Le piattaforme di gestione e scambio dati. L’evoluzione delle BIM library
Le schede digitali note come data template rappresentano un indubbio salto evolutivo per le librerie di oggetti BIM
Nell’era della rivoluzione digitale che investe l’industria delle costruzioni, come comunemente accade in ambiti tecnologicamente più evoluti, è consuetudine imbattersi in prassi di settore innovative ancora non regolamentate o in corso di regolamentazione presso gli enti di normazione nazionale o che ereditano direttive di carattere internazionale. La metodologia BIM ha contribuito alla diffusione di librerie di oggetti parametrici, caratterizzati da differenti livelli di approfondimento informativo e di dettaglio , nonché disponibili in più formati a parziale garanzia del principio cardine dell’interoperabilità.
I concetti appena citati e correlati, di progressione informativa e disponibilità digitale di oggetti o prodotti, sono al centro di importanti gruppi di lavoro in ambito CEN che stanno inevitabilmente delineando un percorso evolutivo orientato a ridefinire flussi e scambi informativi, conformità a standard internazionali di riferimento (ad esempio: UNI EN ISO 19650 e UNI EN ISO 16739) e definizione di specifiche tecniche per la fruizione trasversale dei contenuti a livello informatico tramite le molteplici soluzioni software in commercio.
I gruppi di lavoro CEN Technical Commitee 442 orientati a ridefinire i flussi e scambi informativi
Sono 3 i gruppi di lavoro CEN Technical Commitee 442 identificabili come vincolo normativo primario del futuro scenario metodologico orientato alla completa digitalizzazione.
Il Working Group 4 (“Support Data Dictionary”) sta ultimando gli step necessari alla pubblicazione dello standard internazionale inerente alla struttura generale delle schede digitali relative a entità o prodotti delle costruzioni.
Contestualmente, il Task Group 1 afferente al Working Group 2 (“Exchange Information”) procede in parallelo persino nel collocamento temperale all’interno dell’iter approvativo CEN, traguardando la ridefinizione del concetto di evoluzione grafica e informativa degli oggetti alla base della modellazione parametrica.
A completamento del quadro normativo e dell’impegno CEN finalizzato alla digitalizzazione del settore edile, si colloca il Task Group 3 del medesimo WG2, a garanzia della fruizione dei dati contenuti all’interno delle schede digitali in formato aperto e machine-readable, affinché nel procedere verso lo sviluppo dell’Asset Information Model si ritrovino la consistenza e completezza attese per le fasi di gestione del bene.
Le schede digitali, un salto evolutivo per le librerie di oggetti BIM
Le schede digitali note come data template rappresentano un indubbio salto evolutivo per le librerie di oggetti BIM. Un beneficio particolarmente rilevante risiede nell’adozione del linguaggio EXPRESS interpretabile delle macchine e particolarmente indicato per allocare qualsiasi tipologia di dato. Tale formato consente, inoltre, di essere rappresentato graficamente per una più semplice interpretazione dei contenuti e delle tipologie di legami tra contenuti informativi, mediante il linguaggio OMG UML (“Object Management Group Unified Modeling Language”) definito dallo standard ISO/IEC 19505.
Lo schema grafico si presta ad essere lo strumento tramite il quale ottenere e evidenziare due ulteriori innovazioni rilevanti:
- la strutturazione dei contenuti informativi derivanti da EIR (“Exchange Information Requirements”) nel rispetto delle normative cogenti che ne determinano i requisiti minimi (ad esempio il Regolamento UE n°305/11 - CPR “Construction Product Regulation” per tutti i prodotti relativi al settore delle costruzioni rivendibili all’interno della Comunità Europea) ai quali gli operatori di mercato spesso integrano le prassi di settore nazionale e le caratteristiche tecniche o prestazionali alle quali dare risalto;
- la possibilità di correlare le entità informatiche che costituiscono i template digitali alle classi del linguaggio IFC (Industry Foundation Classes), dando avvio al lavoro che sarà completato dal gruppo CEN responsabile dello scambio informativo e dell’interoperabilità a mezzo di formati aperti non proprietari.
Appare logico il passaggio al contributo incentrato sullo scambio informativo nel percorso di ridefinizione delle librerie BIM. Recependo la struttura dei data template di prodotto in accordo a vincoli normativi cogenti o volontari, focalizza l’attenzione sulla possibilità di consentire le interazioni tra figure professionali coinvolte nel processo informativo a mezzo di un ulteriore formato univoco direttamente discendente dal formato EXPRESS.
La centralità della fluidità delle interazioni è un argomento storicamente rilevante, che risalta nel primo dei tre pilastri dell’interoperabilità secondo BuildingSMART® (IDM – Information Delivery Manual) per poi essere ripresa e dettagliata nella recente versione della UNI EN ISO 19650: 2019. Le tipologie di interazione costituiscono pertanto casistiche di scambio dati, regolamentate in base a documenti contrattuali, procedure o manuali scalabili a livello di commessa o di organizzazione.
Come avverrà lo scambio informativo delle schede digitali?
Lo scambio informativo delle schede digitali potrà avvenire sulla base del linguaggio IFC definito dallo Standard internazionale UNI EN ISO 16739, ma coniugando formato aperto interoperabile e interpretabilità delle macchine attraverso la variante XML del formato stesso . L’obiettivo resta ambizioso, tra difficoltà nell’associare tecnicismi e specifiche tecniche dell’IFC con la strutturazione dati delle schede digitali definite dal parallelo gruppo CEN, e complessità nel sintetizzare le medesime specifiche tecniche dello standard in un Model View Definition (MVD) da mettere a disposizione delle Software Houses accreditate presso BuildingSMART®.
Oggetti, prodotti e materiali edili utilizzabili in fase di modellazione mediante software di authoring, risulteranno, nell’immediato futuro, disponibili in formato completamente digitale, aperto e interpretabile dalle macchine per raggiungere la consistenza e il grado di approfondimento richiesti o forniti in ogni fase del progetto e da qualsiasi tool informatico adoperato nei processi BIM. Resta, quindi, da approfondire il progredire del concetto di LOD (Level of Development) ovvero lo sviluppo grafico e informativo degli oggetti ribadito su territorio nazionale per mezzo della quarta parte della UNI 11337. Ancora una volta il concetto è stato ripreso dal CEN poiché oggetto di un sottogruppo del WG2, e nuovamente la linea guida giunge dall’ingente contributo dell’ultima edizione dello standard internazionale UNI EN ISO 19650:2018.
Il Livello di Sviluppo ha influenzato sensibilmente la diffusione di librerie di oggetti molteplici e dal facile accesso, rese disponibili da appositi siti web o direttamente dal settore manufatturiero. Il LOD è nato come scala di valori crescente, da un inquadramento grafico semplicistico legato all’evidenza del solo ingombro e/o uno scarno elenco di attributi informativi, fino ai livelli più alti nei quali convogliano alta definizione grafica e completezza di attributi inerenti alla totalità delle caratteristiche (tecniche, prestazionali, economiche, ecc..) dell’oggetto virtuale. L’argomento si integra alla perfezione con tabelle o schemi tipici dei Capitolati Informativi, all’interno dei quali la UNI 11337 suggerisce l’attribuzione di appositi LOD in funzione della fase temporale di progetto, della disciplina o dell’uso del modello digitale.
Col tempo sono emerse complessità dovute in taluni casi all’eccessivo dettaglio grafico corrispondente ad appesantimenti dimensionali dei files senza relativa completezza informativa, ed altre volte al mancato raggiungimento dei requisiti informativi attesi per l’Asset Information Model che rende necessaria l’arricchimento del database digitale con documentazione di progetto o inerente ai prodotti effettivamente acquistati e installati o utilizzati durante il processo costruttivo. Il CEN ha pertanto precisato quanto introdotto dallo standard internazionale UNI EN ISO 19650, un grado di approfondimento informativo misurato in LOIN, ossia Level of Information Need, una misurazione orientata al soddisfacimento di un obiettivo ben preciso da raggiungere in accordo alla pianificazione e alla scomposizione delle attività.
L’innovazione comporterà migliorie e nuove tecniche di predisposizione dei Capitolati Informativi, poiché avranno peso gli obiettivi della committenza, i ruoli ricoperti dai professionisti e la componente temporale che assegnerà le priorità in vista delle milestones programmate. L’impressione è quella di avere finalmente un tassello che crei la giusta sintonia tra il Building Information Modeling e il Building Information Management. L’oggetto interessato dalla misurazione dell’approfondimento informativo, infatti, è parte tanto del Project Information Model quanto della Work Breakdown Structure (struttura di scomposizione del lavoro).
Le BIM Library beneficeranno di importanti innovazioni apportate dagli standard internazionali in corso pubblicazione e manterranno il ruolo strategico di veicolo informativo a disposizione del settore. Avranno persino maggior risalto dal momento che i nuovi formati per la digitalizzazione e strutturazione dei dati e per l’inevitabile scambio informativo tra applicativi, renderà obsoleti i cataloghi cartacei o disponibili in formati elettronici non rielaborabili. La rispondenza dei template alle normative cogenti e il Level of Information Need, infine, saranno le basi teoriche per librerie di oggetti consultabili non più in virtù di grafiche appetibili ma in rispondenza a criteri tecnico/prestazionali richiesti nei documenti contrattuali.
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