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La tragedia di Firenze e la necessità di un cambio di rotta nel settore delle costruzioni

Il crollo nel cantiere Esselunga di Firenze, causato da errori di progettazione e controlli inadeguati, evidenzia le gravi carenze del settore edilizio in termini di sicurezza, qualificazione dei fornitori e supervisione dei lavori. Questa tragedia impone un cambiamento radicale con regole più stringenti, controlli più efficaci e una cultura della qualità per prevenire ulteriori disastri. La riflessione di Andrea Dari, Editore e Direttore di INGENIO.

Settore edilizia: i tre aspetti su cui è necessario fare una profonda riflessione 

L’inchiesta sul crollo nel cantiere Esselunga di Firenze, che ha provocato la morte di cinque operai, sta delineando un quadro inquietante per il settore delle costruzioni.
Le prime conclusioni della Procura parlano chiaro: il cedimento della struttura sarebbe stato causato da un errore di progettazione, in particolare dalla sottostima dei carichi sulla trave TL309-2P e dall’utilizzo di un’armatura in ferro insufficiente a sostenerli.

Le accuse, pesanti e circostanziate, hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tre professionisti e al sequestro della società RDB, che ha realizzato l’elemento strutturale incriminato.

Questo episodio apre una riflessione profonda su tre aspetti chiave del settore:

  • Il ruolo dei professionisti;
  • La qualifica dei fornitori;
  • La gestione delle attività in cantiere.

Per quanto riguarda il terzo punto, il Governo ha già introdotto la patente a punti per le imprese, un passo importante per garantire maggiore sicurezza nei cantieri. È inaccettabile che degli operai possano lavorare mentre sulle loro teste si posano travi e solai, senza adeguate misure di controllo e sicurezza.
Restano, però, le altre due criticità, che richiedono interventi urgenti.

 

Il ruolo della direzione lavori: un presidio assente

Con la revisione delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) e del nuovo Testo Unico delle Costruzioni, è evidente la necessità di rafforzare il ruolo della direzione lavori, troppo spesso una figura fantasma nei cantieri.
Nei cantieri italiani assistiamo a una carenza sistematica di controlli, sia nella fase di accettazione dei materiali che nella supervisione della produzione. Questo problema nasce da tre fattori principali:

  • Norme non sufficientemente chiare e severe;
  • Prezzi irrisori per i servizi professionali, causati da un mercato al ribasso, a cui gli stessi professionisti si prestano;
  • Un’accettazione generalizzata di questa situazione da parte di tutti gli attori della filiera

Un esempio concreto: nel Meridione, molte aziende produttrici di calcestruzzo continuano a operare senza il certificato FPC (Factory Production Control), perché scaduto o revocato. Eppure, continuano a fornire materiale: chi le controlla? Dove sono le direzioni lavori?

Nell’ambito del settore in questione vorrei aggiungere un ulteriore problema: spesso le Direzioni dei Lavori di cantiere pretendono che la Direzioni dei Lavori del montaggio del prefabbricato sia svolto da un incaricato dell’impresa appaltatrice, con un’evidente conflitto di interessi, ciò anche per evitare da una parte di dover controllare calcoli, disegni, connessioni e tolleranze, dall’altra di avere delle responsabilità, togliendo così il terzo pilastro di coloro che devono curare che le cose siano fatte secondo legge (committente, impresa, professionisti).

È essenziale che la direzione lavori sia sempre presente in cantiere, e che questa presenza sia remunerata adeguatamente. Altrimenti, il rischio è che il ruolo resti solo formale, senza un’effettiva incidenza sulla sicurezza e sulla qualità delle opere.

 

La qualificazione dei fornitori: una selezione necessaria

Dal punto di vista dell’immagine, questa tragedia può essere erroneamente interpretata come un problema del comparto della prefabbricazione, ma si sa che le generalizzazioni non portano a nulla; ma la riflessione è d’obbligo: si tratta di un errore isolato o del sintomo di un problema strutturale, legato alla mancata valorizzazione di chi fa le cose seriamente?

La prefabbricazione rappresenta una delle soluzioni più avanzate dell’edilizia moderna. È il motore dell’industrializzazione del settore, garantendo qualità, efficienza e sicurezza quando applicata con rigore e competenza. Non è un caso che sia il riferimento per edifici industriali, logistici e infrastrutturali.
Tuttavia, questa eccellenza non può essere data per scontata. Il crollo di Firenze dimostra che senza controlli adeguati e processi rigorosi, anche le migliori tecnologie possono diventare un pericolo.

 

Regole e mercato: la necessità di una selezione qualitativa

Un punto chiave che emerge da questa vicenda è la necessità di distinguere chi opera con serietà da chi punta solo al ribasso dei costi.

Il mercato del prefabbricato, come tutto il settore delle costruzioni, è vittima di una competizione che premia il massimo ribasso. Il rischio? Chi rispetta le regole e investe in qualità viene penalizzato da chi taglia i costi al minimo, sacrificando sicurezza e controlli.

Questa situazione non è più tollerabile. Se le indagini confermeranno le responsabilità ipotizzate dalla magistratura, sarà un segnale inequivocabile: servono regole più stringenti e strumenti più efficaci per garantire che nel settore operino solo aziende che puntano sull’eccellenza, e non sul risparmio a tutti i costi.
Una stretta regolatoria che le imprese serie apprezzeranno, perché tutela la loro immagine e valorizza gli investimenti in qualità e sicurezza.

  

Non una condanna, ma una riflessione necessaria

Non siamo qui per emettere sentenze. Non sappiamo ancora se RDB sia colpevole o meno, e la giustizia farà il suo corso. Tuttavia, il tema sollevato dagli inquirenti è troppo grave per essere ignorato. Il settore della prefabbricazione deve prendere posizione, non solo per difendere la propria reputazione, ma per costruire un futuro più sicuro e solido.

Siamo certi che la parte migliore del settore della prefabbricazione sia d’accordo: servono norme più severe, controlli più efficaci e una cultura dell’eccellenza che non lasci spazio a chi vede la prefabbricazione solo come un mercato dove tagliare i costi, e su questo tema è fondamentale l’azione che stanno svolgendo le associazioni di categoria come ASSOBETON.

La tragedia di Firenze deve rappresentare un punto di svolta. Non possiamo più permettere che il futuro dell’industrializzazione edilizia venga compromesso da logiche miopi e pericolose.

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