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La crisi energetica globale cambierà il mondo in meglio: pubblicato il World Energy Outlook 2022

L'ultima edizione del World Energy Outlook dell’IEA, l'International Energy Agency, porta a una conclusione importante: la crisi energetica globale innescata dall'invasione russa dell'Ucraina sta causando cambiamenti profondi e duraturi che hanno il potenziale per accelerare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e sicuro.

La domanda globale per ciascuno dei combustibili fossili mostra discontinuità in tutti gli scenari 

Il World Energy Outlook dell’IEA è un documento molto importante per comprendere quali scelte contrassegneranno il futuro energetico a livello globale. Il rapporto è predisposto dall’IEA, l'International Energy Agency composta da 31 paesi membri e 8 paesi associativi.
E il rapporto predisposto quest’anno e presentato il 27 di ottobre evidenzia che, per la prima volta, la domanda globale per ciascuno dei combustibili fossili mostra una discontinuità in tutti gli scenari WEO, con le esportazioni russe in particolare che diminuiscono in modo significativo man mano che l'ordine energetico mondiale viene rimodellato.

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Uno shock energetico senza precedenti, forse

Si tratta uno shock energetico di proporzione internazionale, con particolare conseguenze sul mercato europeo.
Malgrado i diversi titoli dei giornali che parlano del primo grande shock energetico, in realtà non si tratta del primo crash a livello così vasto. Nell'Ottobre 1973 scoppiò infatti la grande crisi petrolifera che colpì direttamente il mondo occidentale e che fra la metà del 1973 e i primi mesi del 1974, il prezzo del petrolio greggio aumentò da 3 a 10 dollari al barile. Anche in quel caso l’origine fu una guerra, quella conosciuta come quella dello Yom Kippur.
L’OPEC sospese improvvisamente le forniture di greggio agli Stati occidentali, per punirli dell’appoggio dato a Israele, facilitandogli la vittoria. La scarsità di petrolio e la forte crescita dei suoi costi si tradussero rapidamente nell’intero Occidente in una riduzione generalizzata delle attività di produzione e di trasporto, in un ulteriore calo dei profitti imprenditoriali e in un aumento del prezzo di tutte le merci, ossia in un meccanismo di inflazione.
E solo sei anni dopo il mondo si trovò ad affrontare una seconda crisi energetica: nel 1979 un forte aumento del prezzo del petrolio dovuto all’avvento al potere di Khomeyni in Iran e della successiva guerra con l’Iraq di Saddam Hussein.

Colpita l'Europa

La guerra russo-ucraina sta avendo effetti nei mercati del gas naturale, del carbone e dell'elettricità, con notevoli turbolenze anche nei mercati petroliferi, che hanno reso necessari due rilasci di scorte di petrolio di portata senza precedenti da parte dei paesi membri dell'AIE per evitare perturbazioni ancora più gravi.
Secondo il World Energy Outlook 2022 (WEO) questa situazione sta creando incessanti preoccupazioni geopolitiche ed economiche, i mercati energetici rimangono estremamente vulnerabili e la crisi ricorda la fragilità e l'insostenibilità dell'attuale sistema energetico globale.
Aumenti dei costi dell’energia che non sono dovuti agli impegni assunti dai Paesi più virtuoso dalle politiche climatiche e gli impegni per la riduzione dell’emissione dei gas climalteranti.
Anzi, è stato rilevato che nelle regioni più colpite, le quote più elevate di energie rinnovabili sono state correlate a prezzi dell'elettricità più bassi e le case più efficienti e riscaldamento elettrificato hanno fornito un cuscinetto importante per alcuni consumatori, anche se non sufficiente.

Servono politiche nazionali ed europee

Sandro Melis, partner responsabile Energy and Natural Resources per il Sudest Europa di Oliver Wyman lo aveva detto all’inizio di quest’anno «L'impatto è così importante che non può essere risolto nel breve con la singola iniziativa dell’imprenditore».
L’Europa sta pagando la scelta del 1998 di liberalizzare il mercato del gas: a fronte di un numero limitato di fornitori, la decisione di ampliare per ogni Paese, limitando le quote massime, il numero di acquirenti - recepita dal decreto Letta (164/2000) - ha indebolito la domanda sul piano delle trattative sui prezzi di acquisto, e oggi ne vediamo le conseguenze. In Giappone, per esempio, vi è un unico acquirente statale che lo compra da Australia, Malaysia, Qatar, Russia e Usa. Questa scelta è talmente forte che di recente Ursula von der Leyen ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro giapponese Fumio Kishida per l’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) che Tokyo manderà in Europa per alleviare la carenza di combustibile. Ricordiamo che il Giappone non è un Paese produttore di Gas.

UE Fit for 55 e REPowerEU per superare la crisi

L’Europa e i Paesi industrializzati devono quindi cercare una nuova via per risolvere il suo problema del gas e dell’energia.
Una via che vada oltre a misure a breve termine per cercare di proteggere i consumatori dagli impatti della crisi. Ecco perchè molti governi stanno ora adottando misure a più lungo termine.
Alcuni stanno cercando di aumentare o diversificare le forniture di petrolio e gas e molti stanno cercando di accelerare i cambiamenti strutturali.
Le risposte più importanti includono il pacchetto UE Fit for 55 e REPowerEU, il programma Green Transformation (GX) del Giappone, l'obiettivo della Corea di aumentare la quota del nucleare e delle energie rinnovabili nel suo mix energetico e gli ambiziosi obiettivi in materia di energia pulita in Cina e India.
Il rapporto World Energy Outlook dell’IEA evidenzia come queste nuove misure aiutano a spingere gli investimenti globali nell'energia pulita a oltre 2 trilioni di dollari all'anno entro il 2030, con un aumento di oltre il 50% rispetto a oggi.
E se al momento, la crisi del gas ha rilanciato l’uso di fonti non rinnovabili, man mano che i mercati si riequilibrano, il vantaggio per il carbone dovuto alla situazione odierna si dimostrerà temporaneo, proprio perché le energie rinnovabili, supportate dal nucleare, mostrano dei guadagni importanti.
Di conseguenza, il rapporto prevede che nel 2025 verrà raggiunto un punto massimo per le emissioni globali.
«I mercati e le politiche dell'energia sono cambiati a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, non solo per il momento, ma per i decenni a venire», ha affermato il direttore esecutivo dell'AIE Fatih Birol. “Anche con le impostazioni politiche odierne, il mondo dell'energia sta cambiando radicalmente davanti ai nostri occhi. Le risposte dei governi in tutto il mondo promettono di fare di questo un punto di svolta storico e definitivo verso un sistema energetico più pulito, più conveniente e più sicuro”.

Siamo vicini all’apice dei consumi di energia fossile

Per la prima volta in assoluto, lo scenario disegnato dal WEO e basato sulle attuali impostazioni politiche - in questo caso, lo Stated Policies Scenario - presenta una domanda globale per ogni combustibile fossile che mostra un picco, o una fase piatta.
Con questo outlook, l'uso del carbone diminuirà nei prossimi anni, la domanda di gas naturale raggiunge un livello stabile entro la fine del decennio e prosegue in modo crescente l'aumento delle vendite di veicoli elettrici (EV): ciò significa che la domanda di petrolio si stabilizzerà a metà degli anni '30 prima di diminuire leggermente alla metà del secolo.
Questo farà sì che la domanda totale di combustibili fossili diminuisce costantemente dalla metà degli anni 2020 al 2050 di una media annuale più o meno equivalente alla produzione nel corso della vita di un grande giacimento petrolifero: la quota di combustibili fossili nel mix energetico globale nello Scenario delle politiche dichiarate scende da circa l'80% a poco più del 60% entro il 2050.

Riduzione delle emissioni globali di CO2, ma non basta

Con queste previsioni le emissioni globali di CO2 diminuiscono lentamente da un punto massimo di 37 miliardi di tonnellate all'anno a 32 miliardi di tonnellate entro il 2050.
Ciò sarebbe associato a un aumento di circa 2,5 °C delle temperature medie globali entro il 2100, tutt'altro che sufficiente per evitare gravi impatti dei cambiamenti climatici, siamo ancora l’ontani dall’obiettivo dei 1,5°C.

Spingere sulle energie rinnovabili con maggiore decisione

Ecco perchè è necessario accelerare il processo di transizione verso forme di produzione dell’energia più sostenibili. Solo una trasformazione molto più rapida di quanto previsto per l'implementazione di solare fotovoltaico, eolico, veicoli elettrici e batterie, porterebbe ad avvicinarci agli obiettivi prefissati.
Rispetto al passato l’industria appare più pronta: le catene di approvvigionamento per alcune tecnologie chiave, tra cui batterie, solare fotovoltaico ed elettrolizzatori, si stanno espandendo a tassi che supportano una maggiore ambizione globale.

Se tutti i piani di espansione della produzione annunciati per il solare fotovoltaico vedessero la luce, la capacità di produzione supererebbe i livelli di implementazione nello scenario degli impegni annunciati nel 2030 di circa il 75%. Nel caso degli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno, il potenziale eccesso di capacità di tutti i progetti annunciati è di circa il 50%.
E la ricerca sta portando segnali interessanti per quanto riguarda la sostituzione degli attuali sistemi di accumulo.

Rafforzare gli investimenti per l’energia

Secondo il WEO di quest’anno occorrono politiche più forti, essenziali per guidare l'enorme aumento degli investimenti energetici necessari per ridurre i rischi di futuri picchi e volatilità dei prezzi e, se oggi, gli investimenti nell'energia pulita superano i 2 trilioni di dollari, entro il 2030 nello scenario delle politiche statali, avrebbero bisogno essere superiore a USD 4 trilioni entro la stessa data nello Scenario Net Zero Emissions by 2050, evidenziando la necessità di attrarre nuovi investitori nel settore energetico.
E sono ancora urgentemente necessari importanti sforzi internazionali per ridurre il preoccupante divario nei livelli di investimento nell'energia pulita tra le economie avanzate e le economie emergenti e in via di sviluppo.

Fatih Birol, ha affermato presentando il World Energy Outlook: “La tesi ambientale per l'energia pulita non aveva bisogno di rinforzo, ma le argomentazioni economiche a favore di tecnologie pulite convenienti e competitive in termini di costi sono ora più forti, così come la tesi della sicurezza energetica. L'allineamento odierno delle priorità economiche, climatiche e di sicurezza ha già iniziato a spostare il quadrante verso un risultato migliore per le persone del mondo e per il pianeta».
E ha aggiunto: "È essenziale coinvolgere tutti, soprattutto in un momento in cui le fratture geopolitiche su energia e clima sono ancora più visibili. Ciò significa raddoppiare gli sforzi per garantire che un'ampia coalizione di paesi abbia un interesse nella nuova economia energetica. Il viaggio verso un sistema energetico più sicuro e sostenibile potrebbe non essere agevole. Ma la crisi di oggi rende chiarissimo il motivo per cui dobbiamo andare avanti”.

E ha concluso "Tra i principali cambiamenti in atto, è necessario un nuovo paradigma di sicurezza energetica per garantire affidabilità e convenienza riducendo le emissioni. Ecco perché il WEO di quest'anno fornisce 10 principi che possono aiutare a guidare i responsabili politici nel periodo in cui coesistono il declino dei combustibili fossili e l'espansione dei sistemi di energia pulita, poiché entrambi i sistemi devono funzionare bene durante le transizioni energetiche al fine di fornire i servizi energetici necessari dai consumatori. E mentre il mondo supera l'odierna crisi energetica, deve evitare nuove vulnerabilità derivanti da prezzi critici elevati e volatili dei minerali o catene di approvvigionamento di energia pulita altamente concentrate”.

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