Le successioni in Italia: la ricchezza ereditata rappresenta oltre il 10% del PIL ed è in crescita
In Italia, il passaggio generazionale della ricchezza è un fenomeno in espansione, con un valore oltre il 10% del PIL ogni anno. Spesso sottovalutato, questo patrimonio influenza l’economia e la società: l’articolo ne esplora l’entità, le peculiarità normative ed i rischi ed opportunità che ne derivano per il paese.
Successioni: panoramica dei dati dal 2019 al 2022
Nei Paesi sviluppati, la ricchezza ereditata riveste un ruolo sempre più determinante nelle dinamiche economiche e sociali. In Italia questo trend è particolarmente spiccato.
Un recente studio pubblicato nella rivista britannica The Economist “How to get rich in 2025” (“Come diventare ricchi nel 2025”) evidenzia come l’eredità stia crescendo rispetto al PIL in molti paesi: in Francia è raddoppiata dagli anni ’60, in Germania è quasi triplicata dagli anni ’70, e in Italia, ha raggiunto il 15% del PIL nel 2016 (secondo lo studio Wealth Transfers and Net Wealth at Death: Evidence from the Italian Inheritance Tax Records 1995–2016 di Paolo Acciari e Salvatore Morelli).
Il livello raggiunto in Italia è vicino a quello della Francia ma molto più alto rispetto ad altri paesi come USA, UK, Svezia, Giappone (che sono attorno al 10%).
Se andiamo a vedere gli ultimi dati per ciascuna categoria dell’asso ereditario delle dichiarazioni di successione, pubblicati dal Ministero dell’ Economie e Finanze, questi mostrano una crescita costante tra il 2019 e il 2022, con dinamiche diverse per ciascuna categoria. In sintesi:
- Immobili e diritti reali immobiliari: siamo passati da 35,23 miliardi di euro nel 2019 a 42,23 miliardi nel 2022 (+19,9%), con un picco di 45,67 miliardi nel 2021. La media per successione è stabile, intorno agli 85.000 euro.
- Aziende, azioni e obbligazioni: siamo passati da 16,42 miliardi a 21,46 miliardi (+30,7%), con una crescita continua e una media per successione che da 147,41 mila euro del 2019 ha raggiunto i 158.21 mila euro nel 2022
- Altri cespiti: siamo passati da 12,46 miliardi a 16,86 miliardi (+35,3%), con una media salita da 38.250 a 42.200 euro.

La composizione dell'asse ereditario: immobili, aziende e altri cespiti
Questi numeri ufficiali, tuttavia, sottostimano il valore reale della ricchezza trasmessa, soprattutto per quanto riguarda gli immobili. The Economist cita un 15% del PIL, mentre i nostri 80,55 miliardi del 2022, rappresentano appena il 4%.
Questa discrepanza con il 15% del PIL riportato dall’ Economist si spiega con la sottovalutazione degli immobili, i cui valori riportati in dichiarazione sono basati su valori catastali anziché di mercato e con il fatto che lo studio include anche il valore delle donazioni e trasferimenti.
Nello studio infatti il valore catastale degli immobili nel 2016 è moltiplicato per 2.9 (fattore ottenuto dal valore medio degli immobili OMI / valore medio catastale). Il valore delle donazioni e trasferimenti nel 2016 è stato di 24 miliardi (senza aggiustamenti al valore degli immobili).
Se correggiamo questi dati del 2022 relativi agli immobili con un fattore di 4 (considerando che dal 2016 il valore degli immobili è cresciuto), il loro valore salirebbe a circa 168 miliardi, portando la ricchezza totale ereditata ad oltre 206 miliardi (10% del PIL).
Si notano disparità nei valori medi riscontrabili nelle varie regioni. In Lombardia, ad esempio, il valore medio della categoria delle “Aziende, azioni e obbligazioni” trasmesso per successione è di 228,22 mila € nel 2022, contro 85,85 mila € in Puglia.
Ovviamente, non tutte le successioni sono interamente in attivo, ma registrano in alcuni casi debiti. Nel 2020, questo si è verificato in circa 36.800 casi di successione, per un totale di 1,4 miliardi €, con una media di quasi 39.000 € per caso.
Meritocrazia vs. ereditocrazia: il dibattito sull'eredità
L’ articolo del “The Economist” sottolinea come con questo trend si stia formando una “inheritocracy” nel Regno Unito, traducibile con “ereditocrazia”, accentuata dal calo delle imposte di successione a livello globale e delle nascite (e quindi degli eredi). Non più meritocrazia, ma un ritorno ai tempi del IXX secolo descritti nel romanzo “Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, quando per le giovani Bennet un buon matrimonio, era cruciale per garantirsi un futuro prospero. Per l’Italia sarebbe più appropriato citare Il Gattopardo, dove il Principe di Salina permette il matrimonio tra Tancredi e Angelica, dopo aver concordato con Don Calogero, padre di lei, il trasferimento di un cospicuo patrimonio terriero.
Il ruolo della legittima nella distribuzione dell'eredità
Al di là dei numeri, l’Italia presenta aspetti positivi rispetto ad altri Paesi. Grazie alla tradizione dell'istituto del diritto romano, le norme sulla “legittima” impongono di riservare una quota dell’eredità a determinati eredi, quali figli o coniuge e genitori (in assenza di figli). La c.d. “successione necessari”. Questo assicura infatti una suddivisione obbligatoria del patrimonio, impedendo di destinare tutto, ad esempio, a un solo “nipote preferito”, e distingue il sistema italiano per una distribuzione più equa rispetto ad ordinamenti più liberali, come quelli della Gran Bretagna o degli Stati Uniti dove è possibile diseredare anche tutti i componenti della famiglia a favore di terzi.
Inoltre, In Italia ci sono livelli più alti di proprietà immobiliari, con un tasso del 74,3% rispetto al 65% della Gran Bretagna (Eurostat 2023) e indici più alti di risparmio, con un tasso di risparmio delle famiglie del 9-10% contro il 6-7% britannico (Banca d’Italia e ONS 2022), rispetto ad altri paesi come la Gran Bretagna, riflettendo una forte tradizione di investimento nel mattone e una maggiore propensione al risparmio, nonostante contesti economici diversi.
La dichiarazione di successione: un processo articolato
Indubbiamente la complessità di questa normativa successoria rende la dichiarazione di successione – lo strumento con cui i beni vengono tassati e trasferiti ai nuovi proprietari – un processo particolarmente articolato. Esige la conoscenza di regole dettagliate, il calcolo di imposte variabili in base al grado di parentela e valore dei beni, e la gestione di adempimenti, quali la raccolta di documenti, l’invio telematico e successiva domanda di voltura catastale.
La varietà di situazioni – numero dei chiamati all’eredità, immobili, presenza o meno di un testamento, beni all’estero ecc e la recente introduzione dell’obbligo di autoliquidazione di ogni imposta, compresa quella successoria – ed il rischio di errori, sanzionati dall’Agenzia delle Entrate, ne fanno un procedimento tecnico e laborioso, che richiede l’intervento di un professionista esperto in materia. In questo contesto migliaia di professionisti e d’ imprese trovano un supporto indispensabile in DE.A.S., software leader in Italia per la gestione delle dichiarazioni di successione e delle domande di voltura catastale, che fornisce una guida per una compilazione perfetta e liquidazione corretta di ogni imposta, garantendo massima efficienza anche nella trasmissione telematica dei file.
L’Italia sta diventando un’ “eridotocrazia”?
Il trasferimento di ricchezza verso le generazioni più giovani rappresenta un passaggio per dare impulso all’economia. Le generazioni più giovani, infatti, sono generalmente più inclini a spendere e consumare rispetto alle generazioni precedenti, contribuendo così a stimolare la domanda aggregata e a sostenere la crescita economica attraverso l’acquisto di beni e servizi.
Inoltre, una somma di denaro significativa nelle mani delle nuove generazioni può essere destinata a investimenti produttivi, come l’avvio di nuove imprese. Non meno importante, questa ricchezza può rendere possibili scelte di vita cruciali, spesso rimandate a causa di ostacoli finanziari: un deposito per l’acquisto di una casa – o la decisione di mettere su famiglia, con effetti positivi sulla stabilità sociale e sulla crescita demografica.
In conclusione, L’Italia non è una “eridotocrazia”, ma i dati dal 2019 al 2022 rivelano la ricchezza ereditata sia in aumento, oltre il 4% del PIL ufficiale e vicina al 15% se stimata in base al valore di mercato dei singoli cespiti. Da un lato questo può essere interpretato come un segnale di concentrazione di ricchezza, dall’altro questo patrimonio può innescare un circolo virtuoso: immobili da valorizzare, aziende da rinnovare, risparmi da trasformare in investimenti, offrendo una spinta concreta al futuro economico del Paese.
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