La metodologia BIM: dalla ricerca applicata alla diffusione della conoscenza

Metodologia e-BIM: il percorso di ricerca

In un precedente saggio si introduceva l’inquadramento generale di e-BIM: un percorso di ricerca indipendente, di base e applicata, sulla metodologia BIM.

Si tratta di un percorso di ricerca realizzato con un approccio sistemico al fine di prospettare una diversa interpretazione del BIM rispetto alla visione corrente che vede la materia isolata nella sola fase della progettazione delle opere. Il percorso è diviso in sei passaggi successivi e in questo saggio si parlerà di quello che allora è stato indicato come il quarto passo: il libro e-BIM.

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Sviluppi innovativi nelle metodologie BIM per il settore edile

Alessandro Tiveron è stato, senza ombra di dubbio, il più grande innovatore italiano nel campo della gestione tecnica della manutenzione edile ed impiantistica dei patrimoni immobiliari (vedi l'appendice nel pdf in allegato). La portata del suo contributo si deve in particolare alla sua straordinaria capacità di attuare concretamente e praticamente le innovazioni prima di formalizzarle da un punto di vista concettuale, legale e contrattuale e, non a caso, il suo motto era “saper fare per far sapere”.

E così oggi sono a ricordare il quarto passaggio del progetto e-BIM, il libro omonimo. Un libro che, seguendo l’insegnamento di mio padre, è frutto dell’attività di ricerca applicata sviluppata nei precedenti tre momenti:

• dalla prima applicazione per la gestione dei dati dei modelli tridimensionali delle stazioni radio base;
• passando per la trasformazione di tutti i servizi web del framework XCASE secondo le specifiche dello standard OpenAPI (OAS 3.0);
• fino all’integrazione con la blockchain per la realizzazione dello smart contract, il contratto digitale basato su parametri dei livelli di servizio (SAL) e delle performance (KPI) attraverso la notarizzazione degli eventi relativi ai passaggi di stato dei processi organizzativi.

Quando ho spiegato: che BIM è definitivamente “la BIM” cioè una metodologia; qual è il significato di interoperabilità per far comprendere come non possa essere in alcun modo espressione dello standard IFC; cosa è il cloud e soprattutto il digital twin e anche come in definitiva solo con la flessibilità si progetta la qualità, ho utilizzato i risultati di anni di ricerca applicata durante i quali ho sedimentato la conoscenza. Tutta l’impostazione ha come base di fondo l’applicazione del “metodo al contrario”, una metodologia di applicazione del processo generativo delle informazioni digitali formalizzata attraverso molteplici esperienze reali di ideazione, sviluppo e applicazione di numerosi sistemi digitali “finalizzati”, ovvero capaci di fornire realmente la determinazione di decisioni.

Per questo e-BIM non è affatto un libro di parole, ma in piena aderenza al motto di Alessandro è frutto di anni di esperienza.

A questo proposito occorre ricordare come la ricerca applicata non sia mai destinata direttamente al business, sia enormemente costosa, richieda passione e sacrificio e anche un atteggiamento visionario e pioneristico. Inoltre, ha un altro aspetto particolare. Se, come accade sovente, è troppo avanzata, solo con la sua diffusione, prima lenta ma poi via via sempre più veloce, molto spesso scopri che solo dopo tanto tempo altre realtà la applicano con interessi commerciali sul mercato. Magari nessuno ti ricorderà o ti riconoscerà alcunché, ma certo questo non può rappresentare un problema per chi ha una simile attitudine alla ricerca e alla innovazione e se il tuo scopo è quello di far sapere per fare bene.

Lo scopo del libro è, quindi, quello di generare chiarezza e soprattutto quello di prospettare le possibilità che il digitale può consentire al settore della costruzione per trasformarne il suo significato ultimo verso un sistema capace di garantire i risultati in termini di performance tecniche, tecnologiche, economiche e di sostenibilità ambientale ed energetica.

Ed ecco perché il sottotitolo di e-BIM è appunto: la metodologia della modellazione informativa in una economia “a risultato”. La finalità ultima, che oramai contraddistingue tutto il mio lavoro, è sempre quella di riportare la tecnica ai bisogni dell’uomo e, in questo caso, ribadire con forza che non progettiamo edifici per un perfetto progetto tridimensionale, né per una costruzione massimamente efficiente.

Progettiamo e realizziamo edifici per il loro uso, un uso antropico, destinato a rappresentare percezioni e per questo influenzare significativamente le attività che al suo interno vengono servite e realizzate.

Con il termine BIM (Building Information Modeling), infatti, si dovrebbe intendere la metodologia della modellazione informativa applicata all’intero ciclo di vita di una costruzione. Il condizionale è d’obbligo perché nonostante diversi tentativi di applicare la metodologia anche alla fase della realizzazione ed altri, veramente acerbi, al tema del facility management operativo, il tema del BIM è isolato nel silo della progettazione e se non saremo capaci di generare una vera e propria rivoluzione della materia sarà difficile venirne fuori.

La realtà è che per BIM correntemente si intende la modellazione tridimensionale parametrica con la corrispondente produzione dei cosiddetti “modelli informativi” e questa è stata sviluppata sulla base dei principi della scienza della costruzione; diversamente “la BIM” sarebbe una metodologia per la modellazione delle informazioni in un contesto digitale e per questo dovrebbe essere evidente che l’ambito applicativo è quello della scienza dell’informazione.

E così la transizione digitale del settore della costruzione ha una disperata necessità di competenze digitali, capaci di prospettare un utilizzo della tecnica finalizzato ai bisogni e alle necessità dell’uomo di performance di uso e a quelle di sostenibilità della costruzione, che non sembra che il mercato sia in grado di coprire. In questo senso è sempre più urgente una nuova visone della costruzione sempre meno orientata alla interpretazione tecnica e più orientata verso una comprensione ecosistemica.

Per questo, la BIM deve essere riferita ad una espressione sistemica e olistica dell’intero processo della costruzione e in questo senso è necessario affermare che tutte le sue fasi: ideazione, progettazione, costruzione, conduzione, gestione, manutenzione, dismissione e demolizione non possono che essere impattate tutte sempre insieme e congiuntamente. E affinché sia veramente una metodologia, e sia veramente applicata per generare le informazioni a favore di tutte le fasi del processo, ogni fase deve avere la sua corretta e coerente collocazione quanto a necessità digitali in relazione a tutte le altre fasi e in un procedimento esaustivo e mai parziale.

e-BIM, che è insieme un libro e un progetto, vuole aprire uno scenario completamente nuovo di conoscenza, prospettando un utilizzo della metodologia molto più elevato perché direttamente collegato alle necessità dell’economia: la scienza della gestione delle risorse scarse e, in particolare alla economia digitale, indicata propriamente con l’acronimo “e-“.

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