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Le analisi pushover e il ritorno di Pico della Mirandola

Pico della Mirandola, il quattrocentesco gentiluomo dalla prodigiosa memoria, chiamato da me in causa in un precedente articolo su queste stesse ottime pagine, ha forse fatto il miracolo.

Anche lui, forse, non riuscendo a raccapezzarsi con le innumerevoli analisi pushover richieste dalla normativa per considerare insieme eccentricità e contemporaneità di azioni, ha dato forfait.

E così pare che la “Circolare” (che nome orribile!) abbia suggerito di fare marcia indietro. Vi è una proposta, in una delle mille e una bozze della suddetta, di eseguire analisi in direzioni diverse SEPARATAMENTE. Non poteva essere altrimenti, visto che l'analisi di spinta (pushover) prevede la formazione di una relazione forza-spostamento e lo spostamento, come la forza, ha una direzione, non due. Inoltre pare che le 16 allucinanti analisi di spinta per tener conto della “eccentricità delle masse” sia vista con un po' più di pudore e si accetti che tale eccentricità comporti sinteticamente un effetto torsionale del quale si è sempre tenuto conto e si può tener conto con molta praticità anche tramite una spinta generata con modalità multimodali, magari adattive.

In aggiunta, personalmente dedicherei le attuali 16 analisi di spinta ad una scansione angolare. L'immagine che segue (da Nòlian) indica un fenomeno abbastanza noto anche se spesso trascurato: la scelta di direzioni arbitrarie non è detto che sia la più conservativa.

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In passato, chi scrive, ebbe una posizione critica contro il tesseratto (ipercubo) citato in una onirica proposta CNR e lo fece con una poesiola, se non ricordiamo male in ottonari in rima baciata. Ebbene, il tesseratto scomparve dai testi successivi.

Purtroppo, per motivi storici sui quali qui non mi soffermo, chi progetta software non viene coinvolto nella verifica della congruenza delle normative che, ormai è tacito anche se sottaciuto, solo con il software possano essere mandate ad effetto. Non perché chi progetta software sia più bravo degli altri, ma perché per mestiere deve tradurre dei requisiti in algoritmi, e in questa operazione emergono eventuali incompletezze o incongruenze. Ne parleremo al SAIE.