La buona progettazione acustica degli edifici: normativa, materiali, soluzioni tecnologiche e architettoniche
Il comfort acustico all'interno di un edificio è fondamentale per garantire il benessere abitativo: quali sono i giusti criteri progettuali e cosa richiede la normativa italiana?
La tematica dell’isolamento acustico è molto delicata, non solo nella fase di progettazione previsionale ma soprattutto in quella della messa in opera: il singolo progettista può fare bene il suo lavoro, ma se l’impresa esecutrice non fa altrettanto e la manodopera non è adeguata, il rischio è di vedere tutto vanificato.
Quali sono quindi i criteri e gli aspetti da considerare per limitare il disturbo causato da rumori esterni o provenienti da ambienti attigui? Come scegliere i materiali? In quale modo intervenire sull'esistente?
L'intervista a Emanuele Siciliano, Direttore Atmos, il brand di Lombardini22 dedicato alla progettazione di spazi sensoriali.
Il comfort acustico nella progettazione degli edifici residenziali moderni
Direttore Siciliano, quanto il comfort acustico è un requisito importante nella progettazione di edifici residenziali moderni?
« Il benessere acustico è un’esigenza ormai preminente fra quelle che concorrono a determinare la qualità della vita nell’ambiente residenziale moderno, pertanto si assiste già da qualche anno a una maggiore sensibilità sul tema da parte della committenza e conseguentemente degli operatori del settore edilizio. Nell’ambito residenziale, “benessere acustico” significa soprattutto proteggersi da “fonti di rumore esterne all’unità abitativa” in cui si vive, per esempio: traffico veicolare o industriale, rumore prodotto da unità abitative adiacenti all’immobile o rumori provenienti da impianti a funzionamento continuo (come un condizionatore) o discontinuo (ascensori, scarichi, etc.). In tutti questi casi stiamo parlando di “isolamento acustico”. Ma “benessere acustico” significa anche controllo delle riflessioni sonore in ambienti chiusi che potremmo semplificare definendo “controllo del riverbero”. Questa tematica, fino a poco tempo fa poco sentita in ambiente residenziale (almeno in Italia), ha cominciato a essere percepita come un vero e proprio “discomfort” nella nostra vita quotidiana, specialmente da quando svolgiamo attività di smart working a casa, utilizzando sistemi di videoconferenza o sistemi audio in vivavoce: il riverbero eccessivo dell’ambiente produce la “sovrapposizione di fonemi/parole” e pertanto si traduce in una riduzione dell’intellegibilità del parlato».
Il comfort acustico e la normativa italiana
Quali sono i criteri e gli aspetti da considerare per limitare il disturbo causato da rumori esterni o provenienti, a esempio, da ambienti attigui?
«In primis occorre rispettare le leggi vigenti, in questo caso il Dpcm del 5 dicembre del 1997 che è il documento di riferimento nella normativa italiana per l’acustica edilizia a cui si aggiungono le normative regionali e locali. Il regolamento chiede di rispettare i requisiti di isolamento in opera, quindi la fase di progettazione previsionale è certamente importante ma è solo il primo step: la tematica dell’isolamento acustico è molto delicata sia in questa fase sia durante la realizzazione. Il DPCM 5/12/97 definisce sia i limiti minimi di isolamento dell’involucro (facciata, partizioni adiacenti e rumore di calpestio) sia i limiti di rumorosità degli impianti. Il fatto che “si senta” indistintamente il vicino di casa, nella pluralità dei casi, potrebbe semplicemente significare che non è stata rispettata la normativa, sebbene in Italia sia spesso meno restrittiva che in altri Paesi europei. Uno dei rumori certamente più fastidiosi lamentati nel residenziale è quello “impattivo”: il tipico “rumore da calpestio” per intendersi. Si tratta di un rumore che si propaga attraverso la struttura dell’edificio e viaggia a una velocità di circa 10 volte superiore a quella del suono nell’aria (ci sono casi in cui il rumore di una lavatrice accesa si sente anche a distanza di diversi piani).
Sempre nell’ambito delle normative non dimentichiamo poi che nel 2010 è stata emanata la UNI 11367 che riguarda la classificazione acustica delle unità immobiliari (qualcosa che ricorda la certificazione energetica degli edifici), un ottimo riferimento per il progettista acustico. Per quanto riguarda bandi e gare di appalto di edifici pubblici, invece, si fa oggi riferimento al Decreto sui Criteri Ambientali Minimi (C.A.M.) in cui il legislatore ha pubblicato le prescrizioni per rispondere all’esigenza di garantire un certo livello di comfort acustico negli ambienti interni, stabilendo, per esempio, che i valori dei requisiti acustici passivi dell’edificio debbano corrispondere almeno a quelli della Classe II ai sensi della norma UNI 11367».
Considerato che buona parte degli edifici italiani sono stati realizzati prima della normativa, come si può intervenire sull’esistente?
«Innanzitutto bisogna rivolgersi a un professionista del settore perché purtroppo non sempre l’impresa riesce a offrire soluzioni ottimali per risolvere il problema. I sistemi per limitare la rumorosità aerea, quindi quella proveniente da unità attigue, esistono, ma spesso bisogna sacrificare un minimo di spazio: con 10-15 centimetri di isolamento acustico si riescono a ottenere ottimi risultati. Per il rumore da calpestio invece, l’intervento potrebbe risultare più complesso, perché bisogna intervenire in un’abitazione terza, a meno che non si abbia un’altezza tale da consentire la realizzazione di un controsoffitto… ma anche in questo caso la mitigazione potrebbe non risultare ottimale per via di ulteriori fenomeni di propagazione del rumore attraverso le “trasmissioni laterali”.
La scelta dei materiali per il comfort acustico degli ambienti
A seconda del tipo di rumore e dell’elemento strutturale su cui si interviene, è possibile scegliere tra materiali differenti: minerali, vegetali o sintetici. Quali sono i driver che orientano la scelta del progettista? E quali le soluzioni offerte dal mercato più interessanti?
«Inizierei con il distinguere l’isolamento dall’assorbimento acustico. Il primo caso riguarda la protezione da rumori esterni, mentre il fonoassorbimento fa riferimento all’ottimizzazione dell’acustica all’interno degli ambienti. Nel mercato esiste una vasta gamma di elementi fonoassorbenti, tra i più comuni vi sono le lane minerali (di roccia o di vetro), i classici “elementi piramidali” costituiti da poliuretano espanso, pannelli in melammina, etc. Se invece si tiene conto della sostenibilità ambientale dei materiali, che è uno dei driver per le scelte dei progettisti, potremmo orientarci su prodotti naturali quali la fibra di legno, il legno mineralizzato, le fibre vegetali o animali, quali ad esempio la lana di pecora (spesso utilizzata in Svizzera). Anche nell’ambito del riciclato il progettista ha modo di indirizzarsi su varie alternative, che vanno da elementi provenienti da scarti di tessuto alla fibra di poliestere (riciclata e riciclabile, prodotta anche da bottiglie di plastica). Guida il progettista anche il rispetto delle certificazioni e dei protocolli nati nell’ambito della sostenibilità ambientale e focalizzati al benessere della persona o all’efficienza energetica degli edifici. Stiamo parlando dei più noti Leed, Well e Breeam.
Un altro driver che determina la scelta dei materiali è quello etico che dovrebbe orientare il progettista verso l’uso di materie poco nocive e poco inquinanti, un’attenzione che andrebbe rivolta a tutti coloro che trattano questi prodotti in cantiere e che lavorandoli entrano in contatto con polveri, particelle o frammenti. Aspetti etici e funzionali dovrebbero guidare i progettisti, ma non sempre avviene. Bisognerebbe andare in cantiere più spesso e non solo limitarsi a fornire prescrizioni poco pratiche dalla scrivania del proprio ufficio. Un ultimo elemento chiave, che oggi è certamente legato anche alla sostenibilità, è la scelta di prodotti “reperibili” nel luogo dove si realizza il cantiere».
Il rumore da calpestio delle solette
I requisiti d’isolamento acustico riguardano diversi elementi edilizi come facciate, muri e impianti condominiali, ma quello più critico è il rumore da calpestio delle solette. Per risolvere questi problemi si entra anche nel merito della soluzione costruttiva dei solai?
«In questo caso è importante distinguere se si tratta di un edificio nuovo o esistente. Nel primo caso le possibilità sono ampie: alla classica realizzazione in muratura infatti oggi il progettista acustico predilige l’utilizzo di strutture a secco. Tale scelta è dettata da diversi vantaggi: una stratigrafia a secco è spesso più veloce da installare, risulta molto più flessibile per eventuali modifiche architettoniche e presenta indubbi vantaggi in termini di performance acustica. Un altro aspetto molto importante, soprattutto quando ci riferiamo a edifici residenziali, è quello di ridurre le dimensioni delle stratigrafie (a parità di performance acustica) e pertanto guadagnare metri quadri preziosissimi all’interno delle unità abitative».
Il controllo della messa in opera per un buon isolamento acustico
Quanto è importante il controllo della messa in opera per il buon esito dell’isolamento acustico?
«Da una scala da zero a dieci, direi cento. La qualità acustica si basa molto sulla messa in opera. Il singolo progettista può fare bene il suo lavoro, ma se l’impresa esecutrice non fa altrettanto e la manodopera non è adeguata, è tutto vanificato. Per l’isolamento da rumori impattivi basterebbe posare correttamente un materassino anticalpestio di pochi euro al metro quadrato; a tal fine però è importante che il progettista/DL intercetti la fase in cui l’impresa posa l’anticalpestio e getta il massetto, perché è la più critica e deve essere realizzata correttamente. In alcuni casi, per una verifica della corretta posa, ci avvaliamo di una strumentazione acustica molto avanzata: una sorta di “fonocamera” (antenna acustica che utilizza il beamforming) per analizzare i ponti acustici (perdite di isolamento tra due ambienti), che permette di identificare il problema e fornire le soluzioni per mitigarlo».
Soluzioni innovative per l'acustica: lo studio dei metamateriali
Una nota casa automobilistica ha messo a punto un particolare metamateriale acustico per rivestire gli abitacoli delle auto e per migliorare il comfort di chi è alla guida e dei passeggeri. Anche nel campo dell’edilizia si fa uso di metamateriali?
«Si tratta di soluzioni innovative. Molte delle loro applicazioni sono ancora in fase sperimentale e l’applicazione cui lei si riferisce è legata appunto al mondo dell’automotive, dove lo spazio all’interno degli abitacoli è prezioso, e pertanto ogni millimetro è importante. Questi materiali sono ideali per assorbire le basse frequenze, come quelle dovute al rotolamento dello pneumatico sull’asfalto, e quindi limitare la propagazione di questo fastidioso rumore all’interno dell’abitacolo. I metamateriali hanno in generale la proprietà di deviare le onde elettromagnetiche, acustiche e meccaniche, pertanto nel settore edilizio si sta pensando di utilizzarli per realizzare delle barriere intorno agli edifici in modo da riflettere e reindirizzare addirittura le onde sismiche, ma dati i costi al momento molto elevati, questa tecnologia oggi non è certamente alla portata di tutti, e pertanto non mi risulta che ci siano applicazioni diffuse».
Sul fronte dell’acustica, a quali nuovi progetti sta lavorando Atmos?
«Oltre a indirizzare i suoi servizi verso clienti esterni a Lombardini22, Atmos fornisce la consulenza alle divisioni interne del Gruppo Lombardini22, nei vari campi in cui si articola la disciplina acustica: dalle valutazioni ambientali alla progettazione edilizia, dalle analisi di spazi interni alle valutazioni di esposizione al rumore dei lavoratori. Lavoriamo pertanto in maniera integrata con i nostri impiantisti meccanici ed elettrici, con i colleghi che si occupano di data center e gli architetti che progettano uffici, hotel, centri commerciali ed edifici residenziali. Attualmente stiamo lavorando ad alcuni progetti interessanti come gli uffici Telepass di Roma o i nuovi uffici della TIM o della Oracle a Milano. Tra i progetti più sfidanti rientrano sicuramente quelli degli alberghi come il Marriot di Roma (appena concluso) e il Rosewood a Porto Cervo, la ristrutturazione dell’Hotel Belmond di Portofino e di un albergo a Capri, dove la performance acustica richiesta è altissima.
Insieme al team di TUNED stiamo mettendo a punto un processo che, attraverso un percorso di analisi delle neuroscienze applicate all’architettura, ci porta a identificare meglio i bisogni e le attese degli utenti, generando spazi in grado di soddisfare le esigenze delle persone e migliorandone la vita. A breve avvieremo anche una collaborazione che interessa il mondo della scuola, finalizzato a ottimizzare l’acustica delle aule affinché la qualità degli ambienti non comprometta l’intelligibilità tra alunno e insegnante. Forti anche dei numerosi progetti seguiti insieme ai colleghi che curano la progettazione degli uffici (DEGW), stiamo portando avanti un progetto di ricerca legato alla qualità acustica negli ambienti open space che parte dagli studi già esistenti sulla norma UNI 3382:3 e integra anche concetti legati alla “capacità acustica” degli ambienti, tematica invece già applicata nel caso di ristoranti e ambienti affollati».