La normativa UNI per un'impermeabilizzazione a regola d'arte
Le norme tecniche sono strumenti fondamentali per progettare e realizzare sistemi edilizi di alta qualità, conformi e sicuri. In questo articolo, una guida pratica alle norme UNI sul tema dell'impermeabilizzazione.
Il ruolo delle norme tecniche
Le norme tecniche si basano sull’esperienza diretta del mercato e codici di pratica consolidati, e garantiscono un lavoro di qualità e sicuro: per un professionista, avvalersi di tali norme, consente di alzare il livello del proprio progetto, dimostrando di eseguire un lavoro conforme e sicuro, oltre a proteggersi a livello legale.
La normazione mette dunque a disposizione diversi pacchetti di norme che stabiliscono la terminologia, la tipologia e le fasi di installazione di un sistema tecnologico come potrebbero essere le coperture. Tra queste, l’elemento di tenuta è fondamentale per garantire durabilità all’intero edificio.
Definizione di impermeabilizzazione secondo normativa
Se dovessi prendere una qualsiasi norma tecnica di progettazione delle coperture, troverei la seguente definizione di impermeabilizzazione: “azione intrapresa per prevenire il passaggio di acqua da un piano all’altro”.
Quando mi chiedono di parlare di impermeabilizzazione di un edificio lo associo facilmente alla realizzazione del tetto. Eppure, ciò non è del tutto completo.
Infatti, la mia visione distorta deriva dal fatto che in UNI, all’interno della Commissione Tecnica UNI/CT 33 che si occupa di prodotti, processi e sistemi per l’organismo edilizio, il GL 14 dei tetti piani si contrappone al GL 15 delle coperture discontinue. D’altro canto, il GL 14 ha come titolo “Impermeabilizzazioni e coperture continue”, quindi apre a concetti più ampi e a destinazioni d’uso anche al di fuori della sola copertura piana.
Proviamo a vedere come il concetto di impermeabilizzazione viene trattato dalle norme tecniche, partendo proprio dalle coperture perché la fanno da padrone dell’argomento, e cercare di porre riflessioni anche su altre parti dell’edificio.
Coperture: norme e requisiti per l'impermeabilizzazione
Come anticipato, le coperture possono essere classificate in base al materiale di rivestimento, il quale garantisce e concorre alla caratteristica di tenuta all’acqua. L’obiettivo rimane quello previsto dalla definizione di impermeabilizzazione, cioè proteggere l’edificio sottostante dagli agenti atmosferici, in particolare pioggia e neve.
L’evoluzione tecnologica dell’abitare ha contribuito ad ampliare i requisiti tecnici di una copertura, aggiungendo la diminuzione della dispersione termica dell’edificio, la possibilità di utilizzare lo spazio sovrastante come area calpestabile, oppure destinandolo ad alloggiare impianti termoidraulici o pannelli solari. In sintesi, una copertura è un sistema complesso che deve essere progettato, realizzato e mantenuto con grande attenzione grazie anche al supporto di un centinaio di norme tecniche UNI.
Fatto salvo il pacchetto normativo relativo a terminologia e classificazione, gli argomenti principali che si ritrovano nelle norme sono l’elemento portante, l’elemento termoisolante e l’elemento di tenuta. In particolare, la UNI 8627, parte 1 e 2, definisce e classifica gli schemi funzionali delle coperture e diventa un valido riferimento per scegliere una soluzione conforme, mediante una matrice che descrive quali elementi di una copertura sono fondamentali, quali necessari e quali facoltativi.
Questa norma è fortemente collegata con la UNI 8178, la quale fornisce informazioni in merito alla concezione e alla progettazione di elementi e strati. La norma è un valido supporto per il progettista nella scelta di elementi e strati in modo che possano essere compatibili e resistere alle azioni di progetto. In particolare, l’elemento di tenuta ha un valore importantissimo nella realizzazione di una copertura, tanto da avere una norma specifica: la UNI 9307-1 per le coperture continue e la UNI 9308-1 per quelle discontinue.
Se con un manto discontinuo la tenuta all’acqua è facilmente riconducibile dalla pendenza e dal rivestimento, che può avvenire ad esempio con tegole in laterizio, lastre in pietra o elementi metallici, tuttavia il prodotto per eccellenza per garantire l’impermeabilizzazione è la membrana impermeabile. Questa può essere prefabbricata realizzata in materiale bituminoso oppure sintetico. Esistono molte norme tecniche europee armonizzate che determinano i requisiti e la relativa marcatura CE di questi prodotti in base al materiale e alla destinazione d’uso.
Le membrane bituminose rappresentano il prodotto più utilizzato nelle costruzioni per la loro versatilità, facilità di applicazione e durata nel tempo. Esse possono essere realizzate accoppiando una mescola di bitume distillato e polimeri con un'armatura in tessuto non tessuto di poliestere. Allo stesso tempo è possibile trovare come componente anche il bitume naturale o da distillazione da petrolio.
Le membrane sintetiche sono costituite da sostanze plastiche polimeriche come il PVC, il polietilene e l’EPDM. È importante scegliere il materiale corretto in coerenza con il supporto e l’applicazione in cui si dovrà posare. Nei primi mesi del 2025 andrà in Inchiesta Pubblica Finale un progetto di norma che descrive nel dettaglio le corrette operazioni di posa di una membrana prefabbricata. (cod. progetto UNI1610253 – è possibile leggere il testo e inviare commenti attraverso il sito UNI, sezione Normazione).
L’impermeabilizzazione oltre le coperture
Tuttavia, impermeabilizzazione non è sinonimo di sole coperture. Deve essere posta un’attenzione alla gestione dell’acqua anche nei pavimenti e sui muri verticali. Basti pensare alla perdita di una tubazione della cucina, che finisce per creare un disagio estetico e strutturale, oppure all’umidità di risalita che causa il distaccamento dell’intonaco o anche a danni più gravi in tunnel, gallerie o fondazioni.
Spesso si vedono soluzioni fantasiose che tentano di risolvere il problema al momento dell’intervento, ma poi la problematica ritorna inesorabilmente. Questa cosa può essere risolta con una buona progettazione e l’utilizzo di prodotti conformi alla UNI EN 13969, UNI EN 14967, UNI EN 14909 o UNI EN 13967 a seconda dei casi e del materiale scelto.
Le membrane possono essere impiegate anche per l’impermeabilizzazione delle fondazioni. Esistono prodotti appositi che rispondono alle norme europee armonizzate, che comportano marcatura CE e Dichiarazione di Prestazione, come ad esempio la UNI EN 13970.
Un altro caso da approfondire sarebbe il mondo piscine. Questo si avvale di prodotti da costruzione come ad esempio piastrelle, dove la norma di riferimento è la UNI 11493-1, e soprattutto per garantire l’impermeabilità bisogna usare prodotti conformi alla UNI EN 14891.
A una buona progettazione e scelta dei materiali deve corrispondere una competenza nella posa in opera. Ad esempio, le coperture si avvalgono della UNI 11333 e UNI 11418 che descrivono i requisiti di conoscenza e abilità del posatore al fine di qualificarlo mediante un certificato emesso da un organismo di certificazione accreditato in conformità alla UNI EN ISO/IEC 17024, il cosiddetto "Patentino". Tale certificato è riconosciuto come valore premiante all’interno dei CAM Edilizia.
Purtroppo, non ci sono molte norme destinate alla progettazione dell’impermeabilizzazione all’interno di un edificio e anche le esperienze estere non conducono a particolari riferimenti. Si stanno valutando i lavori fatti dall’associazione svizzera degli ingegneri e architetti al fine di riportarli in Italia rielaborandoli secondo la peculiarità dell’edilizia nazionale.
Coperture a verde: la norma di riferimento per l'impermeabilizzazione
Un caso interessante che sta prendendo piede perché garantisce un certo livello di sostenibilità è quello che viene definito in modo semplicistico tetti verdi. Con questo termine sono identificati anche i terrazzi, i balconi, le aiuole sopra i parcheggi, ecc. che accolgono il verde. La progettazione dell’elemento diventa fondamentale in quanto la copertura, o la vasca, deve accogliere oltre all’acqua meteorica anche quella immessa dal sistema per garantire le colture. Per queste soluzioni è possibile avvalersi della UNI 11235 che è un unicum nel panorama normativo europeo. Infatti, l’Italia è stata il primo paese a dotarsi di una norma tecnica per la progettazione e realizzazione di un sistema di copertura a verde.
La UNI 11235 definisce le regole di progettazione, esecuzione, manutenzione e controllo di coperture a verde, con elemento di tenuta realizzato con membrane bituminose, in funzione delle particolari situazioni di destinazione d’uso, di contesto climatico e di contesto edilizio. La norma permette di decidere se realizzare una copertura a verde mediante una attenta analisi del contesto. Viene dato ampio spazio agli aspetti di progettazione a partire dai requisiti da esprimere, tra cui la capacità agronomica e il controllo dell’accumulo idrico. Inoltre, viene stimolata la riflessione sul livello di manutenzione della vegetazione che può essere fatta lungo il ciclo di vita, che comporta tipologie di inverdimento specifiche.
Impermeabilizzanti liquidi: la normativa riferimento
Un altro prodotto che sta trovando sempre più spazio sul mercato è la membrana applicata liquida, a volte chiamata erroneamente resina. Al pari di quelle prefabbricate più storiche, probabilmente è più versatile a molteplici utilizzi su diverse parti dell’edificio.
Seppure consapevoli dell’esistenza di un EAD, i documenti tecnici sviluppati dall’EOTA, l’Italia ha voluto dotarsi di una norma specifica, la UNI 11928-1, che fornisce un utile supporto per i prodotti impermeabilizzanti applicati liquidi.
Essa individua i requisiti e i metodi di prova per tali prodotti, oltre a fornire un piccolo lessico di riconoscimento tra le diverse famiglie presenti sul mercato. Infatti, sul mercato esiste una mole di prodotti ciascuno con la sua peculiarità a partire dal materiale utilizzato. Avere un riferimento che permette un raffronto prestazione all’interno della stessa famiglia di prodotto è importante per garantire maggiore consapevolezza nella soluzione scelta. La UNI 11928-1 è la prima parte di un set di norme che prevede anche una parte relativa alla progettazione, alla posa e alla qualificazione della figura del posatore, ora in fase di elaborazione.
Impermeabilizzazione delle infrastrutture
L’ultimo esempio riguarda le strutture e le infrastrutture. UNI partecipa a un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Horizon Europe dal titolo RoBetArme (Grant Agreement No. 101058731).
Scopo del progetto è di sviluppare una piattaforma robotica cognitiva che affronti l'intera catena di applicazione del calcestruzzo spruzzato per attività autonome di costruzione, manutenzione e monitoraggio delle infrastrutture nel contesto delle Costruzioni 4.0. Il tutto supportato da un sistema avanzato di controllo delle infrastrutture ad alta precisione e in tempo reale attraverso tecnologie abilitate all’intelligenza artificiale e fusione di sensori multimodali. Questo permetterà anche di sviluppare Digital Twin cognitivi e ambienti di simulazione per favorire il monitoraggio e la diagnostica.
La bussola per realizzare il materiale da spruzzare è stata la UNI EN 1504 “Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo”, in particolare la parte 2 sui sistemi di protezione della superficie del calcestruzzo e la parte 3 sulla riparazione strutturale e non strutturale. Il progetto trova la sua realizzazione nell’esempio della galleria infrastrutturale, che per diversi motivi, tra cui le infiltrazioni d’acqua, ha avuto un cedimento del copriferro o di pezzi di calcestruzzo. Attraverso l’utilizzo di sensori avanzati e tecnologie automatizzate, si riesce a ripristinare lo strato di calcestruzzo al fine di tutelare i ferri strutturali dall’attacco di agenti che possono causare danni più gravi. Se poi si aggiungessero prodotti conformi alla UNI EN 14695, è possibile raggiungere prestazioni di tenuta con diverse soluzioni tecniche.
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