La guerra mondiale del Litio
Il mercato del litio è in grande espansione, visto che questo minerale è impiegato per realizzare le batterie delle auto elettriche e dei dispositivi mobili. Questo creerà problemi ambientali, perchè per estrarre una tonnellata di litio servono circa 500mila litri di acqua dolce. Non meno importante la quetione geopolitica, con l'Australia (principale estrattore mondiale) che sta cercando di svincolarsi dalla sua dipendenza dalla Cina.
Il mercato attuale si aggira sugli 8 mld, ma in meno di 10 anni potrebbe valerne più del triplo
L'Australia sta cercando di rompere la sua dipendenza dalla Cina per la lavorazione del litio, il minerale chiave per le batterie delle auto elettriche e dei dispositivi mobili. Attualmente, l'Australia estrae circa il 53% della fornitura mondiale di litio e lo vende principalmente alla Cina per la raffinazione. Tuttavia, il governo australiano vuole creare un'industria di raffinazione del litio nel paese per ridurre l'impatto delle spedizioni, creare posti di lavoro e proteggere le catene di approvvigionamento in mezzo alle crescenti tensioni geopolitiche con la Cina.
Pilbara Minerals, il più grande minatore di litio indipendente in Australia, sta esplorando un nuovo modello di produzione di sostanze chimiche per batterie più vicino ai mercati di vendita come gli Stati Uniti e la Corea del Sud. L'azienda sta lavorando con la società tecnologica Calix per trasformare lo spodumene, un minerale di litio grezzo, in un sale di fosfato di litio utilizzato nella produzione di batterie.
Attualmente, ci sono solo due impianti per la produzione di idrossido di litio a batteria nel paese, e la costruzione di nuovi impianti ha subito ritardi e superamenti dei costi. L'investimento richiesto per stabilire un impianto di raffinazione del litio in Australia è anche molto più alto rispetto alla Cina.
La Cina ha un vantaggio significativo con la sua vasta esperienza nella raffinazione del litio e il controllo sulle strutture di produzione di batterie globali. Gli standard più rigorosi sul posto di lavoro in Australia possono anche rendere più difficile competere con la Cina in termini di prezzi. Nonostante ciò, il governo australiano sta scommettendo sul fatto che i consumatori cercheranno fornitori di litio più affidabili e rispettosi dell'ambiente.
La raffinazione del litio in Australia potrebbe anche consentire al paese di beneficiare dell'Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, che offre prestiti o sussidi a società in paesi con accordi di libero scambio con gli Stati Uniti al fine di ridurre il dominio cinese nel settore delle energie verdi.
Una sfida globale
Con l’industria automobilistica che già deciso di puntare sull’elettricità, con la commissione europea che vorrebbe avere solo sistemi di riscaldamento ad energia elettrica, con la diffusione dei pannelli fotovoltaici … è ineludibile che fino a quando le batterie saranno principalmente realizzate con ioni di litio vi sarà su questo prodotto un’attenzione globale fortissima.
I prezzi del litio sono raddoppiati nel 2018 a causa del costante aumento della domanda, fortemente influenzata dalle stime dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA) che ha previsto 125 milioni veicoli elettrici nel mondo entro il 2030, a dispetto di circa 3 milioni dell'inizio del 2018.
Australia, Cile e Cina producono il 90% del litio mondiale, con un mercato che si aggira sugli 8 miliardi di dollari oggi ma che si stima sarà di circa 20 miliardi nel 2030.
Oltre alla Cina e all’Australia i principali produttori di litio sono il Cile, con le miniere nel Salar de Atacama, l'Argentina con vaste riserve nel Salar del Hombre Muerto e in altre regioni, lo Zimbabwe, grazie alle sue ricche riserve di litio nel Salar del Rincón e in altre zone. Importanti anche Brasile e con quote minori Portogallo e USA.
È chiaro che quindi oggi i due protagonisti dell’economia mondiale - USA e CINA - cerchino di esercitare un controllo sulle miniere di litio in tutto il mondo.
Controllo attraverso pressioni commerciali - per esempio limitando il commercio di altri prodotti - e politiche.
Un problema ambientale
Questa pressione per l’oro giallo ovviamente genera interessi economici enormi, che portano a grandi problemi ambientali per i territori in cui il litio viene estratto.
Tra questi ricordiamo: utilizzo di grande quantità di acqua e relativo inquinamento; potenziale aumento delle emissioni di anidride carbonica; produzione di grandi quantità di scorie minerarie; aumento di problemi respiratori; alterazione del ciclo idrologico.
L'estrazione del litio è un processo complesso che può durare da otto mesi fino a tre anni. Si inizia con la perforazione di un foro e il pompaggio della salamoia in superficie. I minerali estratti vengono poi lasciati all'aperto per evaporare, creando una miscela di minerali che viene filtrata. Questo processo richiede una quantità significativa di acqua, si stima che per estrarre una tonnellata di litio siano necessari circa 500.000 litri d'acqua, che ha un impatto sulle comunità locali e sulle risorse idriche. Ad esempio, nel Salar de Atacama in Cile, l'estrazione del litio ha causato una significativa riduzione delle riserve di acqua dolce nella regione, causando problemi agli agricoltori locali.
Una ricerca diffusa da Roskill - il colosso dell'analisi e della valutazione del mercato dei minerali - evidenzia infatti che l'aumento della domanda di litio potrebbe far triplicare - con le varie fasi di estrazione, produzione, trasporto e fabbricazione - entro il 2025 le emissioni di CO2 e addirittura farle crescere di un fattore sei entro il 2030
Il riciclo degli ioni di litio è un'alternativa in via di sviluppo, ma presenta anche delle sfide. Dispositivi elettronici dismessi con batterie al litio possono finire in discariche, causando la dispersione di metalli tossici e fluidi ionici nelle risorse idriche sotterranee. Inoltre, ci sono stati casi di incendi negli impianti di riciclaggio a causa dello stoccaggio improprio delle batterie agli ioni di litio. La mancanza di trasparenza sulle composizioni delle batterie rende il processo di riciclo complesso.
Insomma, il tema dell’elettrificazione di mobilità e comfort non è così privo di ombre. Speriamo di non avere semplicemente spostato il problema dal petrolio alle terre rare.
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