L’impianto di protezione dai fulmini della Basilica di San Marco a Venezia
Progettazione dell’impianto di protezione dai fulmini della Basilica di San Marco a Venezia
L’articolo parla della costruzione dell’impianto di protezione dai fulmini della Basilica di San Marco a Venezia partendo dagli studi preliminari che hanno portato ad escludere un significativo ruolo di protezione offerto dalla presenza a breve distanza del Campanile di San Marco, proseguendo con la valutazione del rischio che ha consentito di determinare il tipo di impianto di protezione da realizzare per arrivare, a costruzione conclusa, alle misure di collaudo dello stesso.
Nella trattazione viene evidenziato come la disposizione degli elementi protettivi, pur pesantemente condizionata da evidenti esigenze di tutela architettonica, risulta efficace in relazione alla effettiva distribuzione delle correnti di fulmine attese.
Infine si tratta dell’opportunità di misurare i valori della resistenza di terra dei dispersori della Basilica e del Campanile di San Marco, operazione difficoltosa ricorrendo al metodo voltamperometrico a tre punti, utilizzando il metodo delle tre terre indipendenti per mezzo di un dispersore ausiliario immerso in laguna.
Introduzione
A fine gennaio 2018 si è conclusa la costruzione dell’impianto di protezione dai fulmini della Basilica di San Marco a Venezia. Gli eventi che hanno portato alla sua realizzazione hanno avuto inizio nei primi mesi del 2012; nel gennaio di quell’anno fui incaricato dalla Procuratoria di San Marco di dare un parere su di un ponteggio che, in opera in addosso alla posteriore Cupola dei Profeti per esigenze manutentive, era da poco stato ulteriormente sopraelevato fino a superarne la croce cosmica di sommità.
Giustamente preoccupata che potesse diventare esso stesso un captatore per i fulmini la Procuratoria voleva un parere sulla necessità ed eventuale modalità del suo collegamento a terra. Non avendo conoscenza dello stato di fatto in relazione alla protezione dai fulmini chiesi di poter ispezionare la copertura.
Fu così che salii per la prima volta sul tetto della Basilica e potei rilevare che esisteva un impianto di protezione dai fulmini, sia pur rudimentale, dall’aspetto molto datato e piuttosto trascurato.
Da ciascuna delle cinque cupole scendeva una corda di rame a trefoli grossi da 95 mm2 di sezione che, solo in tre casi su cinque, dopo essere giunta al livello della copertura veniva effettivamente connessa a terra sui soli due dispersori esistenti. Le corde che scendevano dalle laterali Cupole di San Leonardo e di San Giovanni pendevano invece interrotte ai piedi delle cupole stesse, probabilmente a causa di danneggiamenti non intenzionali dovuti ai cantieri di manutenzione del manto di copertura che continuamente vengono aperti e chiusi.
L’aspetto di quanto rimaneva, in ogni caso, lasciava alquanto a desiderare con gran parte degli elementi di fissaggio mancanti o compromessi e con la struttura delle corde stesse che presentava diffusi sfilacciamenti.
Facendo presente la situazione all’Ing. Beltrame, RSPP per la Procuratoria di San Marco, e all’Arch. Ettore Vio, all’epoca Proto della Basilica, fui incaricato di affrontare la questione generale della protezione dai fulmini della struttura, cosa che feci immediatamente dopo aver fatto eseguire i necessari collegamenti per mettere in sicurezza ponteggio e calate interrotte.
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