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Le professioni dell’ICT: l’Italia apripista in Europa

Forse non a tutti è noto, ma l’Agenda Digitale è una delle sette iniziative attraverso le quali si articola la strategia “Europa 2020” che fissa i più importanti obiettivi di sviluppo dell’Unione Europea nei prossimi anni. Di fatto questo progetto si propone di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (la cosiddetta Information & Communication Technology, meglio conosciuta con l’acronimo ICT) per favorire l’innovazione, la crescita economica e il progresso.

Guarda intervista Roberto Scano

Tra i punti principali dell’Agenda vanno ricordati la realizzazione di un mercato unico digitale, l’aumento dell’interoperabilità e degli standard e soprattutto il miglioramento dell’alfabetizzazione, dell’inclusione e delle competenze nel mondo digitale.
Quest’ultimo aspetto in particolare, che prevede la creazione di strumenti volti a identificare e riconoscere le competenze dei tecnici e degli utenti dell'ICT, con lo scopo dichiarato di sviluppare un quadro europeo per i professionisti del settore, chiama direttamente in causa i lavori che hanno visto e vedono tuttora fortemente impegnati gli esperti della Commissione UNINFO “Attività professionali non regolamentate - Figure professionali operanti nel settore ICT”.
La pubblicazione, nei giorni scorsi, delle norme della serie UNI 11621 ci fornisce l’opportunità di fare un quadro della situazione. Un quadro che vede il nostro Paese capofila in Europa.
“L’Italia ha avuto l’indubbio merito di tradurre per primo in normazione tecnica ciò che era un’esigenza comune”, dichiara Roberto Scano, Presidente della Commissione UNINFO sopra citata, nonché Presidente Associazione IWA Italy (International Web Association Italia) e consulente dell’Agenzia per l'Italia Digitale.

“Tutto ha origine da una serie di attività svolte all'interno del CEN, che hanno portato alla definizione di un modello: l'e-CF (e-Competence Framework)”, prosegue Scano. “Il nostro Paese ha avuto la volontà di portarlo per primo a normazione. Nel 2013 infatti è stata pubblicata la norma UNI 11506 che recepisce questi ‘mattoncini’ che servono a definire le competenze digitali dei professionisti ICT”.
Questa norma è stata un fondamentale punto di partenza perché ha definito i criteri generali delle figure professionali operanti nel settore dell'ICT, stabilendo i requisiti fondamentali per l'insieme di conoscenze, abilità e competenze che le contraddistinguono.
“Abbiamo però deciso di andare oltre”, aggiunge Scano, “recependo un altro documento sviluppato dal gruppo di lavoro CEN per catalogare i profili. Perché le competenze sono ovviamente importanti, ma è altrettanto necessario mappare dei profili professionali di riferimento”.

Guarda intervista Roberto Guasconi

Arriviamo dunque alla norma UNI 11621.
“La serie UNI 11621 si compone di quattro parti”, spiega Fabio Guasconi, membro della commissione tecnica UNINFO sulle attività professionali non regolamentate e a sua volta Presidente della Commissione tecnica UNINFO sulla sicurezza delle informazioni (“Sicurezza - Security”). “La prima parte è di tipo metodologico ed è servita per andare a fissare i punti attraverso i quali definire e creare i profili professionali. La seconda parte recepisce i principali profili professionali nell'ambito ICT, trattati a un livello di astrazione - se così si può dire – elevato. Ciò significa che non si va nello specifico ma si definiscono 23 profili professionali generici. La parte 3 e la parte 4 fanno invece un passo in più, entrando maggiormente nel dettaglio e andando a definire i profili professionali cosiddetti di terza generazione, secondo lo schema e-CF, in due ambiti particolari: professionisti in ambito web e professionisti della sicurezza dell'informazione”.

Il quadro normativo è dunque coerente e fornisce ad ogni livello tutte le indicazioni necessarie per delineare queste figure professionali.
“Si tratta di profili anche innovativi nei campi che vanno a definire”, aggiunge Guasconi.

Ovviamente il lavoro è tutt’altro che concluso.
“Innanzitutto l'Italia”, riprende Roberto Scano, “è capofila della richiesta al CEN di trasformare la nostra norma UNI 11506 in norma europea. E infatti già esiste un Project Committee in sede europea (il CEN/TC 428 “e-competences and ITC Professionalism” sotto la presidenza dall’italiano Fabio Massimo, vd. intervista del 18 dicembre 2015, n.d.r.), che si occupa di questo tema. Presumibilmente già per l'estate avremo una norma europea che recepirà il modello e-CF 3.0. Questo sarà senz’altro molto utile perché darà un impulso importante in direzione di un modello condiviso in tutta Europa”.
Questo è solo il primo passo delle attività che si vogliono definire in ambito CEN: “come Italia chiederemo ovviamente di portare avanti anche la normazione dei profili professionali da noi appena approntata con la UNI 11621”, ribadisce Scano.

Questo lavoro ben coordinato non può che nascere da un’esigenza profondamente sentita.
“Oggi” dichiara schiettamente Guasconi, “chi opera in questo settore si trova davanti a una babele di professionisti con i titoli e le competenze più disparate. Non esiste neanche un vocabolario comune. Queste norme vogliono andare a sanare proprio questa situazione, costituendo per l’appunto questo vocabolario comune e facilitando così l'incontro tra la domanda e l'offerta”.

I lavori in corso nel settore ICT sono pertanto un passo avanti significativo, e non solo dal punto di vista della qualificazione professionale.
“E' utile soprattutto per il mercato identificare ruoli, competenze e conoscenze. E’ utile identificare i professionisti e aiutare chi si occupa di formazione e certificazione a formare e certificare su basi oggettive i professionisti ICT richiesti dall'Europa”, conclude Scano.
La normazione è lo strumento giusto?
“Sì. Avere documenti condivisi è la strada per un mercato realmente competitivo”.