La rimozione del carbonio attraverso l’alcalinità dei mari
Aumentare la cattura della CO2 degli oceani attraverso l’alcalizzazione ? una soluzione importante, utile, ma i dubbi di un’azione su vasta scala di questo tipo ci sono. Ecco un approfondimento.
Migliorare l’eliminazione della CO2 a partire dal mare.
E’ questa la mission di Carbon to Sea, un'organizzazione non-profit fondata da Mike Schroepfer, ex Chief Technology Officer di Meta, impegnata nello studio dell'aumento dell'alcalinità degli oceani come metodo per rimuovere il carbonio.
Con un finanziamento di 50 milioni di dollari per cinque anni, Carbon to Sea mira a valutare approcci, condurre test sul campo, sviluppare politiche e tecnologie per implementare queste soluzioni in modo sicuro ed efficace.
Gli oceani svolgono già un ruolo significativo nel contrastare i cambiamenti climatici, assorbendo circa un quarto delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall'uomo e gran parte del riscaldamento globale. Tuttavia, con l'urgente necessità di ridurre le emissioni e rimuovere i gas serra dall'atmosfera, scienziati e startup stanno esplorando metodi aggiuntivi per sfruttare il potenziale degli oceani.
L'aumento dell'alcalinità degli oceani prevede l'aggiunta di sostanze alcaline, come olivina, basalto o calce, all'acqua di mare. Questi materiali reagiscono con l'anidride carbonica inorganica disciolta, formando bicarbonati e carbonati che possono persistere nell'oceano per decine di migliaia di anni. Quando le acque prive di CO2 raggiungono la superficie, possono assorbire ulteriore anidride carbonica dall'aria per raggiungere l'equilibrio.
I materiali possono essere aggiunti direttamente alle acque oceaniche dalle imbarcazioni, posizionati lungo le coste o utilizzati in dispositivi a terra che innescano reazioni con l'acqua di mare.
Carbon to Sea si basa sul programma di ricerca e sviluppo dell'aumento dell'alcalinità degli oceani lanciato nel 2021 da Additional Ventures, l'Astera Institute, il Grantham Environmental Trust e Ocean Visions. L'iniziativa ha già stanziato 23 milioni di dollari per la ricerca in questo campo.
Per saperne di più di quello che potrebbe comportare questa soluzione abbiamo chiesto chiarimenti all’ONTM l'Osservatorio per la Tutela del Mare.
Fin dalla sua nascita l’ONTM ha basato la sua linea programmatica sulla ricerca e l'applicazione di tecnologie innovative che contribuiscano al miglioramento dell'ecosistema marino.
E Roberto Minerdo, presidente dell’Osservatorio ci ha risposto “La nostra struttura formata da esperti di differenti estrazioni specialistiche e in particolare il nostro Innovation Hub svolgono una azione costante nell'individuazione di soluzioni all'avanguardia, di conseguenza cogliamo con molta soddisfazione la decisione di importanti imprenditori di occuparsi della qualità del nostro Pianeta partendo proprio dall'universo marino.
Abbiamo constatato come siano significative le risorse economiche stanziate a favore della ricerca di Carbon to Sea e vogliamo credere che soluzioni come quella identificata attraverso l'aumento dell'alcalinità per la cattura della CO2 possano essere scalabili.
A tale riguardo siamo certamente disponibili a dare tutto il supporto necessario a questa iniziativa per verificarne l'applicazione anche nel nostra Mar Mediterraneo.
Naturalmente dopo aver fugato ogni dubbio sugli eventuali effetti negativi che l'aumento dell'alcalinità potrebbe causare alla vita marina e al suo ecosistema.
Occorre quindi che questa ricerca produca il più rapidamente possibile atti concreti che determinino con certezza la validità del sistema anche in termini di bilancio sulla qualtità di composti alcalini necessari per catturare la CO2 a livello globale.
L'aumento dell'alcalinità degli oceani è considerato uno degli approcci di rimozione del carbonio più promettenti, grazie alla sua scalabilità, alla sua persistenza nel tempo e alla minima interferenza con i sistemi biologici rispetto ad altri metodi basati sugli oceani. Processi naturali, come la dissoluzione di rocce basiche da parte delle acque piovane, producono calcio e altri composti alcalini che alla fine si riversano negli oceani attraverso fiumi e torrenti, sequestrando già grandi quantità di anidride carbonica ogni anno.
Oltre alla rimozione del carbonio, l'aumento dell'alcalinità degli oceani potrebbe ridurre localmente l'acidificazione degli oceani e fornire nutrienti benefici agli organismi marini. I modellisti climatici, come Andreas Oschlies, sottolineano la scalabilità e l'impatto climatico significativo di questo approccio, evidenziando che i minerali oceanici e la capacità degli oceani non sono limitanti.
Tuttavia, l'implementazione su larga scala dell'aumento dell'alcalinità degli oceani presenta sfide significative e incertezze. Recenti esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che alcuni approcci potrebbero non funzionare come previsto e che l'aggiunta di sostanze alcaline potrebbe ridurre l'alcalinità e l'assorbimento di anidride carbonica. L'accumulo potenziale di tracce di metalli pesanti negli ecosistemi marini e le alterazioni delle condizioni di luce e della biogeochimica sollevano preoccupazioni.
Il monitoraggio e la quantificazione accurata della quantità di anidride carbonica rimossa attraverso l'aumento dell'alcalinità degli oceani rappresentano sfide, specialmente in ambienti oceanici aperti e turbolenti. CarbonPlan, un'organizzazione che valuta l'integrità scientifica dei progetti e delle tecniche di rimozione del carbonio, classifica l'aumento dell'alcalinità degli oceani con livelli di fiducia nella verifica bassi a causa della variabilità associata a questi processi.”
Carbon to Sea mira ad affrontare queste sfide attraverso sforzi di ricerca coordinati, concentrandosi sull'avanzamento della comprensione scientifica, lo sviluppo di sistemi di monitoraggio e la creazione di una comunità collaborativa. L'organizzazione sosterrà studi per determinare approcci efficaci e sicuri, investirà nello sviluppo di sensori e modelli e favorirà le collaborazioni interdisciplinari attraverso conferenze, workshop e borse di studio.
Carbon to Sea ha già assegnato finanziamenti al consorzio Ocean Alk-Align, un gruppo internazionale di ricercatori che studiano il potenziale e la sicurezza ambientale dell'aumento dell'alcalinità degli oceani. È probabile che i fondi aggiuntivi del programma vengano destinati a gruppi di ricerca e startup impegnate in questo campo.
E Roberto Minerdo ha concluso “Con l'aumentare dell'urgenza nel combattere i cambiamenti climatici, iniziative come Carbon to Sea forniscono un sostegno fondamentale per lo sviluppo di metodi innovativi di rimozione del carbonio.
Promuovendo la ricerca scientifica, la collaborazione e lo sviluppo tecnologico, questi sforzi contribuiscono al nostro progresso verso un futuro più sostenibile.”
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