La verifica e la validazione dei Modelli di Calcolo. Intervista a Adriano Castagnone, presidente AIST
La verifica e la validazione dei Modelli di Calcolo Intervista a Adriano Castagnone, presidente AIST
La verifica e la validazione dei Modelli di Calcolo analizzati con programmi software è un argomento sempre più discusso nella comunità degli ingegneri civili strutturisti. Qual è il ruolo di AIST in questa discussione?
I soci AIST - Asssociazione Italiana Software Tecnico - hanno discusso in modo approfondito la questione costituendo, dal 2009, un tavolo di lavoro in cui hanno partecipato rappresentanti di AIST, Reluis, Ministero Infrastrutture e Trasporti, C.S.LL.PP.
I risultati di questi lavori sono stati presentati in diversi convegni (SAIE, Fiera di Roma) con una folta partecipazione di progettisti e di rappresentati di Enti pubblici e Università.
Le stesse proposte si sono concretizzate in due documenti presentati al Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, prof. Francesco Karrer.
Infine gli stessi documenti sono stati alla base della partecipazione di AIST al Gruppo di Lavoro Servizi per la revisione delle NTC 08 nell’anno 2012.
In sintesi il primo documento prevede che ogni software denunci in modo normalizzato le sue caratteristiche tecniche, consentendo al progettista una scelta consapevole.
Il secondo costituisce una Linea Giuda per la redazione delle Relazioni di Calcolo, proponendo una soluzione informatizzata su base XML, che potrebbe risolvere una delle problematiche più spinose per i progettisti.
Come opera AIST tra i diversi attori del settore dell’edilizia e delle costruzioni, progettisti, imprese di costruzione, ente pubblico?
La “mission” di AIST è proprio facilitare (e in alcuni casi attivare) il dialogo tra i diversi attori del settore dell’edilizia circa l’uso e l’applicazione del software tecnico. È una questione prima di tutto culturale, in cui si deve dare il giusto peso all’automazione, evitando o un rifiuto non giustificato, o peggio un eccesso di fiducia.
Si tratta di un lavoro importante sia per gli aspetti operativi (vedi ad es. quanto riportato sopra circa le proposte presentate da ASIT al C.S.LL.PP.) che per gli aspetti strategici.
Un esempio di sviluppo strategico è il miglioramento di efficienza ed efficacia che si ottiene con l’interoperabilità tra i software. E questo vuole dire BIM.
Come noto, alcune nazioni (Regno Unito) ne hanno capito le potenzialità ed arrivano a prevedere una riduzione dei costi dell’edilizia (- 30%!!!) entro una decina d’anni.
Si tratta quindi di questioni di grande interesse, non solo per gli operatori dell’edilizia, alle quali AIST presta la massima attenzione, soprattutto di questi tempi in cui servono risposte urgenti alla crisi del settore.
Formazione tecnica obbligatoria e software: cosa ne pensa AIST.
La formazione obbligatoria è una grande opportunità per i progettisti anche se spesso è vista più come un onere, soprattutto quando il taglio è “accademico”.
Non c’è dubbio che esiste un enorme potenziale non sfruttato dei diversi software e quindi ben venga la formazione per approfondire questi temi.
Di fatto le società di software sono state negli anni passati i principali operatori per la formazione tecnica, come servizio necessario per l’uso del software, ma questo spesso non è riconosciuto. Così come molti Ordini professionali quando vedono una società di software nel programma di un Corso storcono il naso.
È un vecchio pregiudizio, duro a morire, quello del ritenere che parlare di software equivale a speculazione economica.
Se invece c’è un tema da approfondire è proprio questo. Sarebbe auspicabile che i Corsi trattassero le problematiche inerenti al software, rinforzando quella cultura di base che è necessaria per l’uso consapevole del programmi ed esaminare come questi aspetti teorici sono stati “tradotti” in software. Ma questa seconda parte chi lo può sviluppare, se non chi ha prodotto il software?
Quali caratteristiche deve avere un software per rispondere alle esigenze di una progettazione moderna?
Come già detto la sfida futura si basa sull’interoperabilità, cioè la possibilità di condividere i dati tra i diversi software ed integrarli in un unico modello. I vantaggi: meno tempo, più sicurezza, maggiore efficienza, il principale svantaggio: maggiore rigidità nel processo di progettazione, che per i progettisti italiani, tendenzialmente individualisti al limite dell’anarchia, è un bella sfida.
La strada da percorrere è ancora tanta. Prima di tutto deve essere ben compreso il senso di questa tecnologia da parte di tutti gli operatori, e chi opera in questo modo deve essere premiato. Probabilmente questo porterà a forme diverse di collaborazione tra i progettisti, a vantaggio degli stessi e della committenza, ma gli aspetti organizzativi richiedono un cambio di mentalità.
AIST sta lavorando anche per questo.