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La fotografia delle scuole italiane: numeri, criticità e soluzioni per il dopo emergenza

Il conto alla rovescia per la riapertura delle scuole in sicurezza è iniziato, ma il punto cardine è anche l’edilizia scolastica. Cosa sappiamo esattamente? E quali soluzioni sono al vaglio degli esperti?

In questi ultimi mesi il tema della scuola è stato al centro del dibattito e l’emergenza coronavirus ha evidenziato una serie di problemi che in realtà conoscevamo da anni.

Il conto alla rovescia per la riapertura in sicurezza prevista per settembre è iniziato, ma il punto cardine è anche l’edilizia scolastica.

Ecco, l’edilizia scolastica. Cosa sappiamo esattamente? 

E quali soluzioni si prospettano in vista di settembre?

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Le scuole italiane: un patrimonio enorme e disomogeneo

La Fondazione Agnelli da diversi anni concentra le proprie attività di ricerca sui temi dell’education. Il Rapporto sull’edilizia scolastica presentato lo scorso novembre, fornisce un quadro dettagliato dello stato in cui versano le scuole italiane: quante sono, a che epoca risalgono, come sono state costruite e quali problemi presentano.

Il documento si basa sui dati dell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (AES) del Ministero dell’Istruzione, prevalentemente (ma non sempre) quelli aggiornati al 2018. Il data base negli ultimi anni è arrivato a un buon tasso di copertura degli edifici scolastici, infatti il 98,7% delle oltre 8.000 istituzioni scolastiche dell’a.s. 2018-19 è presente nella banca dati, nel 2016 il tasso di copertura era del 93%.

Edifici scolastici: quanti sono, età media e tipologia

In Italia ci sono 39.079 edifici scolastici statali, escludendo quelli delle Province autonome di Bolzano e Trento e della Regione Valle d’Aosta, nonché gli immobili che ospitano scuole paritarie.

Stiamo parlando di un patrimonio edificato di circa 150 milioni di metri quadri, frequentato da circa 8 milioni di studenti, un milione di docenti e oltre 200mila amministrativi, tecnici e ausiliari.

Numerosi edifici includono al loro interno scuole di gradi e ordini diversi: quelle dell’infanzia, le primarie e le medie, a esempio, occupano quasi l’83% del totale.

Oltre a quelle statali e alle sedi universitarie, in Italia ci sono più di 12mila scuole paritarie in cui studiano 950mila studenti e insegnano 200mila docenti.

 

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Per la maggioranza degli edifici, il 59% del totale, si conosce con precisione l’anno di costruzione, per il 37% è invece nota solo l’epoca storica in cui è avvenuta la costruzione: a esempio, l’epoca 1961-75. Rimane un 4% circa di edifici scolastici presenti nell’AES per i quali ancora non si dispone di alcuna informazione, in numeri assoluti si tratta di circa 1.500 edifici “senza età”.


Più in generale, si può dire che la metà delle scuole è stata costruita tra l’inizio degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta del secolo scorso e hanno un’età media di circa 52 anni. Tuttavia ci sono Regioni in cui gli edifici sono mediamente più vecchi: in Liguria l’età sale a 75 anni, in Piemonte 64, in Toscana ed Emilia-Romagna 56, mentre in Lombardia 55.

Quelli più datati e ancora in servizio oggi, risalgono a prima del 1900 e sono il 4% di quelli di cui si conosce il periodo di costruzione. Di questi, solo il 30% è stato costruito per uso scolastico, il restante 70 è stato riadattato anche in epoche lontane. Dove si trovano? Più della metà è in Piemonte, in Lombardia e in Liguria.

Cemento armato e muratura: come sono fatte le scuole del nostro Paese

Il 62 per cento degli edifici presenta un’ossatura portante costituita da pilastri e travi in cemento armato, mentre la seconda tipologia più frequente, il 40 per cento, è quella della muratura portante: si tratta di strutture murarie costituite da diversi elementi come pietra e laterizio con malta o altro materiale cementante.

Le altre tipologie di strutture portanti interessano minoranze più esigue di edifici: meno del dieci per cento, a esempio, è costituito da strutture prefabbricate.

Barriere architettoniche e consumi energetici: le scuole sono inclusive e sostenibili?

In questi anni il 75 per cento delle scuole ha adottato differenti misure per abbattere le barriere architettoniche, anche se una buona parte non è ancora adeguatamente attrezzata per assicurare la totale accessibilità da parte degli alunni con disabilità.

Nel dettaglio, il 61% degli edifici ha rampe di accesso esterno della giusta pendenza, il 54% ha servizi igienici specifici per disabili, ma solo il 26% possiede un ascensore per il loro trasporto.

Sul fronte dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale, il 59 per cento delle scuole ha adottato uno o più accorgimenti per il contenimento dei consumi di energia, tuttavia sono ancora numerosi quelli poco efficienti che così fanno lievitare le spese per la climatizzazione delle aule e degli ambienti.

Più in dettaglio:

  • Il 38 % ha installato doppi vetri o doppi serramenti
  • Il 36% presenta la zonizzazione dell’impianto termico
  • Il 26 % ha messo i pannelli solari
  • Il 22,5% ha l’isolamento delle coperture
  • Il 12% ha le pareti esterne isolate
  • Il 5% del totale ha adottato altri accorgimenti 

I problemi strutturali degli edifici scolastici 

Stando ai dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica del 2016, secondo le segnalazioni dei tecnici degli enti proprietari (Comuni per scuole primarie e medie / Città metropolitane o province per le superiori) almeno l’8,6% dei 36mila edifici censiti quattro anni fa presentavano uno o più problemi strutturali seri, ossia una qualche compromissione delle strutture portanti verticali o dei solai o delle coperture.

La tabella seguente riporta la tipologia dei danni di tali edifici, per i quali, come si legge nel rapporto della Fondazione Agnelli, i tecnici incaricati dagli enti proprietari hanno giudicato lo stato di compromissione così grave da richiedere un intervento di rifacimento parziale o totale della struttura oppure delle coperture. 

 

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Avviare una stagione di nuove costruzioni scolastiche? Meglio riqualificare 

Considerato il “rigido inverno demografico” italiano, il Rapporto invita a concentrarsi sulla ristrutturazione e riqualificazione delle costruzioni esistenti, mentre la realizzazione di nuovi poli scolastici dovrebbe ridursi a casi eccezionali. Basti pensare che negli ultimi cinque anni la scuola ha perso quasi 300mila alunni e da qui al 2030 saliranno a oltre un milione gli studenti in meno

Ovviamente, bisogna tenere in considerazione anche il fattore economico: sulla base dei costi di Torino fa Scuola, (circa 1.350 euro al metro quadro, Iva esclusa), per rinnovare i quasi 40mila edifici scolastici italiani, servirebbero intorno ai 200 miliardi di euro. Una cifra enorme, che richiede una programmazione nel tempo, almeno vent’anni, una selezione accurata degli interventi prioritari e una continuità politica dei Governi.

In classe a settembre? Le soluzioni nell’immediato 

E nel frattempo cosa si sta facendo? 

La ministra all’Istruzione Lucia Azzolina ha nominato un comitato di 18 esperti guidato dal professore Patrizio Bianchi, incaricato di trovare le soluzioni per tornare in classe in sicurezza passata l’estate. Partendo dal presupposto che si cercherà di non superare i 10 alunni nella scuola dell’infanzia e i 15 alle elementari, medie e superiori, il gruppo di esperti ha elaborato le prime proposte.

Per le superiori l’opzione più valida sembrerebbe quella di dividere le classi in gruppi, con una parte in presenza e una distanza, mentre si fa sempre più concreta l’ipotesi di utilizzare altri spazi della città come parchi, musei, cinema, oratori e biblioteche. Anche i cortili delle scuole potrebbero essere usati per allestire strutture prefabbricate e temporanee, per lo meno fino a che le temperature saranno miti.

Il Miur d’altronde, ha più volte fatto capire che toccherà in gran parte ai presidi trovare soluzioni, mentre saranno i Comuni a dover cercare aule e spazi alternativi agli edifici scolastici.

 

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Scuola: le proposte della task force per riaprire le scuole

L'architetto Giulio Ceppi, componente del Gruppo di esperti scelti dalla ministra Azzolina, racconta quali siano le ipotesi per riaprire in sicurezza. Oltre agli interventi nell'immediato, si sta lavorando a un più ampio piano di riforma che include didattica ed edilizia scolastica. 

>>> I dettagli nell'intervista

 

La riapertura tra scuole diffuse, sconfinate e strade scolastiche 

A Milano a esempio, si sta mappando il territorio per capire quali spazi usare nei prossimi mesi estivi che, come suggerito dall’assessore all’edilizia scolastica Paolo Limonta, potrebbero essere utilizzati anche per le attività didattiche. Il Comune sta valutando l’ipotesi di realizzare strutture agili, tipo gazebo, ma più strutturate che possano essere posizionate nei cortili o nei giardini delle scuole. In alternativa l’idea è quella di sfruttare spazi culturali e teatri che hanno un giardino, possibilmente vicini agli edifici scolastici, secondo la filosofia che i bambini dovranno trovare questi luoghi a 15 minuti a piedi dalle loro abitazioni. 

Non solo, in queste settimane si è anche parlato di “strade scolastiche”.

L’’Assessora all’Educazione e Istruzione Laura Galimberti, intervenendo all’ultima edizione di Milano Arch Week, ha ricordato che il significato di scuole aperte è proprio quello di poter imparare al di fuori del recinto delle scuole stesse, anzi si potrebbero istituire “strade scolastiche”, aree esterne agli edifici riservate all’ingresso e all’uscita degli studenti, da un lato una necessità per evitare assembramenti, dall’altro un’opportunità, per ripensare gli spazi urbani.

In senso lato si potrebbe pensare a una “scuola sconfinata” come l’ha definita Gabriele Pasqui, ordinario di Urbanistica e docente di politiche urbane al Politecnico di Milano. Per il professore la “scuola sconfinata” è quella che si fa compenetrare nella città e che entra nel tessuto urbano, per questo occorre mappare con cura gli edifici esistenti e quelli sotto utilizzati, figli del baby boom. Anzi, usare le scuole come “hub territoriali”, capaci di costruire progetti integrati con un’idea diversa di fare scuola, rispetto al territorio e alle sue potenzialità. 

I cantieri nelle scuole: interventi di edilizia leggera, manutenzione ed efficientamento energetico

Nel frattempo, a fine aprile sono ripartiti i cantieri dell’edilizia scolastica che erano già stati avviati e poi fermati per l’emergenza. 

I prossimi interventi dovrebbero andare verso quella che viene definita edilizia leggera per rinnovare o costruire nuovi spazi, allestire strutture temporanee e consentire con pochi mesi di cantiere, di recuperare aule, piani e parti di edificio inutilizzati. 

Inoltre, come ricordato dalla ministra Azzolina in audizione alla Camera qualche giorno fa, nel Decreto Rilancio il Governo ha stanziato più di un miliardo e mezzo per la scuola, di cui 30 milioni per gli enti locali per interventi di edilizia scolastica «leggera».

La ministra ha anche evidenziato che sono state previste misure di semplificazione, per consentire di operare velocemente, eliminando i numerosi e farraginosi passaggi burocratici. In ultimo, è stato dato il via libera allo stanziamento di 855 milioni di euro per il finanziamento di interventi di manutenzione straordinaria ed efficientemente energetico delle scuole superiori di competenza di Province e Città Metropolitane, soldi che potranno essere assegnati rapidamente e trasformarsi quanto prima in cantieri. 

 

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Edilizia scolastica e sicurezza: riepilogo fondi, stanziamenti e agevolazioni negli ultimi provvedimenti

Il Decreto Cura Italia e il Decreto Rilancio contengono svariate misure di interesse per l'edilizia scolastica. Da sottolineare anche il Piano Scuola del MIUR con oltre 400 milioni per la banda ultralarga.

>>> L'approfondimento