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L'Information Modelling and Management e la Strategia Industriale per il Settore delle Costruzioni

L'Information Modelling and Management e la Strategia Industriale per il Settore delle Costruzioni: il caso dell'Edilizia Scolastica

I numeri proposti dal Piano Nazionale per l'Edilizia Scolastica sono veramente imponenti: 17961 interventi finanziati di manutenzione ordinaria, 2480 interventi finanziati di manutenzione straordinaria, 404 interventi finanziati di nuova costruzione o di completamento di edifici scolastici.

A dire il vero, non meno, anzi maggiormente impressionanti, sono i numeri proposti recentemente dalla Ministra Sylvia Pinel per il Programma di Rilancio dell'Edilizia voluto dal Presidente Hollande in Francia: 500.000 alloggi da costruire all'anno, altrettanti da riqualificare energeticamente sino al 2017.
Si tratta di un esempio eclatante che spiega come ci si ponga in maniera diversa tra Paesi Comunitari (di cui uno, quello transalpino, per molti versi in grave difficoltà economico-sociale, non inferiore a quella del Nostro Paese), poiché dietro alle dichiarazioni del Governo Francese sta un corposo apparato di misure che, in realtà, più che al semplice Rilancio del Comparto, mira alla sua Riconfigurazione.
Analogo ragionamento varrebbe per il prossimo varo del Level 3 dell'Information Modelling da parte del Governo Britannico, che, nei giorni scorsi, ha presentato i primi risultati conseguiti della Strategia Industriale Construction 2025 nel corso del Summit annuale sul Settore ovvero delle iniziative del Governo FederaleTedesco, non semplicemente riassumibili nella BIM-Strategie für Deutschland a cui stanno lavorando, per conto della Reform Kommission, Ilka May e Siggi Wernik, vale a dire buildingSmart e.V.
Se, infatti, il punto di partenza (e, se vogliamo, parzialmente lo stato attuale) della conoscenza e della padronanza del metodo dell'Information Modelling and Management in questi Paesi potrebbe non essere, nel tessuto committente, professionale e imprenditoriale minuto, più avanzato del Nostro, ciò che fa la differenza è che chiare direttive governative stanno creando un grande fermento nella base allargata dei segmenti e delle tipologie di mercato, proprio perché il tema della evoluzione della cultura industriale del Settore è entrato prepotentemente nel lessico politico.
Qui si pone la questione fondamentale: al fine di adottare i paradigmi, oltre che, in maniera parziale e adattata, le modalità, propri di altri settori manifatturieri, serve una serie di pre-condizioni o, per meglio dir, di presupposti:

1) una determinazione strategica a livello governativo che sia in grado di convincere il tessuto minuto e polverizzato degli Operatori che non sia più il caso di restare su posizioni attendiste e fattualmente regressive;
2) una volontà cooperativa da parte dei maggiori Attori Nazionali (Grandi Committenze, maggiori Società di Progettazione e di Ingegneria, Grandi Imprese di Costruzioni e di Installazioni) nel perseguire politiche comuni sul tema;
3) una azione aggregativa del tessuto frammentato impostata su accorgimenti relazionali, a partire dalle Reti di Impresa;
4) una consapevolezza che ciò che si può raggiungere, o che taluni hanno raggiunto, in materia di Cultura Industriale e di Information Modeling and Management, è ancora lacunoso, ma nel medio termine potrebbe davvero giungere a compimento, sconvolgendo gli assetti consolidati.

Nella sostanza, il rischio più rilevante che corre il nostro Paese è relativo al fatto che un processo di cambiamento avviato effettivamente, dopo molte ritrosie e inerzie, da un lato sia connotato da soluzioni affrettate e approssimate, mentre, dall'altro le dinamiche finalmente in atto non siano supportate da condizioni strutturali di carattere sistemico.
Proprio il Piano di Edilizia Scolastica, in qualche modo, contrappone ad alcuni evidenti benefici (la priorità assegnata socialmente alle tematiche formative, la diffusione capillare degli interventi) diverse criticità che si possono così riassumere:
a) i criteri distributivi inevitabilmente riducono l'entità unitaria dei finanziamenti a somme trascurabili (se non per una manutenzione ordinaria in superficie), richiedendo di utilizzare i finanziamenti medesimi come leve all'interno di operazioni di ben altro calibro inerenti al Partenariato Pubblico Privato (vedasi i PFI 2 sulle Scuole Britanniche) e al Performance-Based Contracting (inclusi gli Energy Performance Contract);
b) interventi minori distribuiti sul territorio non sono in grado di influire sulla Riconfigurazione del Settore, ma semmai solo sulla sua Sopravvivenza coi vizi strutturali annosi ben noti. In questo senso, la regia che andrebbe condotta dovrebbe avere lo scopo di addensare una moltitudine di micro interventi in embrioni di distretti industriali alimentati da catene di fornitura;
c) lo sforzo generale da compiersi sia sulla Nuova Costruzione sia sulla Riqualificazione si gioca, ormai in tutti i Paesi simili al Nostro, sulla possibilità di ottenere la Diversità delle soluzioni progettuali a partire da una forte Modularizzazione e Standardizzazione dei Componenti, dei Sistemi e, soprattutto, delle Logiche Assemblative e Combinatorie. In questo senso, l'Industrializzazione di cui si discorre riguarda più i Processi che i Prodotti, nel senso del Riuso della Conoscenza e della Computazionalità delle Scelte tra Alternative tipiche di Knowledge-Based e di Optioneering-Oriented Organisation.
d) l'Edilizia Scolastica, meglio di altre, ben spiega sul versante dell'Operazionalità come la Modellazione Informativa del singolo bene immobiliare avrebbe un valore assai maggiore degli interventi stessi di manutenzione ordinaria, poiché consentirebbe di impostare una Strategia di Gestione sia delle Prestazioni del Contenitore sia dei Servizi erogabili tramite esso lungo un esteso Ciclo di Vita.

Naturalmente le dimensioni e le caratteristiche dei Paesi Nordici e Scandinavi non sono certamente assimilabili alle Nostre, né una condotta incentrata su soggetti privati tipica del Governo Liberal-Conservatore Britannico può essere confusa con quella Socialdemocratica Francese innestata sui Corpi di Stato o su un assetto federalistico come quello Germanico, ma, a ogni buon conto, in questi Sistemi Paese, più o meno confidenti negli ideali comunitari, più o meno trainanti le Politiche Comunitarie, una chiara e ambiziosa concezione trasformativa ed evolutiva del settore delle Costruzioni cerca di non rendere episodici gli sforzi sistemici.
Poiché il Mercato Comunitario, oltre che i Mercati Internazionali, sul medio periodo saranno fortemente condizionati dalle capacità di indirizzo e di acquisto delle Strutture di Committenza e dalle volontà aggregative della Offerta, la sfida che oggi si pone drammaticamente innanzi al Nostro Paese non è solo quella di riscrivere le Regole nel Nuovo Codice degli Appalti, ma di ripensare i comportamenti a fronte di rappresentanze recalcitranti e nostalgiche.
Tutto ciò che accade vicino e attorno a noi rischia di essere percepito come estraneo, tutto ciò che per gli altri è desiderio di cambiamento per noi è retorica esorcizzatrice di una trasformazione scomoda.
Al contempo, ogni iniziativa italiana all'interno dei Network della Commissione Europea, del CEN o dell'ISO risulterà sterile se non supportata da un retroscena sintonizzato su queste lunghezze d'onda.
Il tema dell'Information Modelling and Management suscita in Italia oggi una attenzione crescente, genera una progressiva familiarità, ma lo scenario e il panorama operativo sono tuttora immobili, certamente segnati in profondità dalla lunga crisi che ha decretato il ridimensionamento del settore e la scomparsa di un gran numero di attori.
Ma, appunto, la scena è sospesa, perché le abitudini sono inveterate e la mentalità è tale per cui ogni realeeEvoluzione appare difficilmente tollerabile, ancorché indiscutibile nella conversazione ufficiale.
I Signor Mario come Fornitori e le Signore Marie come Clienti, peraltro oggi impoveriti e spaventati, sembrano ostacoli insormontabili a qualsivoglia tentativo di cambiamento, sono lo scudo insuperabile e formidabile per ogni alibi.
È importante, perciò, che i Decisori Istituzionali non assecondino una idea banale di Rilancio (o, più semplicemente, di Ripresa del Settore), ma esercitino, invece, un ruolo proattivo di sollecitazione alla riconfigurazione che sia esigente, non esclusivamente consolatoria.
È questo un settore, infatti, che a livello comunitario sta evolvendosi verso una dimensione di innovazione sociale e di rivisitazione del prodotto immobiliare, che intravede l'Alta Velocità Ferroviaria in un contesto di esercizio e di servizio all'interno di reti dei flussi interconnessi, che pensa a una Edilizia per la Popolazione (Attiva) che invecchia.

L'Information Modelling and Management non è che un aspetto, un dispositivo di una ampia Intelligenza di Sistema che per erogare Servizi Innovativi deve dialogare in termini di Mitigazione del Rischio con i Soggetti Finanziari e Assicurativi, sempre più determinanti per gli Investimenti Pubblici, e in termini di Capitalizzazione della Conoscenza con le Utenze, sempre più centrali nelle Nuove Forme Contrattuali.

Questa è la vera sfida, questo è il salto di qualità che l'ingresso del BIM nel gergo politico significa.
È chiaro che l'Innovazione di Processo, di Progetto e di Prodotto conta sempre più, non solo perché in parte vengono meno i tradizionali (e distorcenti) fattori competitivi entro una Cultura Industriale, ma, specialmente, poiché Governing by Design vuol dire che il consenso elettorale e la cittadinanza amministrativa si pongono su piani diversi.
Certo, il quadro che si presenta nell'immediato futuro, l'unico che conti per la maggior parte degli operatori, sembra contraddire ogni ragionamento prospettico, ma il fatto è che così non ragionano i Paesi Arabi, così non ragionano i Paesi Occidentali.
Può il Nostro Paese negare visioni di questo genere?