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L’Italia che (non) cresce nella parità di genere: la corsa a ostacoli delle donne verso le lauree STEM

In Italia, solo il 16,8% delle ragazze tra i 25 e i 34 anni consegue una laurea in ambito STEM, meno della metà rispetto ai coetanei maschi (37%). Oltre a limitare le opportunità di carriera delle donne, questo fenomeno frena anche la crescita e l’innovazione del Paese. Le disparità si riflettono nel mercato del lavoro, dove il talento femminile resta sottoutilizzato.

Educazione, divari di genere e mercato del lavoro: la sfida delle STEM in Italia

L’Italia si trova in una fase cruciale per quanto riguarda il rapporto tra istruzione, pari opportunità e occupazione. Da un lato, la formazione è sempre più considerata la chiave per migliorare le prospettive professionali; dall’altro, permangono profonde disuguaglianze a livello territoriale e di genere, in particolare nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).

Soprattutto se parliamo di donne, solo il 16,8% delle giovani tra i 25 e i 34 anni ha conseguito una laurea in discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), meno della metà rispetto ai loro coetanei maschi, che raggiungono il 37%.

Questo dato, riportato da Save the Children sulla base del rapporto ISTAT 2024, mette in evidenza il forte divario di genere ancora presente nel settore scientifico e tecnologico. Alla vigilia della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, l'organizzazione ribadisce l'importanza di abbattere gli ostacoli che impediscono una reale parità di accesso e opportunità in questo ambito.

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Il ruolo cruciale della famiglia: abbandono precoce e titolo terziario

Un primo, fondamentale fattore che incide sul percorso educativo dei giovani è il livello di istruzione dei genitori.

L’ultima indagine del 2023 mostra come, nelle famiglie in cui i genitori hanno un titolo di studio basso, il 24% dei ragazzi abbandoni precocemente la scuola, mentre solo il 10% riesce a laurearsi. Di contro, se in famiglia almeno un genitore è laureato, la quota dei giovani che raggiungono il titolo terziario sale al 70%, e gli abbandoni si riducono drasticamente al 2%.

Questo squilibrio mette in luce come, spesso, il successo formativo non dipenda soltanto dalle capacità individuali, ma anche dal contesto socio-culturale e dalle risorse disponibili. La cosiddetta “povertà educativa” colpisce in modo particolare le ragazze, che già devono fare i conti con stereotipi di genere persistenti, soprattutto in ambito scientifico.

 

L’effetto dell’istruzione sull’occupazione: il “premio” della laurea

La correlazione tra istruzione e mercato del lavoro è lampante. Tra i 25 e i 64 anni, il tasso di occupazione dei laureati (84,3%) supera di oltre 11 punti percentuali quello dei diplomati (73,3%), mentre chi possiede al massimo la licenza media inferiore si ferma al 54,1%. Il “premio” della laurea è ancora più netto tra gli under 35 che hanno conseguito il titolo da uno a tre anni: 75,4% di occupati contro il 59,7% dei diplomati.

Non solo: anche i tassi di disoccupazione confermano il vantaggio dell’istruzione. Nel 2023, la disoccupazione tra i laureati si attesta al 3,6%, decisamente più bassa rispetto al 6,2% dei diplomati e al 10,7% di coloro con titolo di studio basso. Tuttavia, se si amplia lo sguardo all’Europa, si nota che, a parità di livello di istruzione, in Italia i tassi di occupazione sono comunque più bassi rispetto alla media UE27.

  

Le disparità territoriali: Nord, Centro e Mezzogiorno

Un altro aspetto rilevante è il forte divario geografico, che si riscontra sia nei livelli di istruzione sia nei tassi di occupazione.

  • Istruzione: nel Mezzogiorno, appena il 39,6% della popolazione fra i 25 e i 64 anni ha un titolo secondario superiore e solo il 18,1% possiede una laurea. Al Nord, la percentuale dei diplomati supera il 46%, e quasi un quarto dei residenti (22,4%) è laureato.
  • Occupazione: il tasso di occupazione dei laureati 30-34enni raggiunge il 90,6% nel Nord, mentre scende al 70,8% nel Mezzogiorno, con un divario di quasi 20 punti percentuali. Lo stesso fenomeno si amplifica tra i diplomati: 83% di occupati a Nord contro 57,2% a Sud, un gap di oltre 25 punti.

Nel complesso, il Mezzogiorno fatica ad assorbire forza lavoro anche in presenza di titoli di studio medio-alti, il che spinge molti laureati – soprattutto in settori scientifici – a cercare opportunità altrove, contribuendo alla cosiddetta “fuga dei cervelli”.

 

POPOLAZIONE DI 25-64 ANNI E RELATIVO TASSO DI OCCUPAZIONE PER TITOLO DI STUDIO.
POPOLAZIONE DI 25-64 ANNI E RELATIVO TASSO DI OCCUPAZIONE PER TITOLO DI STUDIO. (ISTAT_LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI | ANNO 2023)

       

Contratti precari, part-time involontario e divari occupazionali

Oltre alle scelte formative, anche le condizioni contrattuali rappresentano un ostacolo importante.

Nel 2023, il 17% dei lavoratori tra i 25 e i 64 anni era impiegato con orario part-time: tra gli uomini la percentuale si ferma al 6,6%, mentre tra le donne sale al 30,7%. Ma il dato più rilevante è la quota di part-time involontario – cioè quello accettato in mancanza di alternative full-time – che sfiora il 49,1% fra le donne e il 70,5% fra gli uomini.

Nel Mezzogiorno, la situazione è ancora più critica: il 73,4% dei part-time è di tipo involontario, con picchi dell’85,0% tra gli uomini. A livello di istruzione, più è alto il titolo di studio, minore è la probabilità di trovarsi costretti a lavorare con orario ridotto senza una reale scelta. Resta però il fatto che, specie nelle regioni del Sud, la carenza di posti a tempo pieno penalizza ulteriormente le donne, già svantaggiate nella ricerca di un’occupazione stabile.

 

Il confronto con l’Europa e la “fuga dei cervelli”

In un contesto in cui la media UE27 per i laureati 25-64enni sfiora valori occupazionali più elevati (87,6% contro l’84,3% dell’Italia), si rileva come anche il tasso di disoccupazione per chi possiede un titolo terziario sia mediamente più basso negli altri Paesi UE rispetto all’Italia.

Il Belpaese, inoltre, fatica a raggiungere l’obiettivo europeo di laureati nella fascia d’età 25-34 (45% entro il 2030). Attualmente, siamo al 30,6%, contro una media europea del 43,1%. Questa distanza con l’Europa, unitamente alla mancanza di opportunità di lavoro ben remunerato, spinge un numero crescente di laureati (specie in discipline tecnico-scientifiche) a emigrare, impoverendo ulteriormente il capitale umano nazionale.

 

TASSO DI OCCUPAZIONE DEI 20-34ENNI CON TITOLO DI STUDIO SECONDARIO SUPERIORE E TERZIARIO CONSEGUITO 1-3 ANNI PRIMA E NON PIÙ IN ISTRUZIONE IN ITALIA, NELLA UE27 E NEI PIÙ GRANDI PAESI UE. Anno 2021 e 2023, valori percentuali
TASSO DI OCCUPAZIONE DEI 20-34ENNI CON TITOLO DI STUDIO SECONDARIO SUPERIORE E TERZIARIO CONSEGUITO 1-3 ANNI PRIMA E NON PIÙ IN ISTRUZIONE IN ITALIA, NELLA UE27 E NEI PIÙ GRANDI PAESI UE. Anno 2021 e 2023, valori percentuali (ISTAT_LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI | ANNO 2023)

  

Donne nelle STEM: un potenziale di innovazione ancora inespresso

Come sottolineato da Save the Children in occasione della Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza (11 febbraio), non cogliere il potenziale femminile nelle discipline STEM è un danno per l’intero sistema Paese. La discriminazione di genere e gli stereotipi culturali incidono profondamente sulle scelte formative e lavorative delle ragazze. Inoltre, in un mercato sempre più dominato dalla digitalizzazione e dall’innovazione, le competenze tecniche sono al centro dell’offerta lavorativa futura. 

Il gap persiste sia per retaggi culturali, sia per la scarsa presenza di role model femminili in settori come ingegneria, informatica, matematica e ricerca scientifica. I programmi di mentoring e orientamento, nonché il rafforzamento degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), possono contribuire a invertire la tendenza, ma è indispensabile che le politiche educative e del lavoro vadano di pari passo.

 

FIGURA 4. TASSO DI OCCUPAZIONE DEI 30-34ENNI IN ITALIA E NELLA UE27 PER TITOLO DI STUDIO E GENERE. Anno 2023, valori percentuali
TASSO DI OCCUPAZIONE DEI 30-34ENNI IN ITALIA E NELLA UE27 PER TITOLO DI STUDIO E GENERE. Anno 2023, valori percentuali (ISTAT_LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI | ANNO 2023)

 

“Il divario di genere è ancora molto presente e si radica fin dai primi anni di scuola, negli stereotipi, ancora oggi diffusi, che vorrebbero le ragazze poco portate verso le materie scientifiche e che bloccano sul nascere i loro talenti. La discriminazione e gli stereotipi di genere incidono ancor più su bambine e ragazze che vivono in povertà educativa, scoraggiando il loro interesse per le materie STEM, con il rischio di limitare ulteriormente le loro opportunità di lavoro e di vita. Per questo è fondamentale incentivare fin da subito l’avvicinamento delle bambine alle materie STEM e l’acquisizione di fiducia nelle proprie capacità, contrastando i pregiudizi e investendo in attività di orientamento in queste materie fin dai primi cicli scolastici. In questo senso Save the Children sostiene pienamente le iniziative portate avanti a livello istituzionale e quelle delle organizzazioni della società civile per sostenere l’accesso di bambine e ragazze alle materie STEM. Favorendo l’accesso di bambine e ragazze in questi ambiti, andando oltre gli stereotipi, possiamo contribuire a promuovere la parità di genere e a costruire una società più equa e inclusiva” ha dichiarato Giorgia D’Errico, Direttrice Public Affairs di Save the Children.

 

TASSO DI OCCUPAZIONE DEI LAUREATI DI 25-64 ANNI PER AREA DISCIPLINARE E GENERE. Anno 2023, valori percentuali
TASSO DI OCCUPAZIONE DEI LAUREATI DI 25-64 ANNI PER AREA DISCIPLINARE E GENERE. Anno 2023, valori percentuali (ISTAT_LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI | ANNO 2023)

  

STEM: un divario di genere che parte dai banchi di scuola

Il campo delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) è forse il più emblematico nella rappresentazione degli squilibri di genere. Nel 2023, soltanto il 16,8% delle donne tra i 25 e i 34 anni ha conseguito una laurea in ambito STEM, meno della metà rispetto ai coetanei maschi (37%). Le differenze territoriali aggravano la situazione:

  • nel Nord si laureano in STEM il 17,5% delle giovani (contro il 41,4% degli uomini),
  • al Centro il 16,4% 
  • nel Mezzogiorno il 16% (contro il 27,5% degli uomini).

Questo gap risulta evidente anche a livello occupazionale. Nelle macro aree STEM, il tasso di occupazione femminile è:

  • 80,1% in “scienze e matematica” (contro l’86,4% degli uomini, un gap di 6,3 punti),
  • 81,8% in “informatica, ingegneria e architettura (91,1% per gli uomini, gap di 9,3 punti).

Le ragioni si rintracciano non solo nella fase di ingresso nel mondo del lavoro, ma anche – e forse soprattutto – nelle scelte di studio, influenzate da stereotipi che persistono fin dai primi gradi dell’istruzione.

   

Stereotipi e radici precoci del gap: i dati INVALSI

Le disparità di genere iniziano già nei primi anni di scuola. Una delle questioni più urgenti riguarda l’origine degli svantaggi femminili in ambito scientifico e matematico.

Secondo i dati INVALSI, già nei primi due anni di scuola primaria le bambine ottengono risultati mediamente inferiori di 9 punti rispetto ai maschi nelle prove di matematica. Il divario sale a 11 punti a fine scuola primaria e si riduce a 7 punti nella secondaria di secondo grado (ma risale fino a 10 punti negli istituti tecnici).

Al contrario, quando si tratta di competenze digitali, le studentesse di 13-14 anni mostrano un vantaggio di 18 punti sui coetanei maschi, dimostrando un potenziale alto che, però, spesso non trova un seguito nelle carriere universitarie STEM.

I fattori principali? Stereotipi di genere radicati, scarsità di modelli femminili di riferimento e un orientamento scolastico non sempre adeguato.

  

Donne più istruite, ma meno occupate: il paradosso italiano

Le donne in Italia risultano mediamente più istruite degli uomini: il 68,0% delle 25-64enni ha almeno un diploma, contro il 62,9% degli uomini, e il 24,9% di loro possiede una laurea (18,3% per gli uomini). Tuttavia, questo vantaggio formativo non si traduce in risultati occupazionali altrettanto positivi: il tasso di occupazione femminile (59,0%) è nettamente inferiore a quello maschile (79,3%).

 

OCCUPATI (25-64 ANNI) PART-TIME, IN PART-TIME INVOLONTARIO E DIPENDENTI A TEMPO DETERMINATO PER TITOLO DI STUDIO E GENERE. Anno 2023, valori percentuali
OCCUPATI (25-64 ANNI) PART-TIME, IN PART-TIME INVOLONTARIO E DIPENDENTI A TEMPO DETERMINATO PER TITOLO DI STUDIO E GENERE. Anno 2023, valori percentuali (ISTAT_LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI | ANNO 2023)

       

Il divario si riduce al crescere del titolo di studio:

  • 32,3 punti percentuali di differenza fra uomini e donne con titolo basso (36,8% contro 69,1%),
  • 21,6 punti fra i diplomati (62,4% contro 84,0%),
  • 6,9 punti fra i laureati (81,4% contro 88,3%).

Anche confrontando i dati con la media europea, emerge che le donne italiane continuano a scontare pesanti disparità sul mercato del lavoro, nonostante i livelli di istruzione piuttosto elevati.

Nel mondo del lavoro, il tasso di occupazione delle laureate STEM tra i 25 e i 64 anni è dell'80,9%, contro il 90,1% degli uomini. Tra i 25-44enni, il divario è ancora evidente, con un tasso di occupazione femminile del 78,4% contro l'86,7% maschile. Questo gap si riduce all'aumentare del titolo di studio, ma rimane comunque significativo.

 

"Donne e ragazze nella scienza". Giornata internazionale delle ragazze e delle donne nella Scienza - Infografiche - Anno 2025. (ISTAT)

  

Le azioni necessarie per colmare il gap di genere nelle STEM

Per ridurre il divario di genere nelle discipline STEM, è necessario intervenire fin dai primi cicli scolastici con azioni mirate, tra cui:

  • orientamento precoce: introdurre laboratori scientifici e digitali fin dalla scuola primaria, per far emergere le inclinazioni di bambine e bambini e combattere i pregiudizi sulle “materie da maschi”.
  • Modelli di riferimento: promuovere incontri con donne che hanno costruito carriere di successo nelle STEM, affinché le nuove generazioni possano immaginarsi in quei ruoli e ricevere incoraggiamento diretto.
  • Sostegno alle famiglie: offrire incentivi e supporti alle famiglie con basso livello di istruzione, riducendo il rischio di dispersione scolastica e favorendo l’accesso all’università.
  • Riduzione del precariato: agire sulle politiche del lavoro per minimizzare il part-time involontario, sviluppando percorsi di inserimento che garantiscano maggiore stabilità.
  • Incentivi alle imprese: favorire l’assunzione di donne in ruoli tecnici e scientifici tramite sgravi fiscali o programmi specifici, con l’obiettivo di ridurre il gap occupazionale.
  • Ampliamento dell’offerta formativa: potenziare i corsi terziari professionalizzanti (ITS), che in altri Paesi contribuiscono in modo sostanziale all’inserimento nel mercato del lavoro, in particolare nel settore tecnologico.

 

Investire nelle donne per investire nel futuro

Colmare il divario di genere nelle STEM non è solo una questione di equità sociale, ma anche una necessità economica e strategica. Le donne rappresentano una risorsa fondamentale per affrontare le sfide tecnologiche e digitali del presente e del futuro. Eppure, come ci dicono i dati, in Italia restano barriere profonde che iniziano nei primi gradi dell’istruzione e si consolidano nel passaggio al mondo del lavoro, soprattutto nelle regioni meridionali.

Sradicare gli stereotipi di genere, garantire un orientamento efficace sin dai primi cicli scolastici, sostenere le famiglie con difficoltà e incentivare le imprese ad assumere più donne in ruoli tecnici e scientifici sono passi imprescindibili. La formazione femminile in ambito STEM, se valorizzata, può tradursi in un vantaggio competitivo per l’intero Paese, alimentando innovazione, crescita economica e riducendo al contempo il divario occupazionale. Investire nelle donne significa, in definitiva, investire nel futuro dell’Italia. 

La Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, istituita dall'ONU, ci ricorda l'urgenza di superare gli stereotipi di genere e promuovere un accesso equo alle carriere scientifiche. Colmare il divario nelle discipline STEM non è solo una questione di giustizia sociale, ma rappresenta anche un'opportunità per il progresso tecnologico e la competitività del nostro Paese.

Investire nelle competenze scientifiche delle donne significa creare un futuro più equo, innovativo e sostenibile per tutti.

 

Fonti: 

Immagini

ISTAT

"Donne e ragazze nella scienza". (Docenti universitarie) Giornata internazionale delle ragazze e delle donne nella Scienza - Infografiche - Anno 2025.

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