L'INQUINAMENTO DELLE TERRE AGRICOLE A REMTECH EXPO 2015
Nell'ambito della IX edizione di RemTech Expo 2015 (23-25 Settembre, Fiera di Ferrara, www.remtechexpo.com), un ruolo focale lo giocheranno anche il settore agricolo e la tutela del suolo agricolo, protagonisti di alcune dei principali appuntamenti congressuali.
Se già nel 2014 l’evento organizzato da Ferrara Fiere Congressi (partner la Regione Emilia-Romagna e sponsor Eni Saipem) aveva dedicato al tema dell'inquinamento delle aree agricole un’intera sessione, quest’anno gli approfondimenti saranno più numerosi e trasversali. Tra questi, in primis il convegno sull'evoluzione normativa riguardante proprio le aree agricole e gli inquinanti, cui si sta applicando il Gruppo di Lavoro “Aree Agricole”, costituito da esperti del Comitato di cui alla Direttiva interministeriale del 23 Dicembre 2013, da rappresentanti dei Ministeri concertanti, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dal Coordinamento Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
L’attenzione di RemTech 2015 all’agricoltura discende dalla centralità che il settore riveste in Italia, dove si registra ancora una forte presenza agricola. Si pensi, ad esempio, che solo in Emilia-Romagna si contano circa 15.000 aziende rurali. Secondo l’OCSE (Rapporto sulle performance ambientali "Italia 2013"), il 30% dei terreni agricoli italiani è, però, a rischio erosione idrica e si stima che il 3% del suolo nazionale sia inquinato (quasi 13.000 siti tra contaminati e potenzialmente contaminati). Purtroppo la conoscenza di quanti tra questi siti ricadano o siano prossimi alle aree agricole non è ancora così diffusa, perché manca un’adeguata mappatura. I principali rischi legati alla diffusione della contaminazione delle aree agricole riguardano, in particolare, gli sversamenti e gli smaltimenti abusivi associati a un uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi che, oltre alla qualità dell’ambiente, compromettono la salute dei cittadini e dei lavoratori agricoli dei campi coltivati.
Nei decenni passati, anche l'uso dei composti agrochimici ha alterato gli ecosistemi, con impatti sia sulla fauna che sulla flora. Tra le conseguenze più rilevanti del loro utilizzo, la riduzione della variabilità genetica dei sistemi viventi, i processi di eutrofizzazione delle acque dolci e di quelle marine, l'alterazione chimico-fisica e biologica dei suoli. Senza contare che recenti studi sulla diffusione, la trasformazione, la persistenza e l'accumulazione nei tessuti di piante e di animali dei prodotti chimici impiegati nei processi agricoli hanno portato alla luce aspetti più complessi delle interferenze indotte da tali prodotti sulle strutture e sulle funzioni degli ecosistemi. Sempre più evidenti risultano, poi, i danni per la salute e per l'ambiente derivanti da un’eccessiva e crescente "chimicizzazione" dell'agricoltura, in termini sia di accumulazione di residui tossici e cancerogeni nel tessuto adiposo di uomini e animali, sia di avvelenamento dei suoli, delle acque sotterranee e di superficie.
Anche la tristemente nota vicenda della “Terra dei fuochi”, sulla quale insistono ben 57 comuni delle province di Napoli e Caserta, e che interessa oltre 1,5 milioni di abitanti a rischio, è la dimostrazione tangibile dei danni prodotti da comportamenti illegali, nella fattispecie da una non corretta gestione del territorio, e di come la messa in sicurezza, se non addirittura la bonifica, rappresenti l’unica risposta possibile a situazioni di emergenza prodotte dall’attività umana, con pesanti ricadute sull’economia locale e soprattutto sulla salute e sicurezza alimentare delle popolazioni che in quelle aree vivono e operano.
Il rapporto tra suolo, sottosuolo, risorsa idrica e agricoltura va, dunque, pensato e affrontato secondo due approcci differenti e sinergici. Da una parte, l’attività umana – urbana e industriale –, che nel tempo ha progressivamente inquinato i terreni e le acque sotterranee, sottraendo sempre più spazio all’uso tradizionale e agricolo. Dall’altra, la diffusione di pratiche agricole moderne, che hanno portato al degrado della sostanza organica e alla salinizzazione del suolo, all'inquinamento delle falde acquifere, all'eccessivo utilizzo di acqua e alla perdita di biodiversità.
A tutto ciò, in molte parti del nostro Paese va, inoltre, a sommarsi l’assenza di una corretta gestione del territorio che, favorendo l’insorgenza di fenomeni disastrosi come alluvioni e frane, ha certamente complicato il mantenimento e lo sviluppo delle pratiche rurali, arrecando anche in questo caso ingenti danni all’economia e alla qualità agricola.
I recenti strumenti istituiti dalle norme europee e nazionali, quali il “Piano di gestione del rischio alluvioni” e il “Piano di gestione del distretto idrografico”, evidenziano proprio la necessità di individuare azioni per affrontare le criticità idrauliche del territorio, dalla prevenzione e protezione alla gestione in fase di emergenza. Tali strumenti integrati sono fondamentali per la gestione della risorsa idrica e, di conseguenza, per la difesa del territorio e il futuro dell’agricoltura, come verrà approfondito nel corso delle sessioni congressuali di RemTech e della Sezione speciale CoastEsonda.
Accanto all’inquinamento delle terre agricole, RemTech 2015 affronterà altri temi focali per il Paese: basti menzionare la “Conferenza Nazionale dell'Industria sull'Ambiente e sulle Bonifiche”, la “Conferenza Nazionale dei Porti”, il convegno sulla “Sostenibilità Ambientale delle Opere”, il primo “Seminario di Formazione sulla Comunicazione Ambientale”, la RemTech Russia School (II edizione) e la RemTech China School (I edizione), che consentiranno alle imprese espositrici di proporre le migliori tecnologie italiane a due mercati emergenti di enormi proporzioni.