Città
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La mia città

In questa città vibrante, ogni passo risuona come un invito a perdersi tra colori e richiami di voci sconosciute. I vicoli si intrecciano in un labirinto di sorrisi e promesse, le piazze esplodono in una festa di luce e curiosità. Bastano venti passi per sentire un respiro collettivo che ispira un’eterna rinascita. Anche il silenzio risuona di storie mai dette.

Esiste un luogo in cui i passi risuonano sotto i portici come fossero percussioni.

Una città viva, dove i vicoli si aprono all’improvviso su piazze inondate di risate, rumore di bicchieri, piccoli rivoli di fumo, rimbombi di portici. E dove la gente corre nelle piazze per andare a vedere, perché basta un soffio di novità per trasformare la sera in un piccolo miracolo.

Dove la notte arriva in punta di piedi, portando i sussurri di chi si incontra per caso. Le finestre illuminate sembrano occhi che raccontano storie mai dimenticate. E la luna è una palla ed il cielo è un biliardo.

Qui, tutto si mescola: il profumo del caffè, della pizza al taglio, della mescita di strada, con le voci di chi fugge o ritorna, con le ombre che si allungano sui muri. E risplende la mela lucidata a mano comprata nel vicolo in centro. E si cerca il giornale strausato da leggere sul banco del bar come se una notizia già letta fosse più dolce.

Ogni porta chiusa nasconde un segreto, ogni panchina attende una confessione.
Non serve il silenzio per comprendere la forza di questo respiro collettivo: basta un saluto, un sorriso regalato senza ragione.

Le insegne illuminate dei negozi, i mattoni scalfiti, i sampietrini irregolari come pietre d’inciampo poste a caso: testimonianze di una perfezione che non abita qui, dove sbocciano incontri inaspettati, tra i gatti che non han padrone come me attorno a me, dove ogni viandante trova il suo posto, anche solo per un’ora o per una vita intera.

C’è chi arriva stanco e trova un abbraccio, chi sogna un nuovo inizio e scopre un compagno di viaggio, e qui anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno.

Le notti stellate regalano riflessi di speranza, e le albe svelano volti che sembravano perduti. Camminare tra queste strade è un continuo ritorno alla memoria. Un viaggio lento, sospeso tra il passato e un futuro che si intravede oltre l’angolo, dove il cuore di un disgraziato con le mani sporche di carbone toccano il culo di una signora mentre due giovani li vediamo rientrare tenendosi per mano.

In ogni lampione tremolante e in ogni passo affrettato, si nasconde un frammento di vita condivisa, mentre dall'alto un angelo biondo, invisibile, ci guarda senza stare nelle processioni.

Ed è così che la città sognata diventa reale: quando ci invita a fermarci, a respirare, a ricordare che siamo parte di una storia più grande di noi. E quando ti rompi puoi sempre tornare a casa a rimetterti in mutande.


Dedicata a Lucio Dalla e alle sue canzoni che sempre mi riportano alla vita vera nella splendida città di Bologna.

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