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Le Nuove Catene dei Valori dell’Ambiente Costruito: Platformization, Behavioural Shift e Industrial Strategy

Servono cespiti tangibili, fisici, interconnessi con le esperienze, individuali e collettive, dei soggetti nella fattispecie della Occupancy.

 

L’evento dedicato alla piattaformizzazione del settore dell’ambiente costruito che Assimpredil ha organizzato, in collaborazione con il CRESME, il 27 Maggio 2020 ha messo in luce, ad avviso dello scrivente, due elementi fondamentali che il comparto non potrà ignorare da ora in poi: le condizioni di integrazione tra i soggetti, ovvero sia la questione dimensionale; il valore dello spazio, come rischio o come esperienza, ovvero sia la intelligenza geospaziale della fruizione dei cespiti.

Se, infatti, è vero che il mercato domestico vede, come ha osservato in molte occasioni Lorenzo Bellicini, la prevalenza dei micro e dei piccoli interventi sul patrimonio costruito, con la conseguente frammentazione della Domanda e dell’Offerta, i contenuti infrastrutturali dello European Recovery Plan e della Recovery and Resilience Facility potrebbero vertere su lavori e su opere che ne implichino maggiori livelli di aggregazione.

Gli stessi incentivi finanziari e fiscali legati alla riqualificazione energetica e al miglioramento sismico mirano, almeno così sembra, a favorire casi dimensionalmente più rilevanti del solito.

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La nozione di piattaforma digitale, sotto questo profilo, evidenzia la necessità di introdurre nel settore, entro programmi di investimento poderosi, una forte progettualità strategica che, in definitiva, richiede grande selettività nella definizione belle priorità.

Il che significa che non dovrebbe essere possibile tradurre gli attesi flussi economico-finanziari in un atteggiamento tattico di conservazione di uno stato di parcellizzazione e di improduttività del settore economico.

Di conseguenza, la questione dimensionale si impone drammaticamente, non solo dal punto di vista quantitativo, bensì anche da quello qualitativo.

Ciò vuol dire che non si tratti esclusivamente di favorire processi aggregativi, ma anche che questi ultimi debbano contemplare una reale integrazione, tipica della cultura industriale, tra funzioni committenti, professionali e imprenditoriali, da sempre distinte ed eterogenee: due fenomeni epocali che sinora sono apparsi remoti, e forse da differire o da evitare, per gli attori che popolano il settore.

È palese, dunque, che il settore della costruzione e dell’immobiliare, in termini di integrazione, sia chiamato a raccogliere la sfida strutturale lanciata recentemente in sede confindustriale, con un respiro che travalica la sfera strettamente imprenditoriale e che, comunque, sollecita le rappresentanze sindacali e le relazioni industriali.

Più che nella distinzione tra On Site e Off Site Construction in quanto tali, oppure nella automazione e nella robotica, il tema si impone proprio nell'ambito della cultura industriale, nell’ottica identitaria, assai più che in quella di una sua mera traslazione e traduzione strumentale.

È possibile, secondo questa impostazione, che la piattaformizzazione del settore ne faciliti, sotto forme in apparenza meno impegnative delle fusioni e delle acquisizioni, la riconfigurazione dimensionale, vieppiù urgente se si accetta che le nuove catene dei valori ambientali, economici, sociali, siano abilitate dalla digitalizzazione.

In questi termini, la piattaformizzazione del settore dell’ambiente costruito dovrebbe rappresentare la principale politica o strategia industriale di rilancio del settore, agendo sulle relazioni tra i soggetti, in una direzione sempre più «collaborativa», che non comporta affatto una convergenza ideale di interessi, bensì il loro forzato riposizionamento nelle catene di fornitura.

Tale ripensamento strutturale del settore, concepito nella duplice accezione, qualitativa e quantitativa, della questione dimensionale, vale a dire dei processi integrativi, si associa al fatto che la pandemìa, oltre a innescare misure economico-finanziarie inusitate per le economie nazionali, abbia proposto come centrale, tra distanziamento e prossimità, la questione spaziale, dello spazio come rischio e dello spazio come prossimità.

È questo il tema oggetto dei maggiori interessi per lo scrivente, poiché sancisce il definitivo passaggio dell’esito delle attività del settore da prodotto a servizio, incentrandone la natura sulle Operations, abbattendo la cesura che intercorre tra realtà materiale e immateriale, facendo dei cespiti immobiliari e infrastrutturali, come rilevato innumerevoli volte, il veicolo di una offerta di servizi alla persona che è facilmente rintracciabile nei presupposti di ciò che in diversi Paesi è definito come National Digital Twin, investendo pandemìe, terremoti, alluvioni, e così via.

La gestione (la condivisione o la sorveglianza?) dello spazio, aperto e confinato, così come il tracciamento dei contatti, argomenti caratteristici dell’emergenza pandemica, connotati dalla dialettica tra intelligenza centralizzata o distribuita, del resto, non fanno altro che far risaltare un cambio di paradigma che non si limita al ricollocamento degli attori lungo la catena.

Occorre, pertanto, raccogliere le sfide che sono state lanciate, ammettendo che non sarà  sufficiente la riproposizione di prodotti immobiliari o infrastrutturali tradizionali, tipici di una concezione dello spazio come rischio, evocati, in fondo, dal confinamento, bensì beni contraddistinti dalla accezione esperienziale delle percezioni spaziali interattive stesse.

Se la piattaformizzazione, da un lato, può contribuire utilmente a ridisegnare, come detto, inedite catene di valori sotto il profilo dei modelli organizzativi, nell’ottica delle identità dei soggetti e delle nature degli oggetti essa risulta assai più dirompente.

È inevitabile, perciò, che la digitalizzazione, nella forma della piattaformizzazione, investa l’essenza stessa dei sistemi della salute pubblica così come della mobilità o del lavoro, ma, ciò che bisogna avere presente è che il passaggio non possa avvenire solamente risanando viadotti, recuperando insediamenti scolastici, rinnovando presidî ospedalieri, nonché generando esternalità positive, poiché, prima di tutto, in maniera sovraordinata, sussiste una intelligenza geo-spaziale che riguarda e che concerne comportamenti, flussi e, soprattutto, emozioni ed esigenze.

Servono, pertanto, cespiti tangibili, fisici, interconnessi con le esperienze, individuali e collettive, dei soggetti nella fattispecie della Occupancy.

In ciò risiede il valore di un nuovo mercato dell’ambiente costruito, per un verso, contendibile tra attori tradizionali del settore della costruzione e dell’immobiliare, Multi Utility e Technology Company, ma che, per un altro canto, in termini di Trans-Operability, è da queste ultime infrastrutturato e governato in dialogo, talora aspro, con le istituzioni pubbliche macro regionali, come, ad esempio, l’Unione Europea.

Di là delle legittime controversie e dispute intorno al cosiddetto Modello Genova e al Codice dei Contratti Pubblici, opinione dello scrivente è che occorra raccogliere gli stimoli che altri settori economici lanciano, ad esempio, attraverso le posizioni di Carlo Bonomi e di Marco Bentivogli, mediante visioni e politiche affatto inedite, poiché la digitalizzazione altro non è che l’elemento abilitante di una trasformazione più profonda dei valori ambientali, economici e sociali e l’ambiente costruito è il luogo elettivo di una trasformazione epocale.

 

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