La fine del Capitolato Informativo autoreferenziale
Una nota del prof. Angelo Ciribini su come, alla luce del nuovo Codice degli Appalti, dovrebbe essere strutturato il Capitolato Informativo e l'Atto dell'Organizzazione.
Nuovo Codice degli Appalti: quali cambiamenti per il Capitolato Informativo e Atto Organizzativo?
Il Codice dei Contratti Pubblici, D. Lgs. 36/2023, pone sostanzialmente fine alla ricorrente situazione per cui, nei documenti relativi ai processi di affidamento dei contratti pubblici relativi ai servizi di ingegneria e di architettura e di lavori, con o senza bando, oltre che alle forniture, ivi incluse le forme partenariali della locazione finanziaria e del contratto di disponibilità, figurava un cosiddetto capitolato informativo (CI), la cui genesi appariva autoreferenziale, nel senso che era redatto come documento specifico.
In altre parole, il CI risultava, e risulta, come un documento incluso nella documentazione della procedura competitiva o della procedura di affidamento senza bando o eventualmente diretta, talora correlato allo schema di contratto, redatto per l’occasione senza un collegamento con un processo precedente.
A dir la verità, le analisi svolte dal principale osservatorio nazionale sulle gare di appalto e sulle concessioni, pertinenti all’argomento, avevano già messo in evidenza persino una frequente ricorrenza dell'assenza del CI medesimo, denotando una focalizzazione esclusiva delle stazioni appaltanti e degli enti concedenti sulla produzione dei modelli informativi, senza una determinazione preventiva di necessità e di regole.
La qual cosa denotava una certa comprensione parziale del tema: senza contare il cospicuo ammontare di CI semplicemente emulati da altre situazioni precedenti, in maniera sostanzialmente acritica, ovvero, all’opposto, testi roboanti dal carattere sostanzialmente velleitario.
Tra l’altro, la locuzione «modello informativo», non pare essere mai stata considerata rispetto alla nozione stessa di modellistica, inducendo alla lettura riduzionista della modellazione quale rappresentazione tridimensionale parametrica, priva di un corredo alfa numerico adeguato, in luogo di considerare la questione sotto il punto di vista sia della simulazione (e degli algoritmi relativi) sia delle basi di dati relazionali.
È, peraltro, giunto il tempo di fuoriuscire da una circoscrizione della transizione digitale al famigerato acronimo BIM, per ricondurre il tema nel dominio della Data Science, oltreché della Information & Communication Technology, pena smarrire le potenzialità reali della sfida digitale e ridurre il tutto a un approccio senza esiti prospettici significativi.
Ciò che, infatti, non di rado manca sta in una assenza di consapevolezza del processo e di cultura del dato, per risolvere il tutto in funzionalità di specifici strumenti, la cui essenza, nella ottica dell’ingegneria dell’informazione, sfugge a operatori del settore dell’ambiente costruito.
Lo stesso scarso approfondimento di molti operatori in merito a schemi di interoperabilità che hanno, peraltro, valenze molto superiori alla generazione di contenitori informativi in formato neutro, lo testimonia.
Al contrario, negli ecosistemi digitali, l’impossibilità di sfruttare il dato, strutturato o meno, in maniera connessa sancisce sostanzialmente un fallimento nel medio termine: serve, dunque, un altro modo di vedere e di agire.
Il passaggio trasformativo accade in virtù di due prescrizioni cruciali: la prima attiene alla ridefinizione dell’atto dell’organizzazione, la seconda all’introduzione del CI entro il documento di indirizzo della progettazione (DIP) e alla sua iterazione entro i due livelli di progettazione.
Anzi: a dirla tutta, in termini facoltativi, il Codice suggerisce, non impone, che dati strutturati siano richiesti e/o presenti già nel quadro esigenziale (QE) e nel documento di fattibilità delle alternative progettuali (DOCFAP), se non persino nella programmazione pluriennale degli investimenti, nella logica del GEOBIM e dei modelli informativi tridimensionali delle città e dei territori.
Atto dell'Organizzazione: quale struttura?
L’atto dell’organizzazione comporta, infatti, che la stazione appaltante o l’ente concedente abbia configurato e implementato un vero e proprio sistema di gestione informativa digitale che definisca, tra le altre cose, in maniera sempre più computazionale e strutturata, i requisiti informativi organizzativi (OIR) e i requisiti informativi patrimoniali (AIR).
L’atto dell’organizzazione dovrebbe essere così strutturato
0. Politica Strategica per la Gestione Informativa Digitale
1. Configurazione dell’Ambiente di Condivisione dei Dati della Organizzazione
2. Interoperabilità con l’eventuale Sistema di Gestione della Sicurezza della Informazione
3. Interoperabilità tra la Piattaforma di Approvvigionamento Digitale, l’Ambiente di Condivisione dei Dati, l’Anagrafe Patrimoniale e il Sistema di Rendicontazione
4. Obiettivi informativi e usi della modellazione informativa
5. Ruoli, Responsabilità e Autorità
6. Mansionari relativi ai Profili Professionali inerenti alla Gestione Informativa Digitale
7. Mappe dei Processi Gestionali Digitalizzati
8. Procedure Gestionali dei Processi Gestionali Digitalizzati
9. Programma di Formazione delle Risorse Umane
10. Criteri di Reclutamento e di Qualificazione dei Profili Professionali
11. Piano degli Investimenti Strumentali
12. Definizione degli Obiettivi Informativi, dei BIM Use e degli Indicatori Prestazionali
13. Definizione dei Requisiti Informativi Organizzativi
14. Definizione dei Requisiti Informativi Patrimoniali
15. Modalità di Transizione verso i Requisiti Informativi di Progetto (Investimento) e il Capitolato Informativo
16. Integrazione del Sistema di Gestione in oggetto con altri Sistemi Gestionali
17. Linee Guida
In realtà, come risulta evidente anche dalle risultanze della consulenza strategica che l’Università degli Studi di Brescia eroga a supporto di importanti amministrazioni pubbliche, all’interno di una dialettica tra dimensione orizzontale della organizzazione e dimensione verticale del progetto/procedimento, sono proprio gli OIR e gli AIR che permeano l’evoluzione e l’interoperabilità del sistema gestionale dato dal documento programmatico, dal bilancio previsionale e dal programma pluriennale/elenco annuale nei confronti proprio dei requisiti informativi sopraddetti, destinati, in una ottica geo-spaziale, cosiddetta, come ricordato in precedenza, GEOBIM (GIS+BIM), ad abilitarne forme sempre meno documentali e sempre più governate dai dati, anche in funzione della diffusione dei modelli informativi geografici tridimensionali delle città e dei territori.
Questa notazione indica, pertanto, che il CI, quale esito finale di un processo, così come i requisiti informativi che lo precedono, sia destinato a trasformarsi nel tempo da documento a dispositivo, a strumento, come già dimostrato da alcuni applicativi.
Sotto questo profilo, non solo si comprende meglio il ruolo degli OIR e degli AIR, previsti dalla serie normativa internazionale UNI EN ISO 19650, nella articolazione tra portafoglio, programmi e progetti descritta nella norma UNI ISO 21502, ma pure appare più chiaro il significato dei requisiti informativi di investimento (PIR), che gemmano, coi requisiti informativi di scambio (EIR), i CI rivolti alla singola fase del progetto/procedimento.
In definitiva, mentre gli OIR pertengono alla sfera generale dei fini dell’amministrazione, sia pure declinabili nei programmi di investimento, nei portafogli di interventi e nei singoli progetti/procedimenti, gli AIR assumono la doppia valenza di riguardare la strategia complessiva patrimoniale e i risvolti concernenti lo specifico progetto/procedimento.
I PIR investono, in seguito, l’intero spettro delle.
D’altra parte, la stessa norma UNI ISO 21502 enfatizza, accanto al progetto vero e proprio, i cosiddetti pre-progetto e post-progetto.
Da questo punto di vista, il CI autoreferenziale, oggi ampiamente praticato, non avrebbe più senso di esistere.
Capitolato Informativo: quale struttura?
La struttura di un CI dovrebbe essere, perciò, così configurata:
1. Sezione Strategica
1.0 Scopo del documento
1.1 Introduzione: Sviluppo dei Requisiti Informativi
1.2 Descrizione del procedimento tecnico-amministrativo o progetto (Project)
1.3 Gestione del Progetto, del Rischio e dell'Informazione (Project Risk & Information Management)
1.4 Gestione informativa digitale, modellazione informativa e modalità di rendicontazione del soggetto attuatore
1.5 Definizione dei Requisiti Informativi Organizzativi (OIR)
1.6 Definizione dei Requisiti Informativi Patrimoniali (AIR)
1.7 Definizione dei Requisiti Informativi relativi allo specifico Investimento (PIR)
2. Sezione Procedurale
2.1 Criteri di gestione digitale del procedimento tecnico-amministrativo o progetto
2.3 Prevalenza contrattuale dei contenitori informativi
2.4 Capitolato informativo, Offerta e Piano di Gestione Informativa
2.5 Terminologia, acronimi e glossario
2.6 Riferimenti legislativi
2.7 Riferimenti normativi
3. Sezione Finalistica
3.1 Premessa
3.3 Specifiche degli Usi
4. Sezione Gestionale
4.1 Gestione contrattuale delle infrastrutture di condivisione dei dati e dei documenti dell’organizzazione e del progetto/procedimento
4.1.1 Configurazione dei flussi informativi nell'Ambiente di Condivisione dei Dati
4.1.2 Articolazione della/e soluzione tecnica/he
4.1.3 Diritti di accesso del Soggetto Proponente nell'esecuzione del contratto
4.2 Configurazione dei flussi di lavoro
4.3 Definizione dei modelli informativi richiesti
4.4 Definizione degli altri contenitori informativi richiesti
4.5 Sviluppo temporale della gestione informativa
4.5.1 Sviluppo della Progettazione abilitata digitalmente
4.5.2 Sviluppo della Verifica e validazione del progetto abilitate digitalmente
4.5.3 Sviluppo del Coordinamento per la Sicurezza abilitato digitalmente
4.5.4 Sviluppo della Realizzazione abilitata digitalmente
4.5.5 Sviluppo del Collaudo Tecnico-Amministrativo abilitato digitalmente
4.5.6 Sviluppo del Soft Landings digitalmente supportato
4.6 Evoluzione della gestione informativa digitale
4.6.1 Gestione dei livelli di fabbisogno informativo
4.6.2 Gestione della transizione dei contenitori informativi
4.6.3 Scadenze temporali di consegna dei contenitori informativi
4.7 Coordinamento, verifica e controllo della gestione informativa digitale
4.8 Criteri di gestione della sicurezza dei contenuti informativi
4.9 Criteri di gestione della proprietà dei modelli informativi
4.10 Registro dei rischi
4.11 Processo evolutivo del Capitolato Informativo nelle diverse fasi del progetto/procedimento
5. Sezione Organizzativa
5.1 Struttura di scomposizione della commessa
5.1.1 Articolazione dei Soggetti per le diverse fasi procedimentali
5.2 Definizione dei profili e dei ruoli professionali
5.2.1 Ruoli e profili professionali nel corso della progettazione
5.2.2 Ruoli e profili professionali nel corso dell'esecuzione
5.3 Articolazione della matrice delle responsabilità
6. Sezione Tecnica
6.1 Modelli informativi relativi allo stato dei luoghi e dei cespiti e anagrafe digitale
6.2 Caratteristiche delle infrastrutture di condivisione dei dati e dei documenti
6.3 Caratteristiche e prestazioni dell'infrastruttura hardware
6.3.1 Caratteristiche e prestazioni dell'hardware in carico al Soggetto Proponente
6.3.2 Caratteristiche e prestazioni dell'hardware in carico al Soggetto Incaricato Principale
6.4 Caratteristiche e prestazioni dell'infrastruttura software
6.4.1 Caratteristiche e prestazioni del software in carico al Soggetto Proponente
6.4.2 Caratteristiche e prestazioni del software in carico al Soggetto Incaricato Principale
6.5 Protocolli e modalità di fornitura dei dati
6.5.1 Documentazione e formati di fornitura messi a disposizione dal Soggetto Proponente
6.5.2 Formati di fornitura richiesti al Soggetto Incaricato Principale
6.5.3 Criteri per l’interoperabilità /modalità di esportazione dei contenitori informativi
6.5.4 Sistema comune di coordinate e specifiche di riferimento
6.6 Protocolli e modalità di scambio dei dati
6.7 Sistemi di classificazione e di codificazione delle entità informative
7. Allegati
7.1 Struttura dell’Offerta di Gestione Informativa
7.2 Struttura del Piano di Gestione Informativa
7.3 Struttura dei Piani e dei Programmi di Consegna
7.4 Struttura dei Rapporti
7.5 Struttura del Registro dei Rischi
7.6 Struttura della Matrice delle Responsabilità
Di fatto, la gestione informativa digitale, come espressione dell’Information Management, non potrà che essere declinata assieme al Project e al Risk Management, come palesemente indicato nel rapporto tecnico UNI 11337-2, citato esplicitamente dal Codice quale utile riferimento, e nei successivi rapporti tecnici su Information & Project Management e Information & Risk Management che UNI sta varando.
Se ciò non fosse sufficiente a dimostrare l’obsolescenza di un approccio storicamente legittimato, ma sempre più inattuale, il Codice ha introdotto, anzitutto, l’obbligo di fare sì che il CI sia parte integrante, strettamente connessa ai requisiti contenutistici, del DIP.
Si rammenti che i Client’s Information Requirements nascono, nel Regno Unito, successivamente al BIM Execution Plan sorto all’interno degli Stati Uniti, poiché le tecnologie di BIM Authoring hanno preceduto quelle di BIM Clientship, proprio per disciplinare un processo di produzione dei modelli informativi altrimenti disordinato.
Il grave disallineamento tra DIP o DPP e CI era parso, in effetti, particolarmente evidente nei concorsi di progettazione, mentre, ad esempio, nelle prassi internazionali di committenza di presidî ospedalieri i due aspetti erano affrontati computazionalmente in modo sinergico, ma è evidente che, per dirla in altro modo, Employer’s Requirements ed Employer’s Information Requirements non possano essere disgiunti, così come sancisce il ruolo del DIP nella verifica contestuale e nella validazione dei progetti entro l’Ambiente di Condivisione dei Dati (AcDat), ormai della stazione appaltante oppure dell’ente concedente.
Ciò, naturalmente, responsabilizza ulteriormente il Responsabile Unico di Progetto (RUP) e i suoi Responsabili di Fase Procedimentale, di là della presenza, nell’amministrazione, di CDE Manager e di BIM Manager, e nell’unità di supporto, di BIM Coordinator.
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