Le ricostruzioni di successo come modello per la rigenerazione dei Centri Storici minori
- Centralità degli Enti Locali. Molto veniva gestito a livello comunale con forte supporto della Regione; fondamentale era il ruolo della Segreteria Generale Straordinaria, assimilabile oggi alle strutture commissariali istituite per i recenti terremoti.
- “Dov'era com'era”. Il principio stabiliva la conservazione dell'esistente - nella maggior parte borghi e paesi di edilizia povera - rifiutando così delocalizzazioni e “new towns”, innovando solo a livello di piano attuativo e di progetto edilizio.
- Si ricostruisce tutto. Erano tempi di abbondanza; lo Stato finanziò regolarmente la ricostruzione e questa interessò tutti i centri, anche insediamenti montani già in corso di abbandono.
- Comparto obbligatorio di intervento. E' stato il fulcro della ricostruzione dei paesi. Il piano particolareggiato di comparto era obbligatorio e la sua estesa applicazione (in Friuli 350 piani particolareggiati in un paio d'anni) generò sinergie ad ogni livello: controllo unitario del progetto con la partecipazione diretta degli interessati, modifiche necessarie dell'assetto proprietario, il ridisegno delle aree pubbliche, un convenzionamento urbanistico regolante ogni rapporto economico e di diritto, effetti a dettaglio edilizio ed architettonico.
- Carattere solidaristico dei risarcimenti pubblici. E' stato fondamentale. Ha determinato un carattere progettuale anche per il contributo pubblico: infatti non si è trattato di risarcire il solo volume distrutto sulla base dei rilievi dei danni ma si è anche tenuto conto del rapporto fra il bene distrutto e la sua ricostruzione mediato dal progetto di comparto, della stessa composizione del nucleo familiare e delle intenzioni di ricostruzione, così favorendo sia il diritto alla casa sia l'autodeterminazione delle scelte dei proprietari.
- Ricomposizione fondiaria/proprietaria. E' stata la conseguenza necessaria del progetto di comparto obbligatorio e del carattere solidaristico dei contributi. Ha dato flessibilità alle scelte urbanistiche, superando le rigidità dei confini proprietari e privilegiando la modernizzazione delle città. Il lato negativo è stata la mancanza di una legislazione speciale per questi aspetti che hanno richiesto decenni per essere perfezionati.
- Legge speciale. Il governo di allora diede carta bianca al commissario (Zamberletti disse: “L’articolo che stabiliva i miei poteri lo scrisse personalmente Cossiga e diceva:
”). Una vera zona franca burocratica, in un periodo storico in cui non erano ancora apparsi i decreti Bassanini. Il commissario, a sua volta, investì di quei poteri i sindaci che diventarono funzionari delegati a capo di un centro di comando unificato con a disposizione reparti delle Forze armate, del Genio civile e dei Vigili del fuoco e la responsabilità di gestire gli appalti prima per i prefabbricati e poi per la ricostruzione.
- L'avvio di una progettazione unitaria di comparto già durante la fase di rilievo dei danni affianca al primo quadro di valutazione statica rilevato, un'ipotesi urbanistica di ricostruzione che apre fin da subito opzioni di intervento diverse e garantisce la condivisione da parte dei proprietari.
- Un'idea iniziale di piano consente di orientare lo stesso lavoro di rilievo dei danni e anche le ipotesi iniziali di applicazione delle diverse tecnologie antisismiche possibili.
- Avviare immediatamente una fase di pianificazione risponde ai principi dell'urbanistica partecipata che deve tener conto come prima istanza delle intenzioni di ricostruzione dei singoli proprietari e può anche mediare istanze sociali ed economiche della pubblica amministrazione e del progetto della città pubblica.
- Con una prima pianificazione “probabile” si possono anche discutere subito tutti gli aspetti di una ricomposizione fondiaria, che è stato uno degli aspetti vincenti nelle ricostruzioni di successo e che in un insediamento antico e stratificato con assetti proprietari complessi, è inevitabile per un ridisegno moderno delle proprietà.
- Il risarcimento del danno dovrebbe avere un carattere solidaristico e legato ai comparti urbani, salvo gli edifici singoli isolati. Solidaristico significa che il contributo non deriva da una semplice valutazione del danno e dal riconoscimento dello stesso alla proprietà ma è collegato ad un progetto di cui ne garantisce la realizzazione. Si può ricostruire con risarcimenti singoli ma è difficile che esista una sommatoria di progetti di vita concordi; molti non ricostruiranno, molti lo faranno al grezzo, molti preferirebbero avere un risarcimento ed andarsene. Quindi il progetto di comparto fin dall'inizio deve verificare le esigenze e su queste basare i propri obiettivi.
- Si viene a ipotizzare subito un mix di intervento pubblico-privato sulla base del quale si può fondare la progettazione di ricostruzione sapendo con chiarezza gli obiettivi dei singoli ed evitando le illusioni date da promesse di contributi integrali da parte dello Stato che non sono realizzabili, oggi meno di allora. In Friuli, alla fine della ricostruzione, è stato stimato essere di 1 a 1 il rapporto fra le risorse pubbliche erogate e quelle private spese dai singoli proprietari.
La percezione di sicurezza che una ricostruzione deve dare può diventare quindi un ulteriore fattore di richiamo, alla pari della bellezza dei luoghi.