La Chiesa dell'Autostrada del Sole, i 60 anni dell'opera dell'architetto Giovanni Michelucci
Nell'aprile 1964 viene completata e inaugurata la Chiesa Dell'Autostrada del Sole, progetto dell'architetto Giovanni Michelucci e situata a Campi Bisenzio, vicino Firenze. Quindi, quest'anno l'opera, costruita in pietra e cemento con la distintiva copertura in lastre di rame compie 60 anni.
Architetti: 60 candeline per il progetto "Chiesa dell'Autostrada del Sole" di Giovanni Michelucci
Area del progetto
La chiesa di San Giovanni Battista, nota anche come Chiesa dell'Autostrada del Sole, sorge in prossimità delle porte di Firenze, ma il suo appellativo deriva dalla sua posizione strategica all'intersezione tra l'autostrada del Sole e la A11 Firenze-Mare, che la rende visibile e accessibile a chi percorre entrambe le direzioni dell'autostrada.
La chiesa, in realtà, non è situata all'interno dell'autostrada, bensì all'esterno, appena fuori dal casello di Firenze Nord, in un'area di circa sei mila metri quadrati. Originariamente era un'area agricola, oggi è caratterizzata da diverse strutture produttive e amministrative. La chiesa si distingue per il suo design imponente, in contrasto, invece, con gli edifici intorno che si trovano vicino all'autostrada del Sole.
Nel corso del tempo, il legame tra l'architettura della chiesa e il suo ambiente è cambiato notevolmente. Mentre le caratteristiche del paesaggio circostante sono rimaste per lo più immutate, l'aggiunta di varie infrastrutture ha trasformato l'area rurale in una più urbana, priva di coerenza e dialogo tra gli elementi.
L'edificio è inserito all'interno di un'area verde, con ulivi e con un terreno che varia in pendenza. Questo elemento naturale è stato utilizzato da Michelucci per creare un percorso esterno che permette di esplorare la struttura volumetrica della chiesa e le sue caratteristiche plastiche e scultoree.
La sua realizzazione fu commissionata all'architetto nel 1960 per commemorare i numerosi lavoratori che persero la vita durante la costruzione dell'Autostrada del Sole. Il luogo fu scelto simbolicamente perché si trova esattamente a metà strada tra Milano e Roma, le due città collegate da questa importante infrastruttura. Dopo che il progetto originario dell'ingegnere Lamberto Stoppa venne abbandonato a causa di critiche ricevute, Michelucci prese il timone del progetto nel settembre 1960.
L' architettura della chiesa è estremamente articolata e riflette le influenze dell'arca, della montagna e dell'albero, trasmettendo un chiaro messaggio etico. L'esterno presenta un basamento in pietra e una copertura imponente in rame, mentre l'interno è caratterizzato da una serie di pilastri in cemento armato che conferiscono alla struttura un aspetto dinamico e drammatico.
Si riscontrano delle influenze dell'architetto svizzero-francese Le Corbusier, come per esempio la Cappella di Ronchamp.
L'impianto è composto da tre corpi distinti, disposti longitudinalmente da est a ovest: la galleria battesimale, il nartece e infine la chiesa vera e propria, con un'aula a croce latina. Tra questi corpi si trovano due piccoli giardini con ulivi, che forniscono luce agli ambienti circostanti e creano un ritmo tranquillo lungo il percorso della galleria. La disposizione degli altari e dei vari ambienti all'interno della chiesa riflette una ricerca di equilibrio tra spazio architettonico e scultoreo.
Nel corso degli anni, la chiesa ha ricevuto una notevole attenzione e apprezzamento. Nonostante alcune critiche e interpretazioni divergenti, la sua importanza come capolavoro architettonico del XX secolo è stata universalmente riconosciuta.
L'opera di Michelucci, in linea con la sua consueta prassi artistica, sfugge a una classificazione stilistica netta e definitiva.
Gli studi storici tendono piuttosto a evidenziare una serie di tratti ricorrenti che, insieme, caratterizzano il lavoro del maestro e che, almeno in parte, si riscontrano anche nella chiesa. Questi elementi includono la disposizione gerarchica degli spazi con un'impronta fortemente emotiva, l'importanza attribuita al percorso come principio guida della struttura complessiva dell'opera e il rapporto con la natura intesa come ricettacolo di simboli e forme reinterpretati attraverso un'originale sensibilità espressionista.
I materiali
L'interno, come l'esterno, presenta una struttura di base in pietra e cemento. La disposizione degli spazi interni riflette una concezione non convenzionale degli ambienti liturgici, con l'altare principale orientato nord-sud anziché lungo l'asse longitudinale tradizionale. Gli ambienti sono arricchiti da dettagli scultorei e artistici, come i 10 bassorilievi dedicati ai Santi Patroni in bronzo e le opere d'arte che decorano le pareti.
Le strutture a vista, robuste e raffinate, sono realizzate con il cemento bianco di Sardegna; il tetto, una copertura spettacolare, è rivestito con lastre di rame che assumono un tono verde all'esterno e un'accogliente tonalità bionda all'interno. Il basamento, solido e imponente, è costituito da massicci blocchi di pietra scolpiti a mano con maestria.
Nel corso degli anni, la chiesa ha subito trasformazioni, inclusa la perdita di parte della copertura del tetto a causa di forti venti. Tuttavia, queste trasformazioni sembrano avere un carattere organico e naturale, conferendo alla struttura un'atmosfera di eterna mutabilità.
La chiesa fu inaugurata nell'aprile del 1964, dopo diversi anni di lavoro.
I commenti sul progetto
Mentre il critico Bruno Zevi (1964) riconosce all'edificio una spinta profanatrice verso ogni atteggiamento tradizionale, attribuendo una totale percorrenza e fruibilità, sottolinea anche il dubbio di Paolo Portoghesi riguardo alla coerenza tra progettazione e realizzazione. Allo stesso tempo, Luigi Figini (1964) offre un'interpretazione ampia dello spazio, evidenziando i suoi aspetti di "anarchia controllata" e problematicità spaziale, insieme al richiamo agli elementi naturali, centrale nella poetica di Michelucci. Figini respinge l'etichetta di "informale" o "esistenziale" per un'opera così complessa, che oscilla tra l'eccesso e la ridondanza delle soluzioni spaziali e formali proposte e la forte potenza del messaggio sacro.
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Biografia e opere principali dell'architetto Michelucci
Giovanni Michelucci, nato il 2 gennaio 1891 a Pistoia e deceduto nella sua casa-studio di Fiesole il 31 dicembre 1990, è stato uno degli architetti italiani più influenti del XX secolo. La sua carriera si è contraddistinta per la realizzazione di opere di notevole importanza architettonica, soprattutto nel campo della chiesa e dell'urbanistica.
Proveniente da una famiglia che possedeva un'officina specializzata nella lavorazione artigianale e artistica del ferro, l'architetto trascorse gli anni della sua giovinezza immerso nel mondo dell'artigianato. Dopo aver conseguito il diploma presso l'Istituto Superiore di Architettura dell'Accademia di Belle Arti, nel 1914 Michelucci ottenne la licenza di insegnante di disegno architettonico. Successivamente, intraprese la carriera accademica insegnando presso l'Istituto Superiore di Architettura di Firenze, dove ebbe il privilegio di essere eletto Preside della Facoltà di Architettura nel 1944.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Giovanni Michelucci realizzò la sua prima opera architettonica: una cappella situata sul fronte orientale a Casale Ladra, nelle vicinanze di Caporetto. Nel corso della sua carriera, si trovò più volte ad affrontare le conseguenze di catastrofi, tra cui la ricostruzione del centro di Firenze dopo la Seconda Guerra Mondiale, la riqualificazione del quartiere popolare di San Croce dopo un'alluvione e la progettazione della chiesa a Longarone in seguito alla tragedia del Vajont.
Dopo aver svolto il servizio militare, l'architetto iniziò a lavorare come architetto, distinguendosi per il suo stile eclettico che spaziava dal razionalismo al neorealismo. Dopo la guerra lascia anche le “Officine Michelucci”.
Il trasferimento a Roma fu per Giovanni Michelucci un'opportunità straordinaria per approfondire lo studio dell'architettura della città sacra e per sperimentare nuove modalità di lavoro.
Nel 1933, Giovanni Michelucci dimostrò la sua abilità nel comprendere le esigenze del suo tempo quando, in qualità di coordinatore del gruppo toscano formato da Baroni, Berardi, Gamberini, Guarnieri e Lusanna, vinse il primo premio nel concorso per la Stazione di Santa Maria Novella a Firenze. La sua opera non solo fu lodata per le sue qualità funzionali, ma anche per la sua integrazione perfetta nel contesto storico e urbano, guadagnandosi un riconoscimento internazionale.
Nel 1935, Michelucci realizzò la Palazzina Reale accanto alla stazione, ribadendo così il suo impegno per la storia dell'architettura e il suo rifiuto dell'eccitazione retorica del razionalismo, che cercava di rappresentare il suo tempo in modo troppo dogmatico.
Nel dicembre del '45 e gennaio del '46, Giovanni Michelucci fondò la rivista "La Nuova Città". Durante questo periodo, osservando le macerie nel centro distrutto di Firenze, emersero riflessioni e disegni per la ricostruzione della zona circostante Ponte Vecchio. Tuttavia, le sue visioni innovative sugli spazi urbani si scontrarono con la predominante e elitaria tendenza alla ricostruzione "com'era dov'era", portando alla creazione di una serie di falsi storici e influenzando la futura commercializzazione museale della città. La sconfitta delle sue audaci idee solitarie si rifletté anche nel suo insegnamento presso la facoltà di architettura, di cui tornò a essere preside dal giugno del 1947 all'agosto del 1948.
Nel 1948, Michelucci abbandonò la Facoltà di Architettura di Firenze per diventare professore presso la facoltà di ingegneria di Bologna, dove continuò a insegnare fino al termine della sua carriera accademica, trovando un ambiente più favorevole per lo sviluppo delle sue idee.
Una delle opere più celebri di Michelucci è la chiesa di San Giovanni Battista a Firenze (di cui si parla all'interno dell'articolo), comunemente nota come chiesa dell'Autostrada del Sole, realizzata tra il 1960 e il 1964. Questa chiesa è diventata un'icona dell'architettura contemporanea italiana e riflette l'approccio innovativo di Michelucci alla progettazione sacra.
Michelucci non si limitò solo alla progettazione di edifici, ma ebbe anche un ruolo importante nell'
urbanistica
italiana. Partecipò attivamente alla progettazione di nuovi quartieri residenziali e al rinnovamento di zone urbane già esistenti, introducendo soluzioni innovative che armonizzavano l'architettura con le esigenze sociali e ambientali del contesto.
Nel 1982, Giovanni Michelucci diventa uno dei fondatori della "Fondazione Michelucci", insieme alla Regione Toscana e ai comuni di Fiesole e Pistoia. La Fondazione è guidata fino alla sua scomparsa da Guido De Masi, amico e collaboratore dell'architetto.
Dopo aver lasciato l'insegnamento accademico, iniziò una rigorosa ricerca preparatoria, affrontando la sfida di una nuova rivoluzione nel linguaggio dell'architettura:
- la concezione dello spazio percorribile,
- l'abbandono di formule e schemi tecnocratici,
- la città "variabile",
- un nuovo approccio che coniuga elementi antichi e moderni, come l'uso combinato di pietra e mattone con cemento armato , acciaio e altri materiali innovativi nell'architettura.
Per consultare le foto del cantiere: Fondazione Giovanni Michelucci
Fonti:
Architettura
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