Superbonus
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La sfida della riqualificazione impiantistica fra nuove tendenze di mercato e l’opportunità del Superbonus

In Italia, il settore civile è responsabile di circa il 45% dei consumi finali di energia e del 17,5% delle emissioni di CO2.

Per raggiungere gli obiettivi previsti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) risulta quindi importante agire su tale comparto con interventi di riqualificazione energetica che possono comprendere l’introduzione di nuovi materiali e tecnologie, l’adozione di standard costruttivi innovativi, l’efficientamento dell’involucro edilizio, una maggiore diffusione delle rinnovabili, nonché la riqualificazione impiantistica del parco immobiliare. 

Infatti, come ricordato dall'Ing. Federico Musazzi, Segretario generale di Assoclima e Assotermica, oggi l’80 per cento dei consumi di un’abitazione è legato all’impianto di riscaldamento, raffrescamento e alla produzione di acqua calda sanitaria.

Quali sono, quindi, le tecnologie più utilizzate negli edifici da riqualificare dal punto di vista impiantistico? Quali opportunità offre il Superbonus in questo ambito?

 

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I trend del mercato dell'impiantistica

Ing. Musazzi: sistemi impiantistici ed efficienza energetica, come sta andando il mercato?

«Sta cambiando piuttosto velocemente e si sta spostando verso un mix di prodotti a più alta efficienza energetica o che integrano fonti rinnovabili. Di fatto siamo arrivati a una stabilizzazione delle tecnologie tradizionali: le caldaie di tipo convenzionale registrano un andamento stabile, un trend che sarà tale fino a che non verranno definite misure più decise volte a una totale riqualificazione. Di fronte a tale stabilità, il grosso del mercato si è spostato verso caldaie a condensazione, pompe di calore elettriche o a gas e sistemi ibridi. Ovviamente c’è stata una contrazione generalizzata del mercato che ha coinvolto tutte le tecnologie, soprattutto nel periodo compreso tra marzo e maggio 2020. Tuttavia, osserviamo una riconversione del mercato verso sistemi a più alta efficienza che includono le tre tecnologie sopracitate: caldaie a condensazione in classe A abbinate a sistemi di termoregolazione evoluta, pompe di calore e sistemi ibridi».

 

Il Superbonus e gli impianti di climatizzazione

Il Superbonus al 110% prevede i sistemi di generazione come interventi trainanti. Vi sono criticità?

«La criticità principale è che il Superbonus è un meccanismo complesso che richiede tempi di attivazione e iter procedurali abbastanza lunghi, specialmente per i condomini. Inoltre, l'iniziale mancanza di decreti attuativi per la fattibilità concreta del Superbonus ha rallentato la sua concreta applicazione. A oggi possiamo dire che l’effetto vero e proprio non ci sia ancora stato, paradossalmente si è tradotto come un freno al mercato perché le persone hanno atteso il super incentivo e hanno rimandato gli interventi. L’auspicio è che possa concretamente partire da quest’anno. Non deve però passare inosservata l'opportunità offerta dalla cessione del credito, legata anche ad altri strumenti come l’Ecobonus. Tuttavia, non nascondo che c'è una criticità legata al campo applicativo».

Ci sono sistemi importanti trascurati da questo sistema Superbonus?

«Come Associazione, abbiamo più volte tentato di introdurre la ventilazione meccanica controllata con il recupero di calore tra gli interventi trainati, dal momento che gli edifici oggi sono sempre più isolati, con un involucro esterno dalle elevate performance, ed è in crescita – anche a causa del Covid – il tempo che le persone trascorrono all’interno delle abitazioni. Questo comporta la necessità di avere sistemi impiantistici in grado di garantire livelli adeguati di qualità dell’aria indoor, per questo riteniamo che la ventilazione meccanica controllata debba essere tenuta in considerazione anche in ambito residenziale. Senza dimenticare altre tipologie edilizie, quale ad esempio quella scolastica, che attualmente non sono considerate dal Superbonus ma che avrebbero altrettanto bisogno di misure di efficientamento energetico». 

 

Riqualificazione impiantistica degli edifici: quali tecnologie?

I sistemi radianti sono il sistema di emissione più adatto nell'abbinamento con i generatori ad alta efficienza. Quali sono le tecnologie più utilizzate negli edifici da riqualificare?

«Riqualificare un edificio significa intervenire sull’esistente dove i margini di manovra variano a seconda delle situazioni e i costi sono più alti nel caso si voglia mettere mano all’impianto nel suo complesso. Per una logica di costi, a oggi la tecnologia ancora più utilizzata per riqualificare l’esistente è la caldaia a condensazione. Sono comunque dei sistemi a bassa temperatura, quindi dove l’abbinamento con i terminali radianti e a pavimento è ottimale. Inoltre, stanno crescendo molto i sistemi ibridi che cominciano a diffondersi anche in Europa, ma sono principalmente una peculiarità italiana. Il valore aggiunto di tali sistemi è che richiedono interventi minimali di adeguamento dell’impianto e quindi sono una tecnologia promettente per la riqualificazione degli edifici. Le pompe di calore sono lo standard di riferimento soprattutto per il nuovo, anche se i produttori e le aziende si stanno orientando verso tecnologie che possano essere usate anche in un mercato così importante come quello della riqualificazione». 

Quali sono le potenzialità del mercato della riqualificazione?

«Se consideriamo il panorama edilizio italiano odierno, la stragrande maggioranza della dotazione impiantistica utilizza il gas. Oggi abbiamo 19 milioni di apparecchi installati di vario genere e stimiamo che la loro vita media sia intorno ai 16 anni, alcuni risalgono addirittura al periodo antecedente le Direttive sull’efficienza energetica, oltretutto il tasso di riqualificazione degli impianti è sotto al 5 per cento. Ciò significa che, di questo passo, occorreranno almeno 25 anni per la riqualificazione impiantistica degli immobili, è chiaro che bisogna accelerare il processo altrimenti tra pochi anni avremo un parco installato davvero molto vecchio». 

La regolazione è l'elemento centrale che gestisce sistemi di generazione ed emissione. Come viene coinvolta nel Superbonus?

«Il Superbonus non cambia di molto il campo di applicazione dell’Ecobonus classico. Infatti, la soglia massima di incentivazione per l'Ecobonus, ossia il 65 per cento, si ottiene per le caldaie a condensazione in classe A abbinate a sistemi di termoregolazione evoluta. La definizione di termoregolazione evoluta si aggancia a una comunicazione della Commissione europea che la definisce citando la classe 5, 6 e 8 di questa comunicazione, che in pratica significa creare le condizioni affinché questi generatori funzionino al meglio, ossia siano in grado di condensare e di ottimizzare le loro prestazioni in abbinamento a sistemi a bassa temperatura. E quindi la regolazione è un aspetto importante considerata anche l'evoluzione dei generatori che oggi sono in grado di offrire modulazioni sempre più ampie. Una volta c’era un unico sistema, quello “on-off”, oggi invece la tecnologia offre range di modulazione legati a diversi fattori, come le condizioni meteo esterne o il numero di occupanti di un ambiente. Si tratta di sistemi che agiscono in modo intelligente grazie anche alle caratteristiche sempre più evolute delle macchine che possono essere abbinate a cronotermostati o a valvole termostatiche e che consentono all’utente finale di interagire maggiormente con il proprio impianto rendendolo più consapevole riguardo ai consumi di casa. Tali sistemi sono sempre più governabili dal consumatore che, oltre a comprenderne il funzionamento, può ad esempio comandarli da remoto con lo smartphone. Oggi l’80 per cento dei consumi di un’abitazione è legato proprio all’impianto di riscaldamento, raffrescamento e alla produzione di acqua calda sanitaria».

 

La qualifica degli installatori e la formazione professionale

Qual è lo stato attuale delle qualifiche degli installatori di sistemi di generazione?

«Al momento la situazione è complessa perché s’intersecano requisiti nazionali e adempimenti a livello regionale. È il caso degli installatori FER, ossia di coloro che installano tecnologie con fonti rinnovabili, per i quali sono previsti obblighi di aggiornamento professionale a cadenza triennale. All’inizio ci sono stati contrasti per via di attuazioni a livello regionale non sempre coerenti. Il tema della qualifica professionale comunque, indipendentemente dagli obblighi, è costante, tanto che tutte le aziende stanno investendo molto sia per fidelizzare la loro filiera sia perché stiamo andando verso sistemi sempre più evoluti che hanno l'obiettivo di essere semplici e intuitivi, soprattutto verso l'utente finale. Fino a poco tempo fa, buona parte degli installatori era abituata a installare tecnologie standard, oggi invece, per via di un mercato che cambia velocemente, c’è una pluralità di soluzioni che richiede un costante aggiornamento professionale. Quindi la formazione e la competizione tecnologica sono più forti, e in questo senso l’installatore è una persona che può guidare la decisione verso una soluzione piuttosto che un’altra. Il fatto che sia sempre più competente, aggiornato e qualificato è fondamentale. Noi come Associazione, insieme alle altre categorie, ci confrontiamo e c’è un lavoro di squadra su questo fronte».

Quindi si punta molto alla formazione professionale?

«Il tema della formazione è importante anche perché ci sono sfide legate all’economia circolare e alla sostenibilità ambientale. Quindi, nel momento in cui si passa da una situazione consolidata, relativamente semplice, a un panorama con un’offerta più eterogenea, ovviamente con tutto il tema della digitalizzazione, la formazione professionale diventa fondamentale». 

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