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La Blockchain nell’applicazione della metodologia BIM in edilizia

Il settore edilizio, responsabile del 37% delle emissioni globali di carbonio, è al centro delle sfide ambientali. La Direttiva europea EPBD mira a ridurre le emissioni del 60% entro il 2030 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, richiedendo una transizione digitale supportata da processi di certificazione delle performance e "notarizzazione" digitale dei dati.

La blockchain nel BIM: efficienza e sicurezza nel settore edilizio

Il settore della costruzione è causa di un impatto ambientale di grande rilevanza. È, infatti, responsabile del 37% delle emissioni globali di carbonio oltre che del consumo di suolo e di una notevole quantità di risorse naturali.

La Direttiva europea Energy performance of buildings directive (Case Green)  sulla prestazione energetica nell’edilizia, prevede di ridurre le emissioni del settore edilizio del 60% entro il 2030 per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.

La transizione digitale in corso nel settore della costruzione deve basarsi su un processo di certificazione delle performance e la “notarizzazione digitale” dei dati degli eventi diviene la garanzia della loro veridicità.

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Il percorso di ricerca

In un precedente saggio si introduceva l’inquadramento generale di e-BIM: un percorso di ricerca indipendente, di base e applicata, sulla metodologia BIM.

Si tratta di un percorso di ricerca realizzato con un approccio sistemico al fine di prospettare una diversa interpretazione del BIM rispetto alla visione corrente che vede la materia isolata nella sola fase della progettazione delle opere.

Il percorso è diviso in sei passaggi successivi e in questo saggio si parlerà di quello che allora è stato indicato come il terzo passo: la Blockchain.

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Blockchain, percorso e-bim.
Blockchain, percorso e-bim. (Andrea Tiveron)

 

Il settore delle costruzioni è notoriamente in ritardo rispetto ad altri settori del mercato quanto a impiego delle tecnologie digitali. Lo dimostra lo schema dell’Industry Digitization Index elaborato dal McKinsey Global Institute (figura 1).

Non è un caso, quindi, se secondo questa ricerca nel periodo 2005-2014 la produttività sul lavoro nel settore della costruzione è diminuita del 1,4%.

Infatti, una delle aspettative più importanti dell’impiego del digitale in ogni attività produttiva è l’aumento del rapporto tra quantità prodotta in una data unità di tempo e i mezzi impiegati per produrla: l’indice di produttività. Proprio in considerazione di questo gap, a partire dagli anni ’10 sempre più si è andata affermando una nuova fase di trasformazione del settore della costruzione grazie all’impiego della metodologia nota come Building Information Modeling (BIM).

Si tratta di una disciplina nuova, in continuo divenire, che sta operando per favorire la transizione digitale nel settore della costruzione. Il BIM, in sintesi, è la metodologia impiegata per implementare e utilizzare la rappresentazione digitale delle caratteristiche fisiche e funzionali di un’opera costruita.

Negli anni più recenti i progressi del settore sono evidenti anche se devono essere considerati alcuni aspetti che ne ritardano l’attuazione e che devono essere necessariamente reinterpretati se si vuole ambire al vero scopo della trasformazione: il superamento del gap e dei problemi del settore.

Si tratta in particolare dell’approccio generale che il mercato ha utilizzato al fine di partecipare alla fase della transizione. Un approccio teso a interpretare la necessità come un’occasione di lavoro e, come si dice, di business e non invece come necessità di introduzione di una nuova cultura della materia. Ovviamente non è difficile accorgersi che funziona così in tutti i diversi contesti di mercato, ma certamente è possibile affermare che in questo caso si sarebbe potuto anche adottare un atteggiamento più cauto.

Sempre per rimanere in un ambito di semplificazione mi riferisco in questo saggio ad un aspetto sostanziale quello della corretta interpretazione del significato di dato e informazione nell’ambito del contesto digitale.

Questo riferimento è di fondamentale importanza per un vulnus che lo minaccia e non poco. Si tratta del significato del termine “informazione” che nel linguaggio comune viene spesso utilizzato malamente in modo estensivo per significare cose diverse. Ma nel contesto digitale il significato di informazione ha due vincoli fondamentali: quello della corretta interpretazione e utilizzo e quello del legame inscindibile da un altro insieme di entità, i dati.

In questo saggio cercherò brevemente di spiegare questi passaggi e perché in definitiva è necessario garantire la certezza dei dati digitali.

   

The MGI Industry Digitization Index
Figura 1- The MGI Industry Digitization Index, MCKINSEY GLOBAL INSTITUTE "DIGITAL AMERICA: A TALE OF THE HAVES AND HAVE-MORES". (McKinsey& Company)

Fonte: GLOBAL INSTITUTE "DIGITAL AMERICA: A TALE OF THE HAVES AND HAVE-MORES"

    

I dati e le informazioni

Il significato di dato è riferito al mio lavoro sul e-BIM all’interno del quale c’è un apposito capitolo denominato “dati o neutri o inutili” nel quale si legge “I dati sono definiti in informatica come descrizioni originarie non interpretate di un evento. I dati non sono necessariamente “dati” se la loro raccolta non è il risultato di un sistema la cui progettazione e implementazione sono tali da garantirne la oggettività. Io definisco questa oggettività come la neutralità dei dati”.

La non interpretazione di un dato da parte di chiunque, prima era solo riferita alle persone ma ora vale anche per le macchine, è la condizione necessaria affinché questo sia veramente neutro, una fonte originale appunto.

Quando noi utilizziamo strumenti digitali come i calcolatori produciamo una enorme quantità di dati digitali ma la maggior parte di questi sono “contaminati” dal loro sistema di input. Banalmente mentre sto scrivendo questo articolo io utilizzo come mezzo di generazione dei caratteri una tastiera digitale, ma non è detto che il risultato sia neutrale.

Infatti, quest’ultimo dipende totalmente dalla mia capacità soggettiva di non compiere errori di battitura oltre che dalla capacità del software di correggere automaticamente il testo.

Un sensore di temperatura diversamente produce il risultato della misura direttamente in formato digitale senza necessità di nessuna ingerenza se non quella di essere opportunamente alimentato e tarato. Rispetto a questa ultima considerazione ovviamente è possibile immaginare che, in determinate circostanze di impiego, si possano utilizzare più sensori o una ridondanza di questi per determinare la stessa misura al fine della garanzia del risultato della stessa.

Per quanto affermato, solo una parte dei dati digitali sono realmente puri ovvero nativamente digitali. La gran parte dei dati digitali che si utilizzano all’interno dei sistemi informativi sono in verità provenienti da input analogici e/o meccanici.

Questa semplice argomentazione apre la strada a comprendere una delle più importanti innovazioni che la transizione digitale nel settore della costruzione sta portando con sé ovvero quella della costruzione dei cosiddetti “gemelli digitali”:

Insiemi unione di ambiti fisici e digitali integrati tra loro. Tale integrazione consente al sistema digitale di poter intervenire su quello fisico, attraverso una serie di attuatori attivati in base alle risultanze dei dati comunicati dai sensori. In questo senso, un gemello digitale non dovrebbe utilizzare in nessun modo dati che non siano nativamente digitali.

   

L’informazione

Continuando a riferirsi a e-BIM, “Una informazione, sempre secondo l’informatica, è il risultato di un processo elaborativo a cui sono sottoposti i dati al fine di divenire significativi per il destinatario”.

Questa definizione comporta una enorme differenza tra il significato di dato e quello di informazione. Se non vi è azione conseguente non si tratta di informazione. Infatti, se si avesse sempre l’accortezza di verificare se l’entità di cui si tratta sia o meno significativa per la presa di decisione del destinatario ci si renderebbe conto che nella maggior parte dei casi si definiscono informazioni o informativi quelle cose che informazione non sono affatto.

Ma perché è tanto importante questa distinzione?

Non è certo una questione semantica o linguistica. Si tratta di qualcosa di molto più importante.

La distinzione, infatti, consente di capire come l’elaborazione elettronica consiste di fatto nell’intervenire su una base dati o su più basi di dati per generare le informazioni necessarie alla presa delle decisioni. Significa che di fatto le informazioni non esistono da sole, cosa che invece è normale per i dati. Le informazioni sono di fatto derivate.

Inoltre, è evidente che seguendo questa concezione: mentre i dati sono certamente prima fisici e poi digitali le informazioni sono solamente digitali.

L’informazione, dunque, è al tempo stesso oggetto di due processi di input e output distinti:

 

Processi canonici delle informazioni e-metodi
Figura 2 – Processi canonici delle informazioni. (Andrea Tiveron)

 

Il primo è quello classico, pervasivo di quasi la totalità dei sistemi informativi esistenti. In una prima fase si raccolgono i dati e successivamente si stabiliscono e sviluppano le elaborazioni necessarie alla produzione delle informazioni.

Il secondo è quello per il quale le informazioni sono veicolate attraverso un apposito canale media verso il soggetto che le utilizza per compiere l’azione. Anche questo non deve essere più considerato necessariamente un umano o un insieme di umani perché man mano che la tecnologia IT si avvale della artificialità della conoscenza (la parola intelligenza è esclusa volontariamente) questo può essere rappresentato anche da un calcolatore.

Nell’ambito della mia attività di impresa, studiando in profondità i sistemi di ingegneria del software, ma avendo come scopo sempre quello di un approccio umanistico fatto per le persone, sono arrivato a immaginare il “metodo al contrario”.

Si tratta sostanzialmente di una metodologia basata sulla necessità di realizzare sistemi informativi attraverso le persone e non sistemi che queste si trovano costrette ad utilizzare. In questo scenario il “contrario” dipende dal fatto che il processo di elaborazione si inverte; prima si definiscono le informazioni da produrre al fine di compiere le più corrette azioni e solo dopo ci si interessa di determinare quali dati devono essere raccolti.

(riproduzione riservata)


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