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La direzione lavori nelle ristrutturazioni degli edifici esistenti in muratura: metodi, esperienze e consigli tecnici

Questa memoria si prefigge di fornire un quadro il più possibile completo di come il nostro studio ha affinato nel tempo, tra successi e fallimenti, la direzione lavori nel campo della ristrutturazione degli edifici esistenti. È una vera e propria arte che necessita, come cercheremo di fare intuire nel testo, un grande spirito collaborativo e di condivisione tra le figure competenti presenti in cantiere, nessuna più importante dell’altra e tutte indispensabili per raggiungere l’obiettivo.

Considerazioni generali sulla direzione lavori dell’ingegnere strutturista in cantiere, "secondo noi"

Noi ingegneri civili sappiamo quanto la direzione lavori in cantiere sia importante nel caso delle nuove costruzioni ma possiamo senza dubbio dire che lo è ancora di più per le ristrutturazioni degli edifici esistenti in muratura. Per quanto il lavoro sia piccolo, c’è sempre in cantiere una sorpresa che necessita di una decisione più o meno difficile e creativa.

È proprio nel caso delle ristrutturazioni che si vede come la costruzione dell’architettura sia sempre un prototipo e come non ci sia mai una situazione uguale all’altra. È quindi importante mettersi in ascolto della struttura, cercare di capire quelle che sono state le sue trasformazioni nel tempo, “leggere” tra le fughe dei mattoni e mettersi anche a disposizione delle maestranze che lavorano in cantiere per trovare insieme le soluzioni più idonee.

A questo proposito, mi vengono in mente gli insegnamenti sulla lettura dei dissesti statici del Prof. Ing. Giuseppe Tosti di Perugia (venuto purtroppo a mancare recentemente) che la mia attuale collaboratrice Ing. Maria Chiara Gatti mi ha in parte trasmesso, avendo fatto tesi e tirocinio presso il suo studio per circa due anni.

Il “battere” la muratura con il martello per capire quali sono le parti sotto carico e quelle scariche e cercare di visualizzare così i flussi delle forze o usare la lente di ingrandimento per vedere all’interno delle fessurazioni per datarne la formazione, rimanda all’attività del medico che diagnostica una malattia al paziente.

Figura 1 – Gli strumenti per la lettura dello stato fessurativo del Prof. Tosti
Figura 1 – Gli strumenti per la lettura dello stato fessurativo del Prof. Tosti (Studio Marco Peroni Ingegneria)

    

Questi concetti e molti altri insieme a tavole, foto e particolari costruttivi sono riuniti nello splendido suo testo Salviamo il Salvabile edito da Celid (1998) che consiglio vivamente di riuscire a reperire in qualche modo e leggerlo con attenzione.

Le decisioni del cantiere saranno spesso collegiali, prese tra i tecnici dell’impresa e il progettista che non si deve quindi ergere a maestro che possiede una inconfutabile verità ma che mette la sua esperienza sul piatto insieme a quella della Ditta appaltatrice che, a sua volta, deve coniugare le scelte tecniche con quelle economiche e di tempistica.

Molto spesso le nostre decisioni andranno prese in funzione della reperibilità dei materiali sul mercato, della velocità nel reperirli rispetto alle tempistiche di cantiere e alle scadenze. E anche della possibilità di montare in situ certi elementi che possono risultare, per esempio, troppo pesanti per muoverli in spazi ristretti o impediti da ingombranti impalcature.

Bisogna quindi essere duttili e disponibili a modificare il nostro progetto almeno nei suoi particolari e mettere in conto qualche variante non sostanziale a fine lavori.

E, non in ultimo, e lo esplicheremo in questo articolo, sono quanto mai importanti gli schizzi, spesso disegnati sulle assi dei casseri o in baracca di cantiere disegnati all’istante per prendere decisioni immediate e spiegare o sintetizzare le scelte prese in riunione. È una cosa, questa, in cui io credo moltissimo!

Ai giovani ingegneri che si lamentano di non sapere disegnare a mano libera (ne ho avuto esperienza in studio con alcuni dei miei collaboratori) dico di provare a prendere un foglio bianco e trovare il coraggio per disegnare in 3D un particolare: “All’inizio sarà magari difficile ma col tempo, prendendo confidenza e sfruttando e allenando la vostra immaginazione, riuscirete nell’intento”.

Non è necessario essere artisti, anzi spesso qualche linea sintetica è più espressiva di un bel disegno pretestuoso; teniamo conto che in cantiere serve trasmettere quello che abbiamo in mente e il mezzo visivo è spesso il modo più semplice come aiuto per farsi capire!

  

L’importanza dei preliminari

Innanzitutto, abbiamo visto che una cosa molto importante per il progetto, che poi condiziona fortemente la direzione lavori e anche il computo e la spesa finale sono le operazioni di rilievo sul posto e i sondaggi.

Che invece sono di solito messi in secondo piano perché spesso il progetto lo si fa in fretta e magari il cliente chiede dei finanziamenti (è successo con i bonus fiscali) e non ha i soldi per pagare queste primi sondaggi.

Sempre per meglio tarare i computi iniziali, non sarebbe male prendere le decisioni più importanti coinvolgendo in fase di progettazione una impresa di fiducia (disponibile ad offrire una consulenza preliminare, possibilmente gratuita) soprattutto nel caso ci siano operazioni di montaggio e puntellature complicate o non usuali.

Un po’ come si fa nel caso delle costruzioni prefabbricate quando le ditte fanno già un pre-progetto in fase di preventivazione che serve anche per chiarire certe modalità progettuali già dall’inizio.

Importanti sono quindi, per riassumere, i sondaggi sullo spessore dei solai esistenti e dei sottofondi presenti.

Questo è necessario per verificare se, per esempio, è possibile consolidare i solai con la soletta irrigidente in cemento, che è di spessore minimo di 5 cm (se vogliamo realisticamente considerare uno spessore tale affinché ci stiano le reti di armatura tra loro sovrapposte) e al contempo ricavare lo spazio per gli impianti che oggigiorno necessitano almeno 20 cm di spazio minimo sopra il finito strutturale confrontando questo spessore con le soglie delle finestre, le architravi delle porte esistenti e le imposte della scala di accesso ai piani, nel caso non vada ricostruita ex-novo.

  

Figura 2 – Esempio odierno di impiantistica per le civili abitazioni
Figura 2 – Esempio odierno di impiantistica per le civili abitazioni (Studio Marco Peroni Ingegneria)

    

Ancora più importanti sono le operazioni di rilevo e di valutazione dell’esistente nel caso in cui abbiamo a che fare con demolizioni e ricostruzioni o ristrutturazioni pesanti con consolidamenti fondali da eseguirsi in prossimità o in adiacenza ad una costruzione esistente di altra proprietà.

È importantissima, in questo caso, una dettagliata campagna di fotografie e di conoscenza del quadro fessurativo dell’edificio limitrofo al nostro.

Anche questa operazione purtroppo è spesso impedita dal fatto che i vicini non sono disponibili a prestarsi a dei sopralluoghi in casa loro oppure per la nostra paura di scomodare troppe persone o “farla troppo complicata” ma abbiamo visto con l'esperienza dei tanti cantieri fatti, che è spesso una cosa che alla fine è necessario fare. Anche per non vedersi accusare di avere provocato lesioni che magari erano già presenti nell’edificio.

E non bisogna assecondare troppo il cliente che in questa fase vuole sempre risparmiare perché non ha soldi da spendere… ci vuole equilibrio certo ma abbiamo avuto alcuni problemi poi a fine lavori perché alla fine succede che il nostro committente si dimentica di avere “pianto miseria” e vuole il lavoro comunque a regola d’arte.

Attenzione quindi alle fondazioni e scavi in prossimità del vicino! Attenzione a fare anche palificate e berlinesi di protezione dello scavo in prossimità della costruzione limitrofa.

Predisponiamo nel computo una quota di spesa da dedicare all’installazione di rilevatori e sensori o inclinometri per controllare lo stato della abitazione dell’edificio confinante.

Se necessario, eseguire le sottofondazioni necessarie ma prima di questo controllare il problema della liquefazione dei terreni e la presenza di terreni sabbiosi facilmente dislocabili in presenza di acqua di falda perché piccole sovrapressioni possono tramutarsi in spostamenti di terreno anche a grande distanza.

Abbiamo, a questo proposito, avuto recentemente una esperienza non positiva per il nostro studio per la quale, abbiamo purtroppo provocato una serie di lesioni al fabbricato limitrofo al nostro cantiere dovute probabilmente in parte ad una prima demolizione di un vecchio fienile che era necessaria per poi costruire il nuovo telaio in adiacenza, ovviamente staccato da giunto sismico.

 

Figura 3 – Situazione preesistente di demolizione di vecchio fienile in adiacenza a edificio esistente (parte gialla sul fondo)
Figura 3 – Situazione preesistente di demolizione di vecchio fienile in adiacenza a edificio esistente (parte gialla sul fondo) (Studio Marco Peroni Ingegneria)

  

Figura 4 – Nuova costruzione con interrato in adiacenza a edificio esistente – lesioni conseguenti all’esecuzione dei micropali a protezione dello scavo
Figura 4 – Nuova costruzione con interrato in adiacenza a edificio esistente – lesioni conseguenti all’esecuzione dei micropali a protezione dello scavo (Studio Marco Peroni Ingegneria)

    

Il progetto richiedeva la presenza di un interrato che abbiamo progettato sufficientemente allontanato (di circa 2 m) per non interferire con l’esistente limitrofo. Ma per delimitare in sicurezza l’area di scavo dovevamo eseguire una palificata (berlinese) di micropali adiacente al fabbricato esistente.

Dopo avere eseguito solo qualche palo trivellato (non più di cinque micropali, alternati tra loro per non smuovere troppo terreno) sono sorte le prime lesioni nell’intonaco proprio sulle pareti affacciate sull’area del nostro cantiere.
Probabilmente, avere dato da parte nostra la disponibilità ad eseguire l’interrato è stata una scelta non conservativa e anche con scelte progettuali diverse probabilmente avremmo fatto comunque qualche danno. Dovevamo forse dissuadere il cliente dal realizzarlo o comunque spiegargli meglio quali potevano essere le problematiche a cui andavamo sicuramente incontro con questa scelta.

È, secondo noi, importante però in questo caso rimarcare la necessaria collaborazione iniziale del progettista architettonico che deve un po’ assecondare le richieste e i timori di noi strutturisti (che dobbiamo essere una sorta di equilibristi tra il catastrofico e lo sprezzante del pericolo). Perché è lui in genere che ha rapporto fiduciario con il cliente e con i suoi vicini e deve poterli sensibilizzare a questo tipo di problemi tecnici.

  

Note sulla direzione lavori: cenni per lavorazioni importanti

Le situazioni che possiamo riscontrare in cantiere, come abbiamo accennato all’inizio di questo articolo, sono talmente tante e diverse tra loro che è difficile poterle descrivere tutte in questo articolo, per quanto lungo sia diventato.

Qui di seguito diamo alcuni cenni - a cui cercheremo di dare un minimo di organicità - rispetto a situazioni tipiche pratiche che abbiamo riscontrato in cantiere, almeno quelle che noi riteniamo essere le più importanti.

  

Demolizioni tramezzature e tracce impianti

Demolizioni interne per ristrutturazioni: attenzione alla demolizione dei tramezzi (pareti divisorie non portanti) in appartamenti perché possono provocare cedimenti ai solai dei piani superiori che nel tempo si sono appoggiati su di essi.

È necessario puntellare e realizzare architravature con profili in acciaio anche importanti che sostituiscono il divisorio nel caso questo non sia più possibile ricostruirlo in progetto. Attenzione anche alla demolizione dei divisori all’ultimo piano che spesso sorreggono parti di tavellonato del sottotetto.

Le tracce degli impianti nei muri portanti devono essere verticali e non orizzontali e comunque lontani, anche quelle verticali, dagli angoli dei muri portanti. Sembra una ovvietà, ma viene spesso disattesa in quanto purtroppo gli operatori impiantistici non hanno la sensibilità strutturale che è richiesta per questo tipo di valutazione.

Attenzione anche ai carotaggi in prossimità degli angoli tra parete e solaio per la eventuale presenza di travi ribassate. E infine, non in ultimo, anche alle nicchie per i contatori e i collettori che si sono fatte nel tempo sempre più grandi e sono ormai diventate veri e propri vani che se sono da ricavare nelle pareti portanti vanno anch’esse cerchiate (anche se, di solito, si tende a nemmeno indicarle nei progetti).

 

Getti collaboranti sui solai

Se prevediamo getti collaboranti è necessario la puntellatura dei solai dal di sotto per evitare cedimenti della trave quando ancora il cemento non ha fatto presa e quindi non abbiamo la sezione mista ancora collaborante così come abbiamo previsto nei calcoli.

Se si è impossibilitati alla puntellatura dal di sotto per la presenza di affreschi o di controsoffitti in incannucciato abbiamo, alcune volte, appeso il solaio con dei cavi dall’alto, facendo contrasto sui muri laterali.

Sempre nel caso di getti collaboranti piuttosto che demolire i tramezzi, qualora sia previsto di lasciarli in essere, si possono fare delle tasche con ferri passanti per solidarizzare le parti tra loro.

  

Figura 5 – Esempio di fori nei divisori per passaggio soletta collaborante solaio
Figura 5 – Esempio di fori nei divisori per passaggio soletta collaborante solaio (Studio Marco Peroni Ingegneria)

  

Figura 6 – Tracce indiscriminate di impianti nei muri portanti
Figura 6 – Tracce indiscriminate di impianti nei muri portanti (Studio Marco Peroni Ingegneria)

  

Cerchiature in acciaio

Attenzione a dimensionare i profili delle cerchiature e degli elementi in acciaio perché montare le strutture all’interno di situazioni esistenti non è come farlo all’esterno.

Spesso bisogna usare dei piccoli paranchi a catena ancorati sulle pareti per sollevare le travi e conviene valutare di dividere i profili in più parti e assemblarli in situ.

In genere un elemento dal peso di circa 60/80 Kg è il massimo che si può pensare per essere sollevato da 2/3 operai. Sopra questo limite è necessario pensare a dividere i profili e bullonarli in opera. Questo, per esempio, succede spesso nelle cerchiature che facciamo in pesanti HEB ma che possiamo facilmente prevedere di dividerle per esempio in due UPN in modo da agevolarne il montaggio.

 

Figura 7 – Esempio di cerchiatura in acciaio con fondazione in cemento
Figura 7 – Esempio di cerchiatura in acciaio con fondazione in cemento (Studio Marco Peroni Ingegneria)

  

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