Architettura | AI - Intelligenza Artificiale
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L’autenticità in architettura ai tempi dei linguaggi digitali

Siamo all’alba di una nuova era in cui l’intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole della progettazione architettonica. Il rapporto tra numeri e parole si trasforma: la codifica diventa centrale, mentre i linguaggi sintetici prevalgono su quelli umani. Questo cambiamento potrebbe rivoluzionare il nostro modo di concepire lo spazio e ridefinire il ruolo dell’autenticità nell’architettura.

Il dialogo tra Numeri e Parole: l’Intelligenza Artificiale distruggerà l’Architettura?

È indubbio che uno dei temi che oggi dominano il dibattito sull’espansione dell’intelligenza artificiale nel mondo delle costruzioni riguardi l’ambito della progettazione e, in particolare, quale impatto potrà avere sull’architettura, considerata l’area più creativa e con il ruolo guida nello sviluppo del progetto.

Più banalmente la domanda è se in futuro gli architetti e gli algoritmi lavoreranno fianco a fianco, o se l’uomo potrà di fatto essere sostituito dalla macchina.

Attenzione, non stiamo ipotizzando che l’uomo scomparirà, che la macchina progetterà in autonomia, ma che un giorno non troppo lontano la progettazione di edifici possa non essere più il frutto esclusivo di menti creative umane, ma di intelligenze artificiali capaci di decodificare linguaggi complessi e considerare input prestazionali di natura diversa e sotto l’egida dell’efficientismo più spinto siano esse a generare le forme, a definire non solo alcune caratteristiche ma l’intera opera.

Stiamo entrando in una nuova era in cui il rapporto tra numeri e parole si sta evolvendo: la codifica assume sempre più rilevanza rispetto alla decodifica, mentre i linguaggi sintetici cominciano a prevalere su quelli umani, trasformando radicalmente il nostro modo di concepire lo spazio.

La domanda è quindi se l’intelligenza artificiale, questo “imitatore probabilistico”, stia davvero riscrivendo le regole della progettazione, mettendo in discussione il valore dell’autenticità delle opere create?

Il potere della lingua: tra codifica e decodifica

La riflessione che trova spazio in questo articolo parte dalla lettura di due libri, quello scritto da Erri De Luca un anno fa, “Cercatori d’acqua” e l’ultimo di Cosimo Accoto “Il pianeta latente”.

Due racconti/saggi che hanno stimolato un ragionamento - e una serie di domande - sul rapporto profondo tra la lingua e i numeri.

Erri De Luca ricorda nel suo racconto come nell’ebraico antico a ogni lettera corrisponda a un numero. Nel linguaggio del popolo eletto lettere e cifre si intrecciano creando un percorso attraverso il quale decodificare significati profondi. Stiamo parlando della cabala. L’obiettivo era quello di individuare attraverso queste interconnessioni i messaggi del divino.

Questo dialogo tra numeri e parole ci porta al cuore del ragionamento sull’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale, infatti, lavora proprio in questo spazio tra la codifica e la decodifica: attraverso algoritmi logico/numerici è in grado di affrontare linguaggi complessi trasformando i numeri in stringhe, e manipola queste stringhe per generare nuove risposte, nuove soluzioni. Un continuo passaggio tra numeri e forma, forma e numeri.

Visto dall’esterno è un processo non molto diverso da quello che un architetto compie quando trasforma un’idea astratta in un progetto concreto. Ma non è così.

Perchè se il linguaggio dell’IA è probabilistico e basato su modelli, l’architettura – con il suo carico di significati culturali e simbolici – può essere altrettanto ridotta a una serie di dati?

 

Architettura: un progetto di codifica e decodifica

L’architettura è da sempre un esercizio di codifica e decodifica.

L’architetto progetta uno spazio partendo da concetti astratti – idee, valori, esigenze funzionali – e li traduce in linee, volumi, materiali. L’opera, a sua volta, viene interpretata dagli abitanti, dagli osservatori, che la decodificano secondo il proprio vissuto e le proprie necessità.

Questo ciclo continuo di interpretazione e ri-interpretazione è parte essenziale del processo creativo architettonico.

Tuttavia, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, questo ciclo potrebbe essere alterato.

L’IA, attraverso modelli algoritmici, è in grado di imitare processi creativi, analizzando migliaia di esempi di opere passate e generando nuove soluzioni.

Ma può davvero un algoritmo cogliere l’essenza dell’autenticità che caratterizza l’architettura, considerando che il processo algoritmico porta a risultati che sono inevitabilmente imitativi?

Può un programma probabilistico ed imitativo comprendere e replicare il significato culturale, storico ed emotivo che un’opera porta con sé?

Ho chiesto a ChatGPT: "Se tu sei un architetto e ti chiedo di progettare un edificio quali sono gli elementi iniziali che vorresti conoscere per definire un'idea progettuale". Questa la risposta:

Se fossi un architetto e dovessi iniziare a progettare un edificio, gli elementi iniziali che vorrei conoscere per definire un'idea progettuale includerebbero:
1. **Funzione dell'edificio**: Qual è lo scopo principale dell'edificio? Si tratta di un'abitazione, un ufficio, una struttura commerciale, o altro? Questo definisce il layout e la distribuzione degli spazi.
2. **Utenti finali**: Chi utilizzerà l'edificio e quali sono le loro esigenze specifiche? Conoscere il numero e il tipo di persone (famiglie, lavoratori, pubblico) che lo useranno aiuta a ottimizzare gli spazi e i percorsi.
3. **Localizzazione e contesto**: Il sito dove sorgerà l'edificio è fondamentale. Bisogna capire l'orientamento, il clima, la topografia, il contesto urbano o naturale circostante, e come l'edificio si inserirà nell'ambiente esistente.
4. **Regolamenti e vincoli urbanistici**: Esistono vincoli normativi o piani regolatori che limitano altezza, volumetria, distanze dai confini, o altri aspetti del progetto? Questi influenzano direttamente la progettazione.
5. **Sostenibilità e risparmio energetico**: Quali sono le aspettative e gli obiettivi in termini di efficienza energetica e sostenibilità? Questo incide sull'uso dei materiali, delle tecnologie costruttive e sui sistemi impiantistici.
6. **Budget e tempi**: Il budget disponibile e i tempi previsti per la realizzazione del progetto sono variabili cruciali per definire le scelte progettuali, materiali, e soluzioni tecniche.
7. **Estetica e stile desiderato**: Il committente ha preferenze estetiche o stilistiche particolari (minimalista, classico, moderno, ecc.)? Questo indirizza l'approccio formale e creativo del progetto.
8. **Materiali e tecniche costruttive**: Ci sono materiali specifici o tecniche costruttive preferiti? Questo può essere legato anche a considerazioni estetiche o di sostenibilità.
9. **Connessioni e infrastrutture**: Come l'edificio si connetterà con le infrastrutture esistenti (rete viaria, impianti tecnologici, rete idrica ed elettrica)?
10. **Esperienza e comfort**: Come si desidera che gli utenti vivano l'edificio? Considerare la luce naturale, la ventilazione, l'acustica e il comfort termico è importante per progettare uno spazio che risponda al benessere degli occupanti.
Questi aspetti aiutano a dare una direzione chiara al progetto sin dalle prime fasi, creando un equilibrio tra funzionalità, estetica e sostenibilità.

Gli spunti che ChatGPT richiede per formulare la sua idea progettuale possono essere al tempo stesso importanti ed esaustivi, ma la questione è: come utilizza poi questi spunti? li utilizza non con un percorso culturale ontologico che è tipico del linguaggio umano, ma attraverso una valutazioni probabilistica. In sostanza cerca di copiare il meglio che c'è sul WEB.

 

Il rischio della riproduzione senza autenticità

Platone, nei suoi dialoghi, avvertiva del pericolo dell’imitazione. Secondo il filosofo greco, l’imitatore – colui che copia senza comprendere – produce un’opera inferiore, priva di sostanza e valore

Se applichiamo questa riflessione all’intelligenza artificiale, possiamo vederne il limite: l’IA può imitare, può riprodurre modelli, ma non può generare nuova autenticità.

Il rischio è che l’architettura del futuro, se troppo influenzata dall’IA, diventi un processo puramente tecnico, una somma di dati e modelli privi di anima. Nell’era del dataismo (uno splendido termine coniato da Byung-Chul Han), le opere potrebbero perdere quella connessione profonda con l’essere umano, che va oltre la funzionalità o l’estetica, per toccare il livello dell’emozione e dell’identità.

Ma l’intelligenza artificiale non deve essere vista solo come una minaccia.

Se utilizzata correttamente, può rappresentare un’opportunità per gli architetti di oggi e di domani. L’IA può accelerare processi, ottimizzare la gestione dei materiali, creare simulazioni realistiche e anticipare problemi prima ancora che si presentino.

Ma il vero valore sarà nel mantenere il controllo umano su questi strumenti, facendo in modo che l’architetto rimanga il creatore autentico dell’opera, colui che decodifica e interpreta il mondo circostante.

L’architettura non deve essere solo una questione di numeri e codici, ma deve restare un dialogo tra uomo e spazio, tra cultura e innovazione, tra passato e futuro.

La domanda centrale, quindi, rimane aperta, e la risposta risiede in noi: l’IA può diventare un prezioso alleato, ma sarà l’uomo a decidere come integrarla, garantendo che le opere continuino a parlare non solo alla ragione, ma anche al cuore. Se, invece, ci lasciamo tentare dall’idea che più delego all’intelligenza artificiale, meno tempo dedico al progetto e più competitivo divento sul mercato, allora rischiamo di perdere la vera battaglia. In tal caso, ci troveremmo a vivere in un mondo governato dalle probabilità, dove l’autenticità e il significato rischiano di essere sostituiti da semplici algoritmi.

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