel tempo dal terremoto sugli organismi architettonici storicamente stratificati. Essi, realizzati in fasi differite sovente sulla base del condizionamento imposto dal riuso del sedime preesistente, sono connotati da debolezze intrinseche indotte anche dal loro processo formativo con le quali è stato necessario convivere.

Dette debolezze possono, pertanto, essere già state considerate e risolte con raziocinio dagli artefici del passato, in fase realizzativa, introducendo espedienti di riparazione e prevenzione così connaturati al contesto che potremmo definire fisiologici. Per riconoscerli e utilizzarli efficacemente a fini progettuali è necessaria un’attività analitica complessa, che integri le indagini storiche alle osservazioni sul corpo vivo dell’architettura. Sono strumenti preminenti dell’attività analitica di ambito progettuale cui si è alluso, tanto la storiografia processuale, attenta alle dinamiche formative e trasformative delle architetture e dei tessuti edificati che le ospitano, quanto la conoscenza profonda delle tecniche costruttive tradizionali e del pensiero scientifico che le ha determinate.

Dialogo tra la storia materiale e la scienza del costruire

La cultura della conservazione in Italia, soprattutto a partire dall’ultimo quarto del Novecento, si è molto spesa per ricomporre i tratti salienti dello sviluppo storico di una ‘scienza del costruire’ utile all’attuale progettualità del restauro; ne sono testimonianza testi scientifici, valga l’esempio degli studi condotti da Edoardo Benvenuto presso l’Università di Genova, o da Salvatore Di Pasquale presso l’Università di Firenze, anche completati episodicamente da proposte di sintesi operative, come nel caso della produzione di Antonino Giuffrè e Antonino Gallo Curcio presso l’Università di Roma Sapienza .

Si tratta di studi di rilevanza singolare, da ritenersi fondativi e pertanto imprescindibili in quanto ancora oggi sostanziano e orientano l’attuale produzione scientifica. I criteri operativi che traggono vantaggio da tale conoscenza antiquaria sono basati tanto sull’approccio selettivo del minimo intervento, che impone la riduzione dell’impatto del restauro sulla compagine materiale preesistente, quanto sulla sostenibilità culturale ed economica delle opere; quest’ultima è determinata dal primato della produzione artigianale su quella a matrice industriale, affinché il restauro si ponga come motore di sviluppo economico, culturale e sociale per il territorio.

Naturalmente si parla di artigianato evoluto, non regressivo ma rivolto al futuro, in grado di confrontarsi con le potenzialità produttive e tecnologiche offerte dalla cultura digitale per operare con consapevolezza scientifica e storica, nell’alveo dell’attualità. Il processo di tutela, conservazione e valorizzazione, entra a far parte di un orientamento generale, virtuoso e di progresso, che vede nelle soluzioni labour intensive una alternativa economica auspicabile, essendo la più adatta alla contingenza attuale da diversi punti di vista: per la riscoperta delle identità culturali del territorio e per la rivitalizzazione sia della cultura materiale (l’esercizio e la formazione) sia dei sistemi imprenditoriali locali che si candidano a svolgere un ruolo utile nella gestione del fenomeno di immigrazione attraverso l’integrazione di mano d’opera allogena.

POTREBBE INTERESSARTI: Valutare lo stato di conservazione della struttura di copertura lignea in un edificio storico: un caso pratico
Nelle strutture storiche in muratura, solai e coperture sono spesso realizzati in legno. I vari livelli di analisi impiegati per lo studio di questo materiale, dal rilievo a vista fino alle prove strumentali, consentono di formulare un percorso diagnostico appropriato per valutarne lo stato di conservazione. Le sintetiche informazioni che qui di seguito presentiamo, hanno l’obiettivo di sensibilizzare i progettisti ad utilizzare uno studio diagnostico preliminare alla fase di progetto, in grado di dare le risposte necessarie alla scelta dell’intervento più appropriato.

La valorizzazione delle tecniche costruttive tradizionali: la filologia per la sicurezza

La cultura architettonica del passato ha prodotto elementi materiali di valore storico, artistico e di interesse antropologico da riconoscere e trasferire al futuro; essi vanno ricercati e analizzati con attenzione in quanto testimoniano dell’evoluzione nel tempo del pensiero scientifico.

La consapevolezza dell’effetto dei terremoti sulle costruzioni è presente in antico e ha espresso con continuità la sua capacità condizionante il processo storico di definizione e affinamento della regola dell’arte ‘antisismica’; detto processo si è sviluppato con continuità fino agli albori del Novecento quando ha subito un profondo ridimensionamento indotto dalla revisione scientifica e tecnologica successiva al disastro di Messina.


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  • La declinazione antisismica delle tecniche dell’antichità: i reperti pompeiani
  • Gli espedienti tecnici che documentano la consapevolezza del comportamento sismico delle strutture murarie presso gli antichi artefici
  • L’osservazione del magistero murario dell’antichità nei secoli successivi
  • La forma canonica della regola dell’arte della tradizione: la trattatistica di costruzioni premoderne
  • La fortuna dell’Opus craticium: la permanenza del sistema intelaiato nella tradizione antisismica
  • Il progetto del restauro: centralità della diagnostica storico-critica
  • Il contributo dell’innovazione tecnologica

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