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Laurea in ingegneria e abolizione della Sezione B: dal consigliere Perrini gli ultimi dettagli della proposta

Tutti i dettagli sulla proposta di riforma della Laurea in Ingegneria nell'intervista all'ingegnere Mimmo Perrini.

In seguito alla stesura del documento finale con le proposte per una riforma del percorso formativo e dei requisiti di ammissione all'esame di Stato per l’abilitazione all'esercizio della professione di ingegnere, INGENIO ha intervistato l'ingegnere Mimmo Perrini, coordinatore del Gruppo di lavoro sulla formazione universitaria del Consiglio nazionale degli Ingegneri per avere qualche dettaglio in più.

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L'analisi della proposta di riforma della Laurea in Ingegneria

Ing. Perrini, a chi manderete questo documento ora?

«Il documento finale sulla formazione, approvato dal Consiglio Nazionale e inviato a tutti i Presidenti degli Ordini Provinciali degli Ingegneri, auspicabilmente condiviso dalla rete delle Professioni tecniche, dovrà essere approfondito, discusso e verificato all’interno degli organismi rappresentativi delle Università per poi essere portato alla attenzione del MIUR.

Colgo l'occasione per ringraziare il gruppo di lavoro formato da docenti di alto profilo di alcune Università italiane abbastanza rappresentative del territorio nazionale che hanno trovato il tempo di partecipare agli incontri pur nel pieno delle attività didattiche e non solo». 

L’ammissione all’esame di abilitazione dovrà essere preceduto da un ulteriore step che può seguire due modalità: un tirocinio di un anno oppure un corso di specializzazione, di uno o più anni. Come saranno individuate le realtà in cui svolgere "l'attività sul campo"?

«L’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di separare il percorso formativo da quello dell'acquisizione di competenze da spendere nell’esercizio della professione e attribuire all’esame di abilitazione il compito di verificare se il candidato ha acquisito, oltre che la preparazione specifica attestata dal conseguimento della laurea, anche le competenze necessarie per esercitare la propria attività nel campo prescelto. 

La possibilità di svolgere l’esame di stato viene conseguentemente subordinata alla dimostrazione dell'avvenuta acquisizione di competenze specifiche nell’esercizio della professione conseguibili o attraverso il tirocinio remunerato di durata annuale presso strutture produttive o professionali qualificate e accreditate sulla base di criteri rigorosamente definiti o attraverso l’ottenimento di una specializzazione al termine di corsi di durata di uno o più anni organizzati dagli Atenei, di concerto con aziende e professionisti singoli o società di ingegneria che prevedano una parte applicativa svolta e remunerata direttamente all'interno del mondo produttivo e professionale».

La scelta dello studente sarà arbitraria?

«È di tutta evidenza che la scelta del percorso da seguire non potrà che essere affidata al laureato sulla base delle sue personali inclinazioni e ritengo anche sulla scorta della valutazione delle possibilità offerte dal mercato».  

formazione-2.jpgFormazione universitaria: ecco il documento finale con la proposta per riformare la Laurea in Ingegneria e cancellare della sezione B dell'Albo degli Ingegneri

 

Il futuro della sezione B dell'Albo degli Ingegneri e l'Upgrade volontario 

Il documento precisa anche come far fronte alle conseguenze della progressiva abolizione della sezione B prevedendo che gli iscritti alla sezione B abbiano la possibilità di fare un upgrade volontario per passare alla A. Per chi non volesse farlo? 

«Come abbiamo ampiamente e ripetutamente ribadito il problema della riforma del percorso accademico non riviene dall’aver creato laureati triennali ma dal fatto che si è innestato il percorso quinquennale come continuazione del percorso triennale. Gli allievi, dovendo infatti acquisire nel primo triennio un minimo di competenze immediatamente spendibili, svolgono in maniera poco approfondita o addirittura trascurano all’inizio lo studio di discipline che da sempre costituivano una peculiarità dell’Ingegnere italiano e lo facevano emergere nel contesto europeo e non solo. 

L’impossibilità della futura iscrizione alla Sezione B dell’Albo non può ovviamente prevedere la cancellazione di detta Sezione che esisterà fino a quando conterrà almeno un iscritto; la richiesta al Ministero della modifica puntuale del DPR 328/01 con l'impossibilità di futura iscrizione alla Sezione B dall’Albo e la definizione di una procedura per l’upgrade volontario alla sezione A degli attuali iscritti alla B, con appositi percorsi che possano attribuire CFU alla documentata esperienza acquisita. L’auspicio del CNI è che ci sia da parte degli iscritti alla Sezione B una volontaria adesione all’upgrade.

Gli ingegneri attualmente iscritti nella sezione B perderanno il titolo acquisito? 

«Nessuna norma intervenuta può cancellare diritti legittimamente acquisiti, la risposta quindi è assolutamente no!»

Per coloro che sceglieranno di fare l'upgrade si userà il sistema CERT'ing per attribuire Crediti formativi universitari (CFU) all'esperienza acquisita in anni di lavoro. In conclusione l'ingegnere iscritto alla sezione B dovrà tornare sui "banchi di scuola"? 

«La certificazione delle competenze acquisita con il Cert’Ing è uno straordinario strumento ufficialmente accreditato che serve e servirà ancor di più nel futuro per far fronte all'imposizione della formazione obbligatoria, in modo da valorizzare le peculiarità dei singoli professionisti e sarà utile alla società civile per favorire il riconoscimento delle caratteristiche del fornitore di servizi per facilitare il soddisfacimento dei propri bisogni. Insieme al Ministero e al mondo Accademico valuteremo l’opportunità di utilizzarlo in sede di misurazione delle competenze acquisite dai triennali iscritti all'Albo nel corso della loro vita professionale per trasformarle in CFU.

Evidenzio che già oggi esistono nel sistema universitario criteri per la valorizzazione di servizi professionali prestati (si pensi a esempio a quanto avviene per i rappresentanti delle forze dell’Ordine).

Quanto alla seconda parte della domanda Le rispondo che in Italia la laurea viene attribuita dalle Università e quindi evidentemente i triennali dovranno necessariamente passare di lì; si cercheranno, insieme alle strutture universitarie, di studiare modalità e tempi che consentano la compatibilità con l’esercizio della attività che attualmente svolgono. Per i tempi chiaramente andrà valutato il curriculum professionale e formativo di ciascuno e definito un percorso personalizzato: alcuni di loro, per la stranezza della situazione creatasi post  DPR 328/2001, hanno una conoscenza nelle discipline di base ben superiore a quella attualmente in capo ai laureati magistrali e di questo non può non tenersene conto!» 

Chi svolge un lavoro a tempo pieno come concilierà gli impegni? Non c'è il rischio di mettere in ginocchio attività o studi già avviati?

«Fermo restando che l’upgrade resta affidato alla libera scelta del professionista, ho già detto e lo ribadisco che si cercheranno di creare le condizioni per consentire l’acquisizione della laurea magistrale compatibilmente con lo svolgimento della professione». 

Il Credito formativo universitario a quanto corrisponderebbe? "25 ore di lavoro"? 

«Domanda alla quale evidentemente non è possibile rispondere sia perché la questione va affrontata nelle sedi opportune e con la massima cognizione di causa sia perché le situazioni dei singoli professionisti, ritengo, siano da valutare caso per caso con criteri che, pur se necessariamente rigorosi, debbano tener conto delle diverse esperienze e delle modalità con cui le stesse sono state acquisite».

La riforma universitaria e gli eventuali costi

Quanto costerà la certificazione delle competenze per l'individuazione dei CFU da assegnare?

«Questa è una domanda a cui non è possibile oggi rispondere, tanto più che non siamo ancora certi dell'applicabilità della procedura. Sarebbe, come si suol dire, vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato! 

Credo che, una volta verificata con le Accademie, il Ministero e il Dipartimento del Cert’Ing la fattibilità e le modalità con cui dare corso alla certificazione delle competenze, dovrà essere fatta un'analisi accurata dei costi dei valutatori e delle strutture di supporto per poi arrivare a stabilire i ricavi necessari a farne fronte e conseguentemente fissare l’importo della singola certificazione».

Da chi sarà composto il gruppo di valutazione che esaminerà le richieste degli ingegneri che vogliono fare l’upgrade? Come si farà fronte ai costi dei loro compensi?

«La valutazione dei curricula finalizzata a verificare la formazione acquisita nel percorso accademico e la competenza maturata attraverso l’esercizio della professione esercitata non può che essere affidata a una Commissione formata in modo paritetico da componenti provenienti dal corpo accademico e dal mondo delle professioni, scelti dagli Ordini provinciali. 

Ferma restando la possibilità di accedere a eventuali contributi pubblici, già previsti a livello regionale a supporto della formazione in servizio, è evidente che ai costi si dovrà far fronte attraverso i proventi della certificazione; non possono essere posti a carico di tutti gli iscritti agli ordini le spese sostenute per far fronte ad esigenze di alcuni di essi».

C'è chi sostiene che la proposta di riforma alla fine, invece di rafforzare il percorso universitario, lo indebolisce, in quanto di fatto si riduce di un anno il ciclo di studi, passando dal 3+2 al quadriennio. Lei cosa risponde?

«Rispondo che non sono assolutamente d’accordo: il ciclo per arrivare all’esercizio della professione rimane comunque almeno di cinque anni atteso che il certificato di abilitazione (richiesto come è noto ai fini dell'immissione nel mondo del lavoro e della partecipazione ai concorsi pubblici) può essere acquisito dopo un quinquennio articolato in modo consentire una formazione di base nelle discipline scientifiche e in quelle comuni, quali ad esempio lingua straniera, diritto ed economia (primo biennio), una formazione nel settore (secondo biennio) e l’accesso a competenze specifiche in ambiti specialistici (tirocinio o specializzazione);  in fondo è l’articolazione del percorso formativo che veniva sviluppato nei nostri Atenei prima della emanazione del DPR 328/01».

Il percorso di studi e il confronto con gli altri Paesi

La proposta di riforma sarebbe in linea con quanto avviene nelle altre nazioni europee? È importante un confronto?

«Il confronto con quanto avviene nelle altre nazioni europee è importante soprattutto per sviluppare meccanismi che consentano la libera circolazione e l'immediata spendibilità del titolo all’interno dei paesi comunitari, senza essere sottoposti a norme e balzelli ogni volta che si supera il confine dei singoli stati.

Non conosco in modo approfondito come è organizzata la formazione dell’Ingegnere in ogni nazione europea, so per certo però, che il percorso accademico per arrivare alla laurea triennale e quello per arrivare alla laurea magistrale o specialistica sono sostanzialmente diversi. In Germania addirittura il titolo triennale e quello quinquennale vengono conseguiti da Università anche nominalmente indicate in modo diverso.  

Fondamentale è quindi anche da noi distinguere il percorso delle lauree triennali, caratterizzandole in modo da finalizzare tali titoli alla diretta immissione nel mondo del lavoro o, previa acquisizione della abilitazione, nei collegi di geometri o periti, in recepimento della specifica direttiva europea».

I tempi della riforma e la fase transitoria

Tale cambiamento avrà tempi lunghi per questo si è ipotizzato uno scenario di transizione che mantiene l’attuale 3+2 e blocca ulteriori iscrizioni alla Sezione B dell’Albo. Quando potrebbe entrare in vigore questa prima fase transitoria?

«Quando si prende atto della esistenza di un problema, si cercano i modi per risolverlo il più rapidamente possibile; convinti che la formazione dell’ingegnere, nei termini in cui oggi viene sviluppata, non vada bene, riteniamo che l'introduzione delle lauree professionalizzanti organizzate  su un apposito percorso in tutto diverso da quello che porta alla laurea magistrale in Ingegneria, debba come conseguenza portare all'emissione, in tempi  rapidissimi, di un apposito provvedimento di modifica al DPR 328/01 che non consenta più l'iscrizione alla Sezione B dell’Albo degli Ingegneri, introducendo contestualmente la possibilità di Upgrade degli attuali iscritti alla Sezione B. 

La revisione del Decreto sui corsi di Laurea indispensabile, ai fini della diversa e nuova classificazione delle Lauree professionalizzanti, deve, a nostro parere, essere l’occasione per un intervento puntuale di modifica del DPR 328/01».  

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