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La sostenibilità secondo il “metodo Greenopoli”

Greenopoli è un sito internet (www.greenopoli.it), una pagina facebook, un’idea, un metodo didattico, un progetto educativo ambientale, un modo di vivere la sostenibilità.

Qual è la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo alla parola “sostenibilità”? A me è sempre venuta in mente la propensione di un oggetto a essere sostenuto (e, quindi, sostenibile) per un certo tempo. Quando trasportiamo qualcosa, inizialmente quel peso ci sembra lieve. Col tempo però, quello stesso oggetto diventa sempre più pesante e la nostra capacità di portarlo diminuisce, fino ad arrivare al punto di doverlo mollare. Il peso da trasportare deve essere compatibile con le nostre forze e con il tempo necessario per portarlo a destinazione.
Di solito uso quest’esempio per introdurre i più piccoli al concetto di sostenibilità. Per estensione, infatti, la sostenibilità può essere vista come la possibilità per l’ambiente di sopportare gli effetti delle pressioni esercitate dalle attività antropiche.
Come si comporta l’uomo nei riguardi delle risorse ambientali? Le preleva, le usa per produrre beni che gli servono per appagare i propri bisogni e in cambio rilascia nell’ambiente tutto ciò che gli avanza, e cioè quelli che siamo stati erroneamente abituati a chiamare “rifiuti”, ma che più correttamente occorrerebbe chiamare “materiali esausti”.
L’uomo è ciò che compra e, ancor di più, ciò che scarta.
Per avviare in maniera simpatica il discorso sui consumi, solitamente faccio un esempio che talvolta scandalizza qualcuno. Propongo, infatti, la classifica delle diverse aree continentali in base al loro consumo pro capite di carta igienica. Al primo posto si piazza il Nord America con circa venticinque chili per persona l’anno; al secondo posto c’è l’Europa occidentale con quasi quindici chili; a seguire l’America latina con poco meno di cinque chili, l’Asia con un paio di chili e l’Africa, fanalino di coda, con circa mezzo chilo del prezioso tessuto di cellulosa a testa! Avevate mai pensato alla disparità di consumi da un così singolare punto di vista? No? E, invece, in campo ambientale, e non solo, occorre guardare le cose dalle prospettive più strane e impensabili…
A proposito di carta igienica e di quantità, provo a rivolgere al lettore una domanda apparentemente strana: «Quanto pesa un chilo di carta igienica?»
La domanda potrebbe apparire insolita, ma non lo è, poiché l’oggetto in questione non è sempre stato un rotolo di carta igienica… in origine era un albero, che è stato tagliato con una motosega, poi è stato trasportato con un trattore o un camion alla segheria, etc.
Ciò che abbiamo di fronte non va visto per quello che appare, ma per quello che era e per quello che diverrà. Dobbiamo “vedere” in esso tutti i cicli di vita che l’hanno generato e quelli che seguiranno. Vedere i cicli di vita che sono in un oggetto, significa andare oltre la materia, oltre ciò che appare, considerare le cose in divenire: dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento, in un ciclo senza fine… Questo nuovo modo di vedere le cose si chiama Life Cycle Thinking.

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