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La manutenzione non conviene…perchè non si vede

una proposta social per pretendere la sicurezza delle nostre strade e degli edifici dove viviamo e lavoriamo

Manutenzione e convenienza politica

Accade sempre a seguito di ogni tragico evento che colpisce il nostro paese: polemiche politiche, per lo più strumentali, e dibattiti televisivi dove si ripetono sempre gli stessi concetti: in Italia non si fa corretta manutenzione, prevenire conviene, ecc. ecc.

la manutenzione dei pontiNella grande tragicità del crollo del ponte a Genova che ha provocato tanti morti e causato immensi disagi a molte famiglie, forse anche i non addetti ai lavori (politici e gente comune) hanno finalmente capito che ogni opera realizzata dall’uomo, per poter continuare a “funzionare”, deve essere oggetto di manutenzione e verifiche strutturali supportate da una programmazione economica seria e costante nel tempo.

Non si può sempre rincorrere le emergenze anche se, bisogna riconoscerlo, dal punto di vista politico è conveniente perché ha sempre un grande impatto sui media. I recenti terremoti, soprattutto quello dell’Aquila con il G7, lo hanno ampiamente dimostrato e basterebbe vedere quello che sta accadendo in questi giorni in televisione e sui giornali.
In Italia il patrimonio edilizio non è eterno e soprattutto gli edifici in cemento armato costruiti 50 anni fa dopo il boom economico sono altamente a rischio sia dal punto di visto statico (come il ponte Morandi di Genova) che dal punto di vista sismico.

Perché non si fa manutenzione?

E’ questa la solita domanda che ricorre periodicamente. La risposta è molto semplice. In un epoca dominata dai social media, dove è più importante “apparire” che “essere”, anche la politica si è adeguata e rincorre il consenso popolare con la realizzazione di nuove opere non preoccupandosi della corretta manutenzione del proprio patrimonio edilizio e infrastrutturale. Anzi, quando può, lo concede ai privati senza pretendere adeguate garanzie di sicurezza per noi utenti.
Non entro nel merito del tragico evento di Genova e sarà la magistratura ad appurare tutti i fatti, ma la recente storia del nostro Paese mi porta a pensare che investire in seri programmi di prevenzione non comporta alcuna convenienza politica. Nessuno mai posterebbe una foto sui social media dopo aver effettuato una verifica di sicurezza di un edificio pubblico o di un ponte ferroviario.

Come rendere social la sicurezza delle strutture e delle infrastrutture

Forse sarebbe auspicabile adeguarsi a tutto questo; una proposta concreta potrebbe essere quella di lasciare bene in vista su ogni infrastruttura (ponti, viadotti autostradali, edifici pubblici, ecc.) una targa che indichi la verifica statica e sismica effettuata e il relativo esito positivo per poter essere utilizzato in sicurezza. E’ lo stesso concetto della revisione dell’auto che tutti noi siamo costretti a fare periodicamente. Tutto ciò potrebbe generare un benefico circuito virtuoso in cui ci saranno edifici e infrastrutture che in attesa di essere verificati e certificati (con tanto di targhetta ben visibile), non verrebbero più usati dagli utenti e costringerebbe chi le gestisce a provvedere nel più breve tempo possibile. Sono sicuro che con tale modalità  saremmo più sicuri e si costringerebbero i gestori (pubblici e privati) a fare le dovute verifiche con la  programmazione degli interventi; e anche la politica sarebbe costretta ad adeguarsi.

Purtroppo, come ho già detto, viviamo nell’epoca dei social media e le manutenzioni non possono essere postate su facebook..ma forse la targhetta che certifica la sicurezza dell’edificio o dell’infrastruttura si; saranno gli utenti a decidere se attraversare un ponte senza un’adeguata sicurezza strutturale certificata come è accaduto a Genova.

Nicola Valente

Architetto - Cultore della materia in Statica delle Costruzioni all’Università di Firenze - Presidente Ordine Architetti di Siena

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