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La nuova corsa all’oro del clima: rimuovere il carbonio dall’atmosfera

La rimozione del carbonio dall’atmosfera, una tecnologia emergente che sta attirando investimenti miliardari, rappresenta una potenziale risposta al cambiamento climatico. Sostenuta da giganti come Bill Gates e Microsoft, questa soluzione promette di ridurre i gas serra, ma divide esperti e scienziati su efficacia e rischi. Un approfondimento sulle sfide e opportunità di questa nuova frontiera.

Un recente articolo pubblicato sul New York Times da David Gelles e Christopher Flavelle (22 dicembre 2024) offre un’analisi approfondita di uno dei temi più dibattuti nella lotta contro il cambiamento climatico: la tecnologia per la rimozione del carbonio dall’atmosfera.

Il pezzo esplora le promesse, le ambizioni e le controversie legate a un settore emergente che attira miliardi di dollari di investimenti e coinvolge figure di spicco come Bill Gates, Jeff Bezos e altri importanti finanziatori globali.

   

Rimozione del Carbonio: un’industria in forte ascesa

La rimozione del carbonio dall’atmosfera, pur essendo una tecnologia recente e non ancora scalabile, sta diventando un elemento centrale nelle strategie climatiche.

L’attrattiva di questa tecnologia risiede nella sua semplicità intuitiva: eliminare il gas serra principale dall’atmosfera per ridurre il riscaldamento globale. Tuttavia, come sottolineato nell’articolo, non si tratta solo di una questione tecnica: il settore si configura come un’opportunità economica senza precedenti.

Dal 2018, le aziende che sviluppano tecnologie per catturare la CO₂ hanno raccolto oltre 5 miliardi di dollari in investimenti, con nomi importanti come Deep Sky, che ha ricevuto oltre 50 milioni di dollari. Damien Steel, CEO di Deep Sky, afferma: “È la più grande opportunità che abbia visto in 20 anni di venture capital”.

Anche giganti come Microsoft e Google si stanno impegnando, con investimenti collettivi che potrebbero raggiungere i 10 miliardi di dollari entro il prossimo anno. Secondo McKinsey, il mercato della rimozione del carbonio potrebbe valere fino a 1,2 trilioni di dollari entro il 2050.

   

Critiche e Sfide

Nonostante l’entusiasmo degli investitori, le tecnologie di rimozione del carbonio affrontano critiche significative.

Un rapporto delle Nazioni Unite del 2023 sottolinea che queste soluzioni, oltre a essere economicamente e tecnologicamente non provate su larga scala, comportano rischi ambientali e sociali sconosciuti. Alcuni esperti, tra cui l’ex vicepresidente Al Gore, avvertono che queste tecnologie potrebbero distrarre dall’urgenza di ridurre le emissioni alla fonte, continuando a incentivare la produzione di combustibili fossili.

Mark Z. Jacobson, professore di ingegneria civile e ambientale a Stanford, afferma: “La cattura del carbonio aumenterà la produzione di combustibili fossili. Non aiuta affatto il clima”. D’altra parte, molti scienziati ritengono che, anche se si raggiungesse una completa eliminazione delle emissioni, sarà comunque necessario rimuovere il carbonio già accumulato nell’atmosfera.

La rimozione del carbonio rappresenta il ramo più sviluppato della geoingegneria, un campo che comprende anche proposte più speculative, come modificare la chimica degli oceani o riflettere la luce solare con aerosol nella stratosfera. Tuttavia, è la rimozione del carbonio che attira i capitali maggiori. Aziende come Climeworks, in Svizzera, e Svante, in Canada, stanno costruendo impianti su scala sempre più grande, sostenute da investitori di peso come il fondo sovrano di Singapore e grandi compagnie energetiche.

La domanda supera però di gran lunga l’offerta: solo il 4% degli impegni di acquisto di crediti di rimozione del carbonio è stato soddisfatto. Inoltre, i costi sono ancora proibitivi, raggiungendo fino a 1.000 dollari per tonnellata di CO₂ catturata. Perché questa industria possa decollare, i costi dovrebbero scendere sotto i 100 dollari per tonnellata.

   

Conclusioni

L’articolo del New York Times evidenzia come la rimozione del carbonio stia diventando un tema centrale nel dibattito climatico, dividendo il mondo scientifico, politico ed economico. Mentre i sostenitori vedono in questa tecnologia una necessità inevitabile per contrastare il riscaldamento globale, i critici temono che possa rappresentare una pericolosa distrazione dalle soluzioni più urgenti, come la riduzione delle emissioni.

Una cosa è certa: la sfida climatica richiede non solo innovazione tecnologica, ma anche scelte etiche e politiche coraggiose. Questo settore, sebbene ancora in fase iniziale, potrebbe giocare un ruolo chiave nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, a patto che non diventi un alibi per ritardare le azioni necessarie.


Fonte: David Gelles e Christopher Flavelle, “The New Climate Gold Rush: Scrubbing Carbon From the Sky”, The New York Times, 22 dicembre 2024.

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