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La riforma del catasto. Situazione tecnologie e prospettive

Sono 46.000 i decreti del presidente della Repubblica, 13.000 le leggi, 7.736 i regi decreti, 2.042 i decreti legislativi e circa 2.000 decreti. Questi numeri valgono per la legislazione nel periodo 1932-2016.

Ultimamente, ogni volta che qualcosa non funziona, la politica immediatamente parla di fare una riforma. Non credo, però, si rifletta fino in fondo su come siano gestite effettivamente le cose che non funzionano ma soprattutto su cosa ci sia realmente da cambiare e da migliorare.

È vero, molte leggi sono profondamente contorte e capirne il senso è davvero complicato. Altre invece sono semplicemente non applicate.

La riforma del catasto. Situazione tecnologie e prospettive

L’Italia è tra le nazioni con più leggi in assoluto. 

Sono 46.000 i decreti del presidente della Repubblica, 13.000 le leggi, 7.736 i regi decreti, 2.042 i decreti legislativi e circa 2.000 decreti. Questi numeri valgono per la legislazione nel periodo 1932-2016. 

Ai circa 76.000 atti considerati finora vanno aggiunti i settant’anni precedenti e il periodo 2016-2021. Statisticamente parlando, si arriva a un totale di 111.000. Se poi aggiungiamo le leggi regionali e altre norme, si stima che siamo a circa 187.000 leggi.

In Francia sembra siano circa 7.000, in Germania circa 5.500, in UK circa 3.000.

Roba da far rabbrividire.

Quindi di sicuro si è detto tanto, si è modificato molto e di tutto abbiamo bisogno, ma non di continuare a legiferare in modo veloce e disorganizzato. Va fatta, più che altro, una attività di sistemazione di quello che esiste, confrontandosi con chi le leggi le applica, chi le fa rispettare e chi le utilizza nel quotidiano.

Sempre ieri, sentendo parlare di catasto e di come si intende “rinnovarlo”, ho detto che la mia prima tesi di laurea era proprio uno studio di riforma del Catasto e di come la tecnologia potesse finalmente determinare un passo epocale tra il modo arcano e vecchio di gestire l’informazione catastale e il nuovo che poteva proporsi. Questa cosa accadeva, ahimè, qualche anno fà e notavo che solo oggi (forse) si arriverà ad una riforma che potrà non solo usufruire delle ipotesi che erano innovative circa vent’anni orsono, ma anche utilizzare i passi enormi che in materia sono stati fatti e che confermano quanto dicevo oltre 3 lustri fà.

Oggi possiamo disporre di una serie di tecnologie e di opportunità incredibili.

Il fascicolo del fabbricato è un qualcosa di cui si parla da anni e possiamo oggi, tecnologicamente parlando, essere in grado di realizzare il gemello digitale dei fabbricati ma anche dei terreni e capirne le evoluzioni durante la loro vita.

Siamo nell’era del BIM (Building Information Model) che oggi può declinarsi anche in tutto ciò che non è un edificio e lo immagino applicato alle ferrovie, alle dighe, ai porti e alle tanto bisognose strade. Possiamo avere un gemello di un appezzamento di terreno e gestirne la semina, la crescita e il raccolto monitorando e gestendo l’uso dell’acqua e dei concimi. Possiamo avere un gemello delle infrastrutture e capire come funzionano ponti, gallerie, porti, dighe e strade.

Le Smart Road e le Smart Cities sono tecnologicamente possibili, ma manca appunto il momento della “Riforma” anche se si potrebbe cominciare con il gestirle meglio con quello che già abbiamo a disposizione.

 

Il catasto deve essere, quindi, riformato.

Ma come deve avvenire questa riforma. Dobbiamo cambiare solo le norme o anche il modo con cui opera chi le norme le utilizza, le applica e le controlla.

Perché vogliamo cambiare? Forse abbiamo capito che quelle norme, ormai dello scorso millennio, non sono più valide o riteniamo che vadano adeguate e calate in una società che oggi è cambiata profondamente.  Non vuole più fare le file per depositare un pezzo di carta, usa internet e non fa nulla se non c’è una App per farlo.

Credo che l’Italia sia un paese dove vivono menti geniali, capaci di affrontare qualsiasi tipo di problema e anche di risolverlo, ma c’è bisogno di capire quale sia il problema, quale sia l’obiettivo e soprattutto quali siano le priorità. 

Se il catasto deve essere lo strumento per combattere l’evasione fiscale allora c’è bisogno di percorrere una determinata strada. Se invece vogliamo gestire meglio l’ambiente che ci circonda e conoscerlo approfonditamente la strada è simile ma diversa. Se invece vogliamo integrare l’utilizzo delle risorse che abbiamo, sempre più scarse e preziose, ci sarà un'altra deviazione da fare. Se invece vogliamo anche pensare a come migliorare il mondo in cui viviamo e che lasceremo ai nostri figli dobbiamo cambiare il percorso ed accettare anche salite impervie e faticose.

Le strade da percorrere possono essere molteplici, tutte diverse e ci portano in differenti situazioni. Ma dobbiamo essere coerenti e dire con chiarezza cosa vogliamo ottenere, poi qualcuno bravo che troverà la soluzione migliore per arrivarci di sicuro ci sarà tra coloro che studiano, pensano e soprattutto hanno dimostrato di saper fare.

 

La prima riforma del catasto è gestire cose che il catasto oggi non considera.

Oggi si gestiscono solo terreni e fabbricati. Bisogna gestire anche tante altre cose. Le infrastrutture, le reti, le risorse come il vento, l’acqua, la geotermia e tanto altro ancora. Va organizzato anche il modo con cui si gestiscono queste cose. 

Parlavamo del gemello digitale. Ebbene, possiamo avere un gemello di tutto quello che ho citato finora ed avere coscienza di come queste risorse non solo possono essere gestite singolarmente, ma anche di come possono interagire tra loro generando sinergie.

Pensate a come organizzare le strade ad esempio. ANAS deve solo garantire la manutenzione del manto stradale o, come credo io, credete che le strade oltre ad essere il luogo dove si muovono le auto sia anche il luogo dove tutti, ogni giorno, si spostano ed operano, scambiano informazioni e vivono una parte importante della loro vita. 

Non è il caso che il Catasto strade sia da mettere in relazione con quello delle reti tecnologiche (sbaglio o lungo le strade passano cavi, tubi e tante altre cose), energetiche (vi dice niente ricarica elettrica), telecomunicazioni (colonnine WiFi) e così via?

Prima di dare il via alla riforma, è opportuno che la politica chiarisca bene quali siano gli obiettivi (questo mi spaventa di più) ma soprattutto quale siano le regole di ingaggio per chi deve trovare una soluzione tecnica e tecnologica che di sicuro esiste, basta definirla e realizzarla (questo è quello che mi spaventa di meno).

Qualche anno dopo la mia prima tesi ne ho scritta un'altra, per la mia seconda laurea, in cui ragionavo su come lo scambio della geo-conoscenza (dati ed informazioni georiferite) potessero essere di grande aiuto alla pubblica amministrazione. 

Ma di questo ne parliamo la prossima volta, ora è prematuro.

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