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L’energia secondo Trump: la nuova ideologia del fossile

Chris Wright, nuovo segretario dell’energia USA, ha dichiarato guerra alle rinnovabili, definendo il cambiamento climatico un semplice “effetto collaterale” della modernità. La nuova politica energetica dell’amministrazione Trump punta tutto sui combustibili fossili, ignorando il riscaldamento globale e riscrivendo la realtà per favorire le lobby del petrolio e del gas. Un ritorno al passato pericoloso e miope.

Chris Wright, nuovo segretario dell’energia degli Stati Uniti, ha ufficialmente dato il via a una politica di rottura totale con l’amministrazione Biden, riaffermando il primato del gas naturale e attaccando l’idea stessa di transizione energetica.

Come riportato dal The New York Times nell’articolo "U.S. Energy Secretary Pledges to Reverse Focus on Climate Change", il nuovo corso dell’energia americana non solo ridimensiona l’importanza del cambiamento climatico, ma lo considera un "effetto collaterale" del progresso.

   

Dalla transizione sostenibile al ritorno al passato dei combustibili fossili

Wright ha annunciato un “cambio di direzione a 180 gradi” rispetto alle politiche energetiche della precedente amministrazione, sostenendo che la visione di Biden fosse "ossessionata dal clima" a scapito delle persone. Di fronte a una platea di dirigenti del settore petrolifero e del gas, il segretario ha deriso le rinnovabili, definendole una componente marginale del sistema energetico e sottolineando la superiorità del gas naturale in termini di costo, affidabilità e applicazioni industriali.

Wright ha dipinto l’espansione dell’energia eolica e solare come un errore costoso, citando casi in cui l’aumento delle rinnovabili è stato accompagnato da un aumento dei prezzi. Tuttavia, ha omesso di considerare contesti come quello texano, dove la crescita delle rinnovabili ha contribuito a una riduzione dei costi dell’energia.

   

Una politica al servizio delle industrie fossili

Non sorprende che le dichiarazioni di Wright abbiano suscitato applausi tra i dirigenti del settore petrolifero. La sua visione si allinea perfettamente con quella del presidente Trump, che ha sempre promosso il concetto di "energy dominance" come strumento geopolitico ed economico.

Con questa nuova direzione, l’amministrazione sta smantellando ogni regolamentazione che possa ostacolare l’espansione di petrolio e gas, dalle restrizioni sulle emissioni alle norme sulle esportazioni di gas naturale liquefatto.

La nuova strategia si basa sull’idea che i combustibili fossili siano la chiave per lo sviluppo globale. Wright ha affermato che i paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, hanno bisogno di più carbone e gas per uscire dalla povertà, respingendo le critiche verso l’uso di energie altamente inquinanti. Un’affermazione che ignora le sempre più numerose evidenze che dimostrano come l’accesso a fonti rinnovabili sia più sostenibile, scalabile e conveniente per i paesi emergenti.

   

Una costante distorsione della realtà

La retorica di Wright non nega il cambiamento climatico, ma lo ridimensiona a semplice "effetto collaterale" della modernità.

Questo tipo di narrazione rappresenta un ulteriore passo nella riscrittura della realtà: non si tratta più di negare le prove scientifiche, ma di ridefinire la crisi climatica come un prezzo inevitabile per il progresso. Un messaggio che risuona tra le élite economiche, ma che ignora i costi enormi che il cambiamento climatico sta già imponendo a livello globale.

Mentre la comunità scientifica continua a lanciare allarmi sui rischi sempre più gravi legati all’aumento delle temperature, l’amministrazione Trump sceglie di fingere che questi problemi siano secondari. Non si parla delle ondate di calore che uccidono migliaia di persone, degli incendi sempre più devastanti o dell’innalzamento del livello del mare che minaccia intere comunità costiere. L’unico obiettivo è garantire il massimo sfruttamento delle risorse fossili, senza alcuna considerazione per il futuro.

La grande contraddizione: il mercato vs. la politica

Non tutti gli attori del settore energetico condividono questa visione. Alcuni dirigenti di aziende leader nel settore delle rinnovabili hanno ribadito che l’energia pulita non solo è necessaria, ma è anche economicamente vantaggiosa.

Questa è la grande contraddizione della politica energetica dell’amministrazione Trump: mentre da un lato si esalta il libero mercato, dall’altro si fa di tutto per frenare il settore delle rinnovabili. L’opposizione ai parchi eolici, i vincoli all’energia solare e le agevolazioni alle industrie più inquinanti dimostrano che la "scelta energetica" non è affatto libera, ma fortemente indirizzata.

   

Un altro pezzo di realtà riscritto

La politica energetica di Wright non è solo un attacco alla sostenibilità, ma è l’ennesimo esempio di come la realtà venga modificata per adattarsi a un’agenda politica. Si cancella l’urgenza della crisi climatica, si ignorano i benefici delle rinnovabili, si costruisce una narrazione in cui il progresso è legato esclusivamente ai combustibili fossili.

Ma la realtà è testarda: i cambiamenti climatici avanzano, i costi dell’energia pulita continuano a diminuire e il mercato, nonostante le interferenze politiche, si sta muovendo verso un futuro più sostenibile.

La vera domanda è: quanto tempo perderemo prima di riconoscere l’inevitabilità di questa transizione?


Fonti: The New York Times, "U.S. Energy Secretary Pledges to Reverse Focus on Climate Change", 10 marzo 2025.

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