Data Pubblicazione:

La cultura e la conoscenza alla base di una reale prevenzione sismica

L'evento sismico che sta interessando il Centro Italia ha assunto ormai dimensioni senza precedenti per intensità, accelerazioni, durata, ripetitività.
Una sequenza terrificante che ha sconvolto l'anima di tutti, ha posto e riproposto interrogativi a ricercatori, tecnici, amministratori; ha evidenziato, pur nell'eccellenza dell'azione tecnica ed umanitaria, la crisi di un modo di affrontare le emergenze quando il susseguirsi degli eventi sismici funge da moltiplicatore degli oggetti danneggiati e ne rende complicatissima la gestione.
 
La commissione Grandi Rischi, nell'esprimere Preoccupazione per la possibilità di Nuovi eventi sismici di elevata magnitudo, ha rimesso al centro dell'attenzione il problema della prevenzione e della diagnostica e, nel ricordo dei fatti giudiziari che interessarono la Commissione, a mio avviso impropriamente, ai tempi del terremoto dell'Aquila, ha mostrato tutta la criticità del conflitto tra la comunicazione e la gestione dei suoi effetti.
 
Il CNI , nel rilanciare con forza, in tutte le sedi istituzionali, il piano di prevenzione sismica che vede nel processo di "conoscenza" e, quindi, nella diagnosi specialistica, il motore ed il fulcro di ogni attività, sta mettendo  in campo iniziative idonee a far crescere, soprattutto tra i proprietari privati, la cultura della prevenzione, impegnandosi a sconfiggere l'atteggiamento diffuso del non voler sapere e del non voler dare alle questioni della prestazione strutturale della propria abitazione, o sede di attività produttiva, la necessaria importanza.
 
Fondamentale sarà rendere questa azione sinergica con una azione governativa intensa e diffusa rivolta alle grandi proprietà immobiliari ed industriali ed indirizzata a forme di cogenza del fascicolo del fabbricato.
 
Gli Ordini, utilizzando la loro capillare diffusione sul territorio nazionale ed il relativo forte radicamento, nel quadro del principio di sussidiarietà, saranno fondamentali nell'intraprendere azioni finalizzate a quanto sopra espresso 
Nuove NTC, Circolare esplicativa, Linee guida per la classificazione sismica degli edifici rappresentano gli strumenti operativi che ci auguriamo possano essere messi a disposizione dei tecnici in tempi davvero molto stretti.
 
La Conferenza delle Regioni ha dato un contributo importante, riprendendo molti dei temi che da anni stiamo sostenendo nei luoghi della politica, della cultura, della redazione delle norme.
 
Abbiamo dato a questo processo, come ingegneri, il nostro contributo; lo abbiamo fatto "con e per" responsabilità, convinti che il "meglio sia nemico del bene" e che, conclusa questa fase di revisione normativa, si possa finalmente procedere verso una stagione di norme che raggiungano lo scopo della sicurezza esaltando le capacità e la creatività dei progettisti.
 
Gli articoli che seguono rappresentano una sintesi tanto interessante quanto non esaustiva della qualità diffusa delle competenze e delle capacità di progettisti, ricercatori, imprese, amministrazioni pubbliche.
 
Sintesi utile ed efficace tanto più nel momento in cui tutti hanno negli occhi e nel cuore le immagini delle case crollate in tanti piccoli borghi dell'Italia centrale, quelle delle chiese e di tanto patrimonio storico artistico violentato da azioni dinamiche, e da combinazioni di azioni con ridottissima probabilità di accadimento.
Immagini che mi fanno vedere come assurdo, fuori dal tempo e dalla ragione vera delle cose, ogni azione che, anziché guardare alle competenze reali, si fermi ai "limiti di competenza", ai recinti rassicuranti di una legislazione che guarda al passato, che disconosce i nuovi processi formativi che l'università di oggi offre agli architetti ed agli ingegneri e le conoscenze reali che i titoli di studio assegnano.
 
Nessuna azione, anche la più sbagliata, ci farà tornare indietro verso una difesa di competenze fissate da "titoli" e non da reali contenuti. 
Non so se l'ingegnere individuato per il compito di Soprintendente nelle zone colpite dal sisma avesse o non avesse reali adeguate e specifiche competenze ma affermare che quella nomina fosse impropria in nome di un dogma "spetta agli architetti la competenza esclusiva per gli immobili vincolati” vuol dire riproporre una logica che disconosce la realtà delle cose.
 
Quando il comportamento di una struttura era dominato, prevalentemente, dalla storia dei carichi verticali, in cui magari, come negli edifici storici, era nettamente prevalente l'azione del peso proprio, era più chiara la divisione tra elementi portanti ed elementi portati ed era più facile l'analisi dei quadri fessurativi, dei dissesti, e la previsione dei comportamenti e degli interventi.
 
Oggi che protagonisti nel comportamento delle strutture esistenti sono azioni dinamiche, oggi che l'attenzione si sposta sul rischio, sui danni, sull'importanza degli elementi non strutturali, sarebbe sbagliato e non responsabile continuare a declinare il problema dell'intervento sugli edifici storici solo nel rigido confine di una conoscenza e competenza storico-artistica.
 
Ci sono ingegneri in cui competenza tecnica e cultura storico-artistica convivono mirabilmente perchè nessuno può dire che il "senso statico" sia nemico ed antagonista del "senso artistico"; dobbiamo guardare dentro i titoli, alla ricerca di quella competenza assolutamente idonea a coniugare la irrinunciabile istanza conservativa con appropriati ed idonei livelli di sicurezza.
 
L'autorefenzialità del titolo non ci interessa anche perchè essa è stata sconfitta dalla complessità dei problemi, dalla multidisciplinarietà, da un disegno generale fatto di aspetti concettuali, tecnologici e costruttivi; se altre categorie professionali vorranno restare su questo tema saranno solo artefici del loro declino.
 

A noi interessa riportare al centro dell'attenzione, soprattutto dei giovani ingegneri, ma anche delle Università e dei luoghi dove la competenza e la coscienza professionale si formano, quella cultura tecnica fatta di creatività, sensibilità, intuizione, che, per dirla con il compianto prof. Pozzati, si fonda sul " momento delle ideazioni" ancora prima ed ancora di più del pur indispensabile "momento delle verifiche".