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L’Italia recepisce la CSRD: tutto quello che c'è da sapere sulla nuova direttiva sulla sostenibilità

Il 5 gennaio 2023 è entrata in vigore la Direttiva 2022/2464/UE, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), un tassello importante del più ampio Green Deal Europeo. Con l’approvazione del 10 giugno 2024 da parte del Consiglio dei Ministri dello Schema di decreto legislativo recante il recepimento della CSRD, si avvia a conclusione l’iter che produrrà la nuova norma italiana in materia di rendicontazione di sostenibilità.

Parere favorevole del Parlamento per lo schema del decreto inerente la Direttiva CSRD

Il 20 luglio, lo schema di decreto ha ricevuto parere parlamentare favorevole, nello specifico presso le Commissioni parlamentari competenti.

L’iter era di fatto stato avviato già a febbraio di quest’anno, con la promozione di una consultazione pubblica ad opera del Dipartimento del Tesoro e dalla Ragioneria Generale dello Stato, per avviare un primo confronto con le Autorità interessate.

 

Quali sono le principali novità del decreto di recepimento?

  • Il nuovo decreto abroga anzitutto il decreto legislativo del 30 dicembre 2016, n. 254, che aveva introdotto l’obbligo della rendicontazione non finanziaria alle grandi imprese di interesse pubblico e, coerentemente con la CSRD, amplia il pubblico di imprese interessate dall’obbligo di rendicontare le proprie pratiche di sostenibilità (v. paragrafo “A quali aziende si applica la CSRD?”).
  • Viene introdotta la nuova figura del “revisore della sostenibilità”, che si occuperà dell’attestazione obbligatoria di conformità della rendicontazione di sostenibilità.
    L’art. 9 dello schema di decreto, apportando varie modifiche al Decreto legislativo del 27/01/2010 n. 39 in materia di “revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati”, interviene anche sui requisiti e sull’iter formativo richiesti a questa figura professionale, analoga a quella del revisore legale. Il revisore legale e quello della rendicontazione di sostenibilità potranno anche coincidere.
  • Vengono introdotte delle sanzioni pecuniarie piuttosto importanti sia nei confronti dei revisori della sostenibilità, il cui operato è soggetto a eventuale controllo di qualità della Consob, sia nei confronti degli amministratori delle società tenute soggette che ricadono nel perimetro della CSRD.
  • Viene riconosciuto un ruolo di rilievo ai rappresentanti dei lavoratori con i quali la società “prevede modalità di informazioni appropriate e [...] discute informazioni pertinenti e i mezzi per ottenere e verificare le informazioni sulla sostenibilità. I rappresentanti dei lavoratori comunicano il parere, ove adottato, all’organo amministrativo e di controllo.”

In linea generale, lo schema di decreto di recepimento della direttiva (UE) 2022/2464, resta coerente con la direttiva CSRD. Proviamo, dunque a ricapitolare i punti salienti di quest’ultima.

 

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Che cosa è la CSRD?

La direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) mira a rafforzare la normativa sulla rendicontazione non finanziaria che coinvolge le imprese dell’Unione Europea.

È uno degli interventi legislativi attraverso i quali l’UE sta attuando il Green Deal Europeo, l’ambizioso piano di trasformazione dell’economia europea per un futuro sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale (obiettivo entro il 2030: ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55%, rispetto al 1990; entro il 2050 diventare un’economia a emissioni nette zero, sostenibile e resiliente).

La CSRD è un’evoluzione e un rafforzamento della direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive , 2014/95/EU, recepita in Italia con il decreto legislativo del 30 dicembre 2016, n. 254) che nel 2014 aveva introdotto l’obbligo per le grandi imprese di interesse pubblico di rendicontare impatti sociali, ambientali e di governance; inoltre modifica Direttiva Accounting 2013/34/UE relativa a bilanci di esercizio e consolidati. Una delle sue tante novità, riguarda l’inclusione nella rendicontazione di informazioni legate alla catena del valore, vale a dire tutti i soggetti che, interagendo con l’azienda, contribuiscono alla creazione di valore della stessa.

La CSRD, oltre ad applicarsi ad un pubblico più ampio di imprese, introduce un nuovo standard di rendicontazione uniforme e obbligatorio (ESRS) e l’obbligo di attestazione di conformità (assurance) del bilancio di sostenibilità, partendo con un livello di limited assurance per poi introdurre la reasonable assurance dal 2028. Le informazioni “necessarie alla comprensione dell'impatto dell'impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché le informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull'andamento dell'impresa, sui suoi risultati e sulla sua situazione” dovranno essere incluse in un’apposita sezione della relazione sulla gestione, dunque parte integrante del biliancio di esercizio.

La Direttiva richiede di utilizzare il formato elettronico ESEF (European Single Electronic Format), su linguaggio XBRL, un linguaggio già utilizzato per la rendicontazione finanziaria, taggando le informazioni sulla sostenibilità in base ad una specifica tassonomia digitale che sta sviluppando l’EFRAG.

La Direttiva, inoltre, si ricollega al Regolamento europeo sulla Tassonomia (2020/852), che introduce in Europa un sistema di classificazione uniforme delle attività economiche sostenibili. In particolare, le società che rientrano nel perimetro della CSRD, in sede di bilancio di sostenibilità, saranno tenute anche a fornire informazioni sull’eventuale allineamento delle proprie attività alla Tassonomia, così come specificato nel l’articolo 8 del Regolamento sulla Tassonomia. Nello specifico, le informazioni richieste sono: quota di fatturato legato a prodotti o servizi associati ad attività allineate alla tassonomia; quota di spese in conto capitale (Capex) e di spese operative (Opex) relative ad attività allineate alla tassonomia.

  

A quali aziende si applica la CSRD?

La Direttiva si applicherà alle aziende secondo degli scaglioni basati su alcune caratteristiche dimensionali:

  • Dal 1° gennaio 2024 (bilancio pubblicato nel 2025) grandi imprese con oltre 500 dipendenti, quotate e già soggette all'obbligo di redazione della dichiarazione non finanziaria;
  • Dal il 1° gennaio 2025 (bilancio pubblicato nel 2026) tutte le grandi imprese con almeno due dei seguenti requisiti: più di 250 dipendenti, 20 milioni di stato patrimoniale, 40 milioni di ricavi netti. Le PMI possono scegliere di posporre l’adesione fino al 2028 mentre sono escluse le microimprese;
  • dal 1° gennaio 2026 (bilancio pubblicato nel 2027) le PMI quotate e altre aziende (es. Imprese assicurative);
  • dal 1° gennaio 2028 (bilancio pubblicato nel 2029) le imprese di Paesi extra- UE operanti in Europa.

In particolare, le società di Paesi terzi sono obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità soltanto se si verificano queste condizioni:

  • società di Paesi terzi con titoli quotati su un mercato regolamentato dell'UE;
  • società extra-UE che generano direttamente un fatturato netto superiore a 150 milioni di euro nell'UE e che hanno una filiale o succursale, senza personalità giuridica, con un fatturato netto di almeno 40 milioni di euro nell'UE, oppure una filiale quotata in borsa nell'UE che sia una PMI o una grande azienda.

 


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Nel pdf si continua parlando di: Che cosa sono gli standard di rendicontazione ESRS?

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