La Cina limita l’esportazione di minerali critici: impatti su innovazione, economia e ambiente
La Cina ha imposto restrizioni sull’esportazione di minerali critici, come grafite e gallio, utilizzati in batterie, semiconduttori e tecnologie avanzate. Questa mossa, risposta alle tariffe USA, amplifica la guerra commerciale tra le due superpotenze, con conseguenze sull’economia globale, l’ambiente e la transizione energetica. Un nuovo equilibrio delle risorse è ormai inevitabile.
La Cina, leader mondiale nella produzione e lavorazione di materie prime essenziali per settori tecnologicamente avanzati, ha imposto nuove restrizioni sulle esportazioni di minerali critici come gallio, germanio, antimonio e grafite.
Questo è l’ultimo episodio di una crescente guerra commerciale con gli Stati Uniti, che minaccia di avere ripercussioni significative non solo sull’economia globale, ma anche sull’ambiente.
Si tratta di una decisione che non può non farci riflettere e che dovrebbe essere alla base delle scelte che l’Europa intende compiere nei prossimi anni sl tema della sostenibilità. Per esempio, sullo spostare l’approvvigionamento di energia da fonti che hanno bisogno di queste materie prime per funzionare, o sul blocco dei motori termici.
Materie prime strategiche sotto controllo cinese
Secondo l’MIT Technology Review, la Cina controlla circa l’80% della produzione globale di grafite e processa il 70% del materiale, fondamentale per le batterie agli ioni di litio utilizzate nei veicoli elettrici, nello stoccaggio energetico e nell’elettronica di consumo.
Inoltre, il Paese è un importante fornitore di gallio e germanio, utilizzati in semiconduttori, fibra ottica, LED e tecnologie militari.
Il US Geological Survey stima che un divieto totale di esportazione di gallio e germanio potrebbe costare all’economia statunitense circa 3,4 miliardi di dollari.
Anche materiali come l’antimonio, utilizzato in applicazioni militari, e la grafite, essenziale per il passaggio ai veicoli elettrici, sono ora al centro di questa tensione geopolitica.
Le tensioni tra USA e Cina
La decisione della Cina arriva come risposta alle politiche statunitensi, in particolare alla promessa del presidente eletto Donald Trump di aumentare le tariffe su tutti i beni cinesi fino al 10%, con possibili rialzi fino al 100%.
Come riportato dall’MIT Technology Review, la Cina, dominando le catene di approvvigionamento globali di minerali critici, sta dimostrando la sua capacità di colpire duramente i settori strategici americani.
“È un segnale di ciò di cui la Cina è capace,” ha dichiarato Gracelin Baskaran, direttrice del Critical Minerals Security Program presso il Center for Strategic and International Studies.
Impatto ambientale e sfruttamento delle risorse globali
Questa escalation commerciale potrebbe avere conseguenze gravi sull’ambiente, incentivando lo sfruttamento di nuove aree ricche di risorse minerarie. Regioni come l’Africa e l’America Latina, già segnate da un degrado ambientale significativo, potrebbero essere ulteriormente coinvolte nell’estrazione di minerali per compensare la carenza causata dalle restrizioni cinesi.
Ad esempio, gli Stati Uniti stanno già investendo in progetti alternativi, come lo sviluppo di miniere di grafite in Mozambico, attraverso finanziamenti a aziende come Syrah Resources. Tuttavia, l’espansione dell’estrazione mineraria in questi territori pone seri interrogativi sul costo ambientale e sociale di tali operazioni.
Conseguenze sull’economia globale
Questa guerra commerciale non è solo una questione di tariffe e restrizioni.
L’inasprimento delle tensioni tra USA e Cina rischia di rallentare la transizione energetica verso tecnologie più sostenibili, mantenendo alta la dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali.
L’aumento dei costi per la produzione di batterie e veicoli elettrici, causato dalla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, potrebbe frenare l’adozione di tecnologie verdi, come sottolinea Seaver Wang del Breakthrough Institute.
“Qualsiasi restrizione alla grafite avrà un impatto significativo sui produttori di batterie,” ha affermato Wang.
In conclusione, la competizione tra USA e Cina per il controllo delle risorse critiche non si limita all’economia, ma ha implicazioni profonde per l’ambiente e per la transizione tecnologica globale.
Mentre il mondo osserva, è chiaro che i costi di questa guerra commerciale si rifletteranno ben oltre i confini delle due superpotenze.
E per il nostro continente, estremamente diviso sulle scelte di investimento energetico e povero di materie prime critiche, come di prodotti energivori, non sono buone notizie. Il rischio di restare schiacciati in questa sfida fra i due giganti (con l’India che ogni anno aumenta del 4/5% il suo fabbisogno energetico) è estremamente reale.
Fonti: MIT Technology Review, US Geological Survey, Center for Strategic and International Studies
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