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L’indissolubile dicotomia tra il luogo e la memoria: il Polin Muzeum di Warsawa

Un articolo che riprende la storia del luogo e racconta l'architettura di questo splendido edificio in cemento armato.

Architetture della memoria: il Museo della cultura ebraica di Varsavia

Nel quartiere di Muranòw, tra i blocchi residenziali dei primi anni ‘50 della nuova Varsavia funzionalista, a pochi passi dal centro storico della capitale polacca ricostruito “dov’era e com’era” che gli è valso il titolo di Patrimonio UNESCO, sorge il Polin Muzeum.

Un moderno e semplice parallelepipedo in calcestruzzo rivestito in vetro serigrafato che esprime dal punto di vista formale il suo tempo pur calandosi nei panni di una nave per traghettare le storie passate e future degli ebrei polacchi. 

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Il contesto Urbano - Photo on Polin.pl

Su incarico del Museo della Diaspora di Tel Aviv ed il Museo dell’Olocausto di Washington DC, un team internazionale di oltre cento ricercatori ha lavorato per circa un decennio alla raccolta della documentazione storica e degli oggetti di vita quotidiana utili a narrare in un museo i mille anni di storia della comunità ebraica polacca, la seconda più grande al mondo dopo quella di New York. 

Il Polin Muzeum è il frutto della prima partnership pubblica-privata in Polonia; un sodalizio culturale-economico ratificato nel 2005 attraverso un accordo tripartito vidimato dal Ministro della Cultura e del Patrimonio Nazionale, dal Sindaco di Varsavia e dal Presidente dell'Associazione dell’Istituto Storico Ebraico.

Firme note del panorama architettonico, come Studio Daniel Libeskind, Kengo Kuma & Associates, Zvi Hecker Architects, Peter Eisenman, David Chipperfield ed altri, hanno partecipato al concorso internazionale ad invito bandito per il progetto architettonico dell’edificio. 

Con la proposta "Yum Suf", "Mar Rosso", il gruppo finlandese Lahdelma & Mahlamäki Architects si è aggiudicato la competizione.

Il contesto in cui si inserisce l'architettura

Il Polin Muzeum è un manifesto all’indissolubile dicotomia tra il luogo e la memoria. Per comprendere il legame tra la comunità ebraica polacca e la città di Varsavia è necessario fare un salto a ritroso nel tempo. Un gesto atletico di oltre settant’anni quando, all’indomani dell’ultima Guerra, lo skyline di Varsavia era impropriamente definito da scheletriche vedute di edifici pericolanti e da cumoli di macerie e detriti che punteggiavano l’intorno.  

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Veduta di Varsavia nel Dopoguerra, i cumoli di macerie sono i resti del Ghetto ebraico - Photo on arte.sky.it

Se come anticipato le rovine del centro storico furono recuperate per ricostruire un’effimera identità nazionale che l’abominevole politica totalitaria degli occupanti tedeschi aveva deturpato, diversamente le macerie e i detriti appena fuori le mura storiche furono spazzate dai nuovi occupanti con il colbacco russo per dar spazio all’utopia urbana del socialismo.  

Eppure quei moderni blocchi residenziali socialisti edificati a Muranòw, così tanto all’avanguardia dal punto di vista dell’abitare e costruiti con lo scopo di plasmare un nuovo uomo, non contribuirono a cancellare la memoria storica del quartiere. 

Il deprecabile odio razziale dei primi anni ‘40 trasformarono il quartiere in una vera e propria “isola” urbana, come se la toponomastica del luogo lo avesse già predetto dato che l’origine del nome del quartiere si rifà all’isola veneziana di Murano per via di una villa di fine XVII ad essa intitolata. Un quartiere multietnico sorto nel corso dei secoli, principalmente abitato da ebrei salvi e da tedeschi immigrati. Ma le leggi razziali impedirono il prosieguo di questa coabitazione. Fu così che il Fuehrer istituì nell’area il più grande Ghetto ebraico d’Europa, 500.000 ebrei residenti, trasferendo la minoranza tedesca nelle zone più abbienti e centrali della città. La comunità ebraica ghettizzata fu decimata dalla fame, dal freddo, dalle epidemie o deportata nei vicini campi di concentramento - quanta cinematografia ricorda questi tremendi fatti ... “Il Pianista” di Roman Polanski e “La Signora dello Zoo di Varsavia” di Niki Caro, alcuni dei film più recenti. 

Le condizioni di vita, al di sotto del limite della sopravvivenza, portarono i 70.000 ebrei superstiti alla rivolta (1943). In risposta ai rivoltosi, i kommando tedeschi attuarono un processo di annientamento totale; uno sterminio di vite umane e la totale distruzione degli edifici di Muranòw. L’anno seguente il centro storico della capitale subì la stessa sorte, ma grazie alle vedute settecentesche di Varsavia ritratte da Bernardo Bellotto, nipote di Canaletto, la ricostruzione poté basarsi sul immutabile slogan veneziano del “dov’era com’era”.

Come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri, nel aprile del 2013, a distanza di settanta anni esatti dal giorno in cui scoppiò la Rivolta del Ghetto ebraico, è stato inaugurato il Polin Muzeum.  

L’edificio sorge sulla piazza che ospita il Memoriale dedicato agli eroi della Rivolta del 1943. Reciprocamente le due architetture contribuiscono a consacrare un nuovo spazio urbano per il quartiere di Muranòw. 

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Il Memoriale e l’ingresso principale del Polin Muzeum - Photo by Pawel Paniczko

Il progetto architettonico del Polin Muzeum di Varsavia

Il Polin è considerato un museo unico nel suo genere poiché narra le diverse fasi della cultura ebraica, a partire dal medioevo fino ai giorni nostri, riservando al ricordo della Shoah solamente un capitolo della narrazione.

Il significato yiddish della parola Polin, “io resto qui” è una esplicita dichiarazione di appartenenza al luogo, l’indissolubile dicotomia tra il luogo e la memoria. Una parola marchiata persistentemente sui pannelli di vetro serigrafato che, insieme a delle lastre di rame perforato, compongono la “pelle” dell’edificio; opera dell’artista israeliana Klementyna Jankiewicz.

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Prospetto est in fase di costruzione - Photo on SZRM.pl
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Particolare della facciata - Photo on Archirama.pl

L’edificio si presenta come un contenitore urbano dalla forma semplice ed elegante, in armonia nel contesto residenziale in cui è inserito. Si tratta di un moderno parallelepipedo di vetro privo di qualsiasi retorica formale di facciata che insieme al Memoriale contribuisce a creare un aura di rispettoso silenzio nell’intorno.

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Render del fronte est, ingresso principale - Photo on Archello.com
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Render del fronte ovest – Photo on Archello.com

Una gola scultorea in calcestruzzo

Lo spazio più rappresentativo della architettura è l’atrio di ingresso. Uno spazio architettonico plasmato mediante una gola scultorea in calcestruzzo che si sviluppa in altezza attraversando i quattro piani fuori terra della costruzione. Questa imponente fessura plastica è orientata lungo l’asse est-ovest. L’orientamento della gola permette ai visitatori di volgere lo sguardo lungo due direzioni spazio/temporali: una verso il Memoriale e la città antica con riferimento al passato, l’altra verso il parco e lo sviluppo urbano della città nuova con un chiaro riferimento al futuro. Una passerella, collocata al piano terra e sospesa sullo spazio espositivo principale del piano inferiore, diventa l’elemento di connessione delle due realtà spazio/temporali prima citate.  La gola si presenta a tutti gli effetti come uno spazio architettonico puro e silenzioso il cui compito è quello di accogliere, sia simbolicamente che fisicamente, il visitatore all’interno dell’edificio. 

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Atrio di ingresso – Photo on Polin.pl by Wojciech Krynski

Il visitatore non può fare non fare a meno di trovare nello scultoreo atrio una corrispondenza formale negli scritti dell’Antico Testamento. La particolare forma della gola è stata ispirata dalla leggenda della fuga del popolo ebraico dall’Egitto attraverso il Mar Rosso. 

Le complesse geometrie delle pareti che costituiscono la hall sono state realizzate mediante una parete a doppia curvatura con spessore di 60 cm. La doppia curvatura della parete è stata realizzata avvalendosi di un telaio portante in acciaio su quale è stato successivamente spruzzato del calcestruzzo testurizzato. Il design particolare della gola e della copertura ondulata che si connette ad essa ha richiesto l’uso di un software di modellazione sviluppato appositamente da Markus Wikar, collaboratore presso Architects Lahdelma & Mahlamäki Ltd. 

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Photo on Pinterest by Arbo Projekt

La scelta dei progettisti di impiegare del calcestruzzo testurizzato è dettata dalla volontà di dare al materiale le sembianze della pietra naturale. Per questo motivo, grazie alla riflessione della luce, il calcestruzzo tende ad assumere la colorazione ocra della sabbia rendendo confortevole l’ambiente. La ricerca di una continuità cromatica ha coinvolto l’uso del travertino per la pavimentazione. 

Le partizioni orizzontali e verticali dell’edificio sono state interamente realizzate in cemento armato gettato in opera.  

L’ingresso principale al museo è situato sulla facciata est, rivolto verso il Memoriale, riconoscibile nella forma simbolica del Tau. Sulla facciata ovest un enorme parete vetrata, la più grande mai realizzata in Polonia fino al 2013, conclude l’atrio di ingresso aprendo la vista sul parco. Il fronte nord e ovest, così come il fronte sud ed est, sono collegati da una grande vetrata angolare dalla forma triangolare, una scelta che richiama probabilmente alle geometrie che costituiscono la Stella di David.

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Photo by Ernest Winczyk

La distribuzione funzionale degli spazi prevede al piano terra l’atrio di ingresso e gli spazi di servizio annessi, il ristorante casherut, la caffetteria, la biblioteca, un’area gioco bimbi, gli uffici e degli spazi destinati alle esposizioni temporanee. Al primo piano, un ponte attraversa la gola e collega le aule didattiche con l’auditorium (480 posti), le sale proiezione ed altri spazi per le esposizioni temporanee. Nei restanti due piani fuori terra, il secondo e il terzo, da una parte si sviluppano separatamente gli uffici e nell’altra i locali destinati alle esposizioni temporanee.

All’esposizione permanente è riservato interamente il primo piano interrato, al di sotto della hall di ingresso. La superficie espositiva occupa 1/3 dei 12.800 mq totali dell’edificio e si compone di otto sezioni, inaugurate nell’ottobre del 2014.

La scenografia di ciascuna sala è risolta come un pezzo di storia di vita ebraica quotidiana. Ogni sala è differente sia in termini di forma e sia in termini di contenuti.

Stazioni multimediali attive e passive, dipinti, elementi ornamentali, oggetti di vita quotidiana ed oggetti storici rari narrano la millenaria storia della comunità ebraica con tanto di ricostruzioni 3D degli ambienti. Tra le più interessanti ricostruzioni tridimensionali in scala reale vi è la copertura della Sinagoga di Gowzdriec e la strada ebraica. 

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La strada ebraica – Photo by Julian Nitzsche

Il progetto scenografico degli allestimenti è stato affidato allo studio Nizio Design International di Warsawa – leggi anche l'articolo sull' Mausoleo del Martirio dei villaggi polacchi a Michnòw

 

Polin Muzeum Awards

- European Museum Academy Prize 2016

- European Museum Forum, Museum of the Year 2016

- Property Design Award 2016

- Architectural Award of the Mayor of Warsaw, best buildings between 2001-2014 award, 2016

- Stavba of the Year, Czech Architectural Prize 2016

- Shortlisted - Mies van der Rohe Award 2015

- SAFA Finlandia Prize in Architecture 2014

- SARP Prizes 2014: Best Building 2013 & Best State Funded Building 2013

- Eurobuild Award for best design of a commercial or public building, 2013

- Chicago Athenaeum International Architecture Award 2008

 

Il POLIN MUZEUM in breve

Committente: Association of the Jewish Historical Institute,  City of Warsaw and Ministry of Culture, Poland

Tipologia di concorso:  Concorso internazionale ad Invito, 2005 

Progetto architettonico: Architects Lahdelma & Mahlamäki Ltd., Finland e  Kuryłowicz & Associates, Warsaw

Progetto strutturale: Arbo projekt, Poland

Progetto allestimenti: Nizio Design International

Inizio lavori: 2009

Fine lavori: 2013

Superficie area: 18 300 mq

Superficie a terra: 4 400 mq

Superficie edificio: 12 442 mq

Volume: 123 000 mc

Area espositiva: circa 5 000 mq

Costo: 160 milioni di PLN = 39 milioni di EUR

Funzioni dell’edificio: Spazio espositivo permanente, spazi espositivi temporanei, biblioteca, aule didattiche, auditorium, uffici, ristorante, caffetteria.

Materiali principali: vetro serigrafato, rame e cemento

Materiali strutture: cemento e acciaio

 

GUARDA IL VIDEO

 

Fonti e Riferimenti

polin.pl

dezeen.com

ark-l-m.fi

nizio.com.pl

culture.pl

dwutygodnik.com

whc.unesco.org/en/list/30

osiedle-pomnik.odblokuj.org

storicamente.org/02boscolo

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