L’Innovazione nel settore delle Costruzioni: Piccoli Racconti e Grandi Vuoti
ISTeA da tempo lavora a un Decalogo dedicato al Settore delle Costruzioni che sarà oggetto di diverse iniziative, nel prossimo 2017, tra cui la principale sarà offerta dal Convegno Annuale del Settembre 2017, che si terrà a Firenze.
Il Settore delle Costruzioni in Italia, come è notorio da gran tempo, ha sofferto, nell'ultimo (quasi) decennio la peggiore crisi strutturale della sua storia postbellica, tanto che questa condizione appare allo stesso, paradossalmente, ormai connaturata, a dispetto di alcune, significative, stime di ripresa.
Nel medesimo tempo, il Comparto è caratterizzato da una cattiva reputazione in termini di efficienza, solvibilità e legalità, talvolta alimentata, peraltro, in modo pregiudiziale.
Il punto più debole che ha sinora, probabilmente, connotato gli «innovatori», specie sotto il profilo dell'Accademia, è consistito nel non aver considerato la questione dell'Innovazione alla luce, oltreché della polverizzazione dimensionale e dell'individualismo culturale, di molteplici fattori che hanno colpito il Settore: dalla fiscalità immobiliare alla logica ribassista a oltranza della Domanda Pubblica e Privata, dalla sleale concorrenza tra contratti collettivi nazionali di lavoro alle scarse capacità di controllo sui fattori dell'irregolarità e della insicurezza dei lavoratori.
Per questa ragione, tutte le proposte, puntuali, di carattere innovativo, relative ai prodotti e ai processi, si sono infrante presso un auditorio che, d'altronde, in quanto molto riluttante nei loro confronti, ha stentato non poco a interessarsene seriamente, (pro)attivamente.
O meglio: l'Innovazione ha assunto, presso le Rappresentanze e gli Operatori Economici stessi, una intonazione retorica che si coniuga, di volta in volta, ad esempio, con la «centralità del progetto» o colla «semplificazione amministrativa» o con la «rottamazione del prodotto», a cui si aggiungono inevitabilmente altri luoghi comuni inerenti ai recenti eventi tellurici.
D'altra parte, occasionalmente, la causa principale delle tremende difficoltà incontrate dall'Industria delle Costruzioni è ascritta alla legislazione sui contratti pubblici o sembra risolvibile con innovazioni di prodotto singolari, caratterizzate, ovviamente, dal 4.0, dal BIM, dalla Smartness, dal Circolare e da quant'altro serva a etichettare positivamente, ma superficialmente, una iniziativa.
Alla luce di queste considerazioni, con tutta probabilità, eventuali Stati Generali del Settore condurrebbero a generare, oltre che una cospicua lamentazione sulle disgraziate sorti del mercato domestico, cui difetterebbe un adeguato supporto esterno da parte dei decisori politici e degli investimenti corrispondenti, appunto, una enfasi retorica considerevole, a dispetto del fatto che vi sia anche una insofferenza per Visioni di medio e di lungo termine che si criticano per non rivelarsi sufficientemente «concrete»: inutilmente, dunque, «visionarie».
Eppure, al Settore gioverebbe certamente una Politica Industriale, simile a quella che il Governo ha proposto per il Settore Manifatturiero, intitolata a Industria 4.0.
A prescindere dal fatto che quest'ultima è, al netto dei fondamentali centri di competenza, forse troppo incentrata sul supporto a investimenti strumentali da 3.0, piuttosto che non da 4.0 (troppa Automation, poca Autonomization), non si può, però, non osservare come quella Strategia sia stata accolta con grande enfasi a livello territoriale, come con essa, almeno nominalmente, vi sia una identificazione.
In questo ambito, per il Nostro campo, di sicuro possiamo elencare, in termini «equivalenti» molte categorie: la riqualificazione del condominio, l'adeguamento della scuola, la ricostruzione del borgo antico, il co-housing, il ritorno dell'Off Site, e così via.
Ma si tratta di citazioni episodiche, con l'eccezione della pianificazione strategica di carattere infrastrutturale, di tematiche affatto note riproposte con qualche aggiornamento metodologico (e con altrettanta scarsità di risorse finanziarie, essendone il fabbisogno complessivo enorme).
Ciò che accade, altrove, al contrario, è che, come in Italia il CRESME illustra regolarmente, si sta costruendo un Grande Racconto sugli eco-sistemi economici, sulla circolarità e sulla digitalizzazione dei processi da disintermediare, sugli edifici cognitivi e sull'intelligenza artificiale, sulle dinamiche demografiche di carattere anagrafico e metropolitano, sulla evoluzione della nozione di prodotto immobiliare e infrastrutturale tra bene e servizio, tra proprietà e detenzione, sulla mobilità sostenibile e autonoma, e così recitando.
È la forza di quella Grande Narrazione che sollecita, o almeno cerca di farlo, una maggiore attrattività del Settore dell'Ambiente Costruito, che propone una rivisitazione identitaria e aggregativa degli Operatori e dei Competitori.
Si tratta di una offensiva, non di una difensiva: a che servono, infatti, declamatorie sulla inevitabilità del cambiamento se a ciò non consegue una capacità di investimento (la crisi non può più costituire un alibi) e una autentica curiosità per nuovi orizzonti?
Per ISTeA, allora, la Riconfigurazione del Settore deve diventare l'oggetto di un Immaginario: la Società Scientifica, anche in collaborazione con quelle maggiormente affini, come dimostrano gli atti dei Convegni dell'ultimo lustro, ha, doverosamente, abbondantemente dimostrato che possano esservi molteplici risposte specifiche di carattere operativo.
Anzitutto, però, occorre commuovere (muovere assieme) gli Attori di un Settore che, nella sostanza, pare avvinghiato a categorie consolidate e, in molta parte, ormai ineffettuali.
Giungeremo a provare nostalgia per la Grande Recessione o forzeremo la Grande Trasformazione?