L'intelligenza artificiale e la guerra tra Israele e Hamas: Tra disinformazione e questioni lavorative
L'Intelligenza Artificiale, nel contesto del conflitto Israele-Hamas, ha ridefinito la guerra di informazioni, mescolando realtà e disinformazione e sollevando questioni sulla libertà di espressione nel mondo del lavoro.
Negli ultimi tempi, l'uso dell'Intelligenza Artificiale (IA) nella diffusione di disinformazione legata ai conflitti globali è diventato un argomento di rilievo.
La recente guerra tra Israele e Hamas non ha fatto eccezione, ma la natura dell'IA in questo contesto potrebbe sorprendere molti, anche in relazione alla relazione alla guerra tra Russia e Ucraina.
Un recente articolo pubblicato da *WIRED* ha affrontato l'impatto dell'IA generativa nella diffusione della disinformazione relativa al conflitto. Sebbene molti temessero che questa guerra sarebbe stata la prima a essere inondata di false immagini generate da macchine, in realtà, l'effetto dell'IA è stato molto più sottile.
"Even as some feared the war would be the first in history to be flooded with machine-made fake images, that hasn’t happened. The technology’s impact on the conflict is far more subtle."
La disinformazione generata dall'IA non ha avuto un ruolo centrale nella diffusione di informazioni false, come potrebbe sembrare a prima vista. Layla Mashkoor, un'editor associata presso il Digital Forensic Research Lab dell'Atlantic Council, ha dichiarato: “There are definitely AI images circulating but not to the degree where I think it’s playing a central role in the spread of information.”.
Invece, l'IA è stata utilizzata principalmente da attivisti per sollecitare supporto o dare l'impressione di un supporto più ampio per una particolare fazione.
Ma c'è un altro aspetto da considerare: la vastità di informazioni false già presenti.
L'articolo del MIT Technology Review sottolinea che la sovrabbondanza di immagini reali e autentiche inondano già le piattaforme dei social media, rendendo difficile per le immagini IA influenzare significativamente il discorso pubblico.
La creazione di notizie false con l'intelligenza artificiale
L'intelligenza artificiale, specialmente in tempi recenti, ha acquisito strumenti avanzati che possono essere utilizzati per la creazione e la diffusione di informazioni false.
Questi strumenti includono, tra gli altri:
Deepfakes
Questi sono video manipolati in cui le espressioni facciali, la voce o persino le azioni di una persona possono essere alterate per mostrare qualcosa che non è mai accaduto. Gli algoritmi di deep learning sono addestrati su ampie quantità di dati video per "imparare" a generare nuovi contenuti che sembrano autentici.
Generazione di testo
Sistemi come GPT (Generative Pre-trained Transformer) possono creare articoli, commenti e post sui social media che sembrano scritti da esseri umani, ma che sono in realtà generati da macchine. Questi testi possono essere utilizzati per diffondere false narrazioni o notizie.
Manipolazione di immagini
Ci sono algoritmi di IA che possono alterare le immagini, rendendo possibile, ad esempio, inserire una persona in una scena in cui non era presente o rimuovere oggetti o persone da una foto.
Analisi del sentiment
Gli algoritmi di IA possono anche essere utilizzati per monitorare e analizzare le opinioni e le reazioni delle persone in tempo reale sui social media. Queste informazioni possono essere poi sfruttate per adattare e affinare la disinformazione per renderla più convincente o virale.
Automazione e bots
Bots basati su IA possono automatizzare la diffusione di notizie false o di narrazioni particolari su piattaforme come Twitter o Facebook, amplificando il loro effetto.
Come sottolineato da Nicholas Diakopoulos nel suo libro "Automating the News: How Algorithms Are Rewriting the Media", la crescente automazione nella creazione di notizie sta portando a una "corsa alle armi" tra chi cerca di creare disinformazione e chi cerca di rilevarla e contrastarla.
Non solo IA
L'IA, tuttavia, non è l'unico strumento che ha generato polemiche e tensioni legate al conflitto Israele-Hamas.
La questione dei post sui social media e le conseguenze sul posto di lavoro è un altro punto di discussione. L'articolo del MIT Technology Review racconta la storia di Yasmine, un'estetista di Columbus, Ohio, che è stata esortata a non postare sui social media a causa delle sue opinioni sulla guerra.
In seguito, ha dovuto affrontare ripercussioni professionali a causa dei suoi post, portando a un dibattito più ampio sul ruolo della libertà di espressione nel contesto lavorativo. Questa tendenza ha visto un aumento esponenziale delle segnalazioni di licenziamenti e altre forme di discriminazione professionale legate alle opinioni espresse sui social media.
La combinazione di IA e social media ha reso la guerra tra Israele e Hamas non solo un conflitto fisico, ma anche una guerra di informazioni. In un'epoca in cui la verità è sempre più difficile da discernere, è essenziale riflettere sul ruolo delle nuove tecnologie nella formazione delle nostre opinioni e nella percezione della realtà.
E più la guerra materiale sarà lunga più la guerra di informazioni sarà importante al fine delle conseguenze sul conflitto e l'intero pianeta.
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