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L’aerofotogrammetria smaschera gli abusi edilizi, ecco come

L'aerofotogrammetria è una tecnica fondamentale per la raccolta di immagini aeree, essenziale nella misurazione e mappatura del terreno. Essa viene utilizzata in svariati settori, permettendo di creare mappe e modelli digitali attraverso l'analisi di fotografie scattate da aerei o droni. Recentemente, la sentenza del Tar della Sicilia ha evidenziato l'importanza di tali immagini nell'ambito delle controversie urbanistiche, dimostrando il loro ruolo determinante nella verifica degli abusi edilizi.

L'importanza dell'aerofotogrammetria

L'aerofotogrammetria è una tecnica utilizzata per la raccolta di immagini aeree, per la misurazione e la mappatura del terreno. Queste immagini vengono ottenute attraverso l’utilizzo di aerei, droni o altri mezzi aerei e utilizzate per creare mappe, modelli tridimensionali di edifici o infrastrutture e modelli digitali del terreno (DTM).

Essa è una tecnica utilizzata da molti settori, come la cartografia, la pianificazione urbanistica, l'agricoltura di precisione, la gestione ambientale e la geodesia. Queste fotografie vengono scattate da diverse angolazioni/posizioni del velivolo (punto di vista) e altitudini, permettendo così di ricostruire le caratteristiche geometriche del territorio attraverso l'analisi delle immagini stesse, grazie all’identificazione del medesimo punto fisico da più punti di vista. Ogni immagine rappresenta un punto di vista geolocalizzato e una sequenza di immagini (generata da una strisciata di volo) deve avere una sufficientemente sovrapposizione in senso longitudinale e trasversale, permettendo la ricostruzione tridimensionale della posizione plano-altimetrica del punto mediante l’utilizzo di metodi matematici correlati alla triangolazione e alla prospettiva e all’ottica delle lenti sottili.

Bisogna precisare che esistono due tipi di fotogrammetria ossia:

  • quella aerea che si realizza montando delle apparecchiature fotografiche su apparecchi come aerei o droni, scattando foto dettagliate da molteplici angolature;
  • quella terrestre che si occupa di rilevare oggetti fino a circa 200 m di distanza redatta a terra da fotocamere o scanner 3D in movimento.
    In particolare:
  • gli aerei presentano delle fotocamere dotate di sensori avanzati per garantire immagini ad alta risoluzione;
  • i droni permettono di acquisire immagini ad altitudini più basse, ideali per progetti più piccoli ma anche più dettagliati.

La fotogrammetria permette di realizzazione di mappe topografiche bidimensionali con informazione sulle quote dei punti del territorio mediante curve di livello ovvero veri e propri modelli tridimensionali realizzati dall’elaborazione di nuvole di punti. Per questo motivo tale tecnica si è molto diffusa ed è attualmente utilizzata in vari settori tra cui:

  • rilievo topografico e cartografia;
  •  archeologia;
  • geologia;
  • architettura;
  • ingegneria;
  • edilizia e indagini sull’abusivismo.

A sottolineare l’importanza delle immagini aeree e del rilievo fotogrammetrico nei processi quali prove tecnico-scientifiche inconfutabili atte a dimostrare l’eventuale natura abusiva delle strutture, nonché il range temporale di realizzazione dell’abuso stesso, è la sentenza del Tar della Sicilia n. 4268/2024.

LEGGI ANCHE: Opere edilizie ante 1967: le prove devono essere rigorose e fondarsi su documentazione certa

 

La potenza delle immagini aeree nelle controversie urbanistiche

Il Tar per la Sicilia ha emesso una sentenza di grande rilevanza nel contesto delle controversie urbanistiche, basandosi in modo significativo sull’analisi delle immagini aeree e dei dati di aerofotogrammetria, legittimando i provvedimenti comunali che ordinavano la demolizione di opere edilizie ritenute abusive.

I ricorrenti avevano contestato diversi provvedimenti del Comune di Lipari, tra cui il rigetto di un permesso di costruire e un’ordinanza di demolizione relativa ad opere che i ricorrenti sostenevano fossero preesistenti al 1967 e quindi legittime, ma il Comune di Lipari aveva ritenuto il contrario ordinandone la demolizione.

Il Tar analizzando il caso, ha evidenziato come le immagini aeree e i dati di aerofotogrammetria siano stati fondamentali per accertare la natura abusiva delle opere. In particolare, il Tribunale ha analizzato le immagini provenienti dal sistema Google Earth e le aerofotogrammetrie storiche, riscontrando che l’oggetto di dell’istanza di sanatoria non fosse preesistente come dichiarato dai ricorrenti.

Infatti dalle immagini aeree del 2014 si evidenzia che da “(…) taluni accertamenti condotti, supportati dalle immagini aeree del sistema Google Earth relative al 2014 e non specificamente e circostanziatamente contestati, hanno dimostrato che in quel luogo era presente soltanto un pollaio”. Di conseguenza, quindi, non essendo presente alcun fabbricato alla data delle rilevazioni, ha portato i giudici della Corte alla conclusione che l’opera fosse stata realizzata successivamente senza titolo abilitativo.

Inoltre i capannoni e le altre strutture contestate non risultavano presenti nelle aerofotogrammetrie degli anni 1983 e 1994, né nelle immagini aeree del 2011, infatti l’accertamento “(…) ha inoltre stabilito che i capannoni menzionati nell’ordinanza n. 30/2020 non sono stati costruiti prima del 1967, poiché non risultano presenti nelle aerofotogrammetrie degli anni 1983 e 1994. L'inserimento di alcune opere nella mappa catastale risale al 2008. Uno dei capannoni, in particolare quello a forma planimetrica rettangolare descritto nell’accertamento, non appare nelle immagini aeree del sistema Google Earth degli anni 2019-2020. Il capannone a forma trapezoidale visibile in queste immagini non è invece presente in quelle del 2014. Inoltre, nelle aerofoto del 2011 non compaiono né i due capannoni né il prefabbricato adibito a ufficio. Di conseguenza, la dichiarazione sulla preesistenza di tali strutture al 1967 risulta errata e assai realisticamente da considerarsi non veritiera.”

Questo ha smentito la tesi dei ricorrenti secondo cui le opere erano state realizzate prima del 1967. In particolare, un capannone a forma rettangolare non appariva nelle immagini del 2019-2020, mentre un altro a forma trapezoidale non era visibile nelle foto del 2014. Inoltre, l’inserimento di solo una parte delle opere nella mappa catastale risaliva solo al 2008, ha confutato ulteriormente la tesi dei ricorrenti e confermato che si trattasse di costruzioni recenti e non preesistenti (ante-1967).

Tutte queste evidenze hanno permesso al Tar di stabilire che le opere erano state realizzate senza autorizzazione e in violazione delle norme urbanistiche.

Il Tribunale ha quindi respinto il ricorso e tutte le argomentazioni dei ricorrenti sottolineando come le immagini aeree e l’aerofotogrammetria avessero dimostrato in modo inequivocabile che le opere non potevano essere antecedenti al 1967.

La sentenza ha sottolineato l’importanza delle immagini aeree e dell’aerofotogrammetria come strumenti probatori decisivi per accertare la natura abusiva delle opere edilizie.

 

LA SENTENZA DEL TAR SICILIA n. 4268/2024 È SCARICABILE IN ALLEGATO.

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