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Isolamento termico degli edifici: l'alternativa al cappotto

Oltre al classico cappotto termico vi sono diverse altre alternative come isolanti a basso spessore, termointonaci, mattoni biocompatibil, ecc.. Vediamole nel dettaglio.

Garantire elevate condizioni di comfort negli spazi abitati deve essere l’obiettivo del progettista sia negli interventi di nuova costruzione che in quelli di riqualificazione dell’esistente. Per far questo spesso si ricorre all'uso del cappotto termico. Non sempre però, è possibile utilizzare questa soluzione, oppure potrebbe non risultare la più idonea. Fortunatamente esistono diverse altre alternative come isolanti a basso spessore, termointonaci, mattoni biocompatibili, ecc.. Vediamole nel dettaglio.

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Il benessere termo-igrometrico percepito dal soggetto che vive lo spazio, così come viene espresso dalla norma UNI ISO EN 7730 è inteso come “la condizione mentale di soddisfazione nei confronti dell’ambiente termico”. La percezione dello stato di benessere è un fattore soggettivo, non quantificabile, ma è possibile monitorare e misurare i parametri ambientali che alterano lo stato di benessere. 

Per poter garantire una temperatura ideale interna è di fondamentale importanza la progettazione dell’involucro opaco e trasparente.  

L’idea è quella di concepire l’edificio come una scatola ben isolata in cui le condizioni di comfort interne non vengano alterate dalle condizioni ambientali esterne. Così facendo, si riducono le dispersioni termiche dell’involucro edilizio, che si traducono in perdite di calore durante il periodo invernale e l’ingresso di calore durante l’estate. Progettare in maniera corretta l’involucro edilizio, in linea con i valori minimi in termini di trasmittanza, significa ottenere un maggior contenimento dei consumi energetici ed un conseguente risparmio economico. 

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Non esiste una soluzione sempre valida 

Non è possibile fornire una soluzione univoca poiché ogni intervento è differente e soggetto a requisiti tecnologici, normativi e amministrativi diversi. Il progettista è, quindi, chiamato a fare una scelta idonea e conforme all’oggetto d’intervento, tenendo conto di condizioni quali: il contesto climatico in cui l’edificio è collocato, la tipologia dell’intervento (ristrutturazione o nuova costruzione), la destinazione d’uso (pubblica o privata), i vincoli normativi e amministrativi, le disponibilità economiche e la possibilità di accedere ad agevolazioni fiscali e contributi statali e non.

Scegliere di isolare termicamente l’edificio o la singola l’unità immobiliare è sempre la scelta migliore ma occorre studiare attentamente il tipo di sistema di isolamento, non trascurando vantaggi e svantaggi che tale scelta comporterebbe. Lo scopo principale è quello di isolare ed evitare la formazione dei ponti termici che, se non risolti, comportano la formazione di condensa e muffa sulle superfici interne. 

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Diversi sono i sistemi di isolamento le cui prestazioni attese sono condizionate dalle proprietà e dallo spessore dei materiali isolanti, dalle caratteristiche dell’edificio oggetto d’intervento.

Come isolare termicamente l'involucro

La scelta dell'isolamento in intercapedine

i'isolamento in intercapedine con schiuma poliuretanicaGli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti sono sempre più frequenti. Molti fabbricati del patrimonio edilizio, risalenti per lo più alla seconda metà del Novecento, sono caratterizzati da pareti di tamponamento realizzate con una doppia fila di mattoni in laterizio che creano un’intercapedine d’aria di spessore variabile. 

Per un intervento di miglioramento energetico è possibile sfruttare l’intercapedine d’aria esistente, iniettando materiale isolante all’interno con il metodo dell’insufflaggio. La muratura non deve presentare parti mancanti e/o fori. 

Il sistema di insufflaggio prevede la realizzazione dei fori (interni o esterni a seconda dei vincoli che sussistono sull’edificio oggetto d’intervento), distanti dal solaio superiore circa 30-40 cm e distanti tra di loro di circa 100 cm

In molti casi, isolare solo l’intercapedine esistente non è sufficiente per poter ottenere alte performance energetiche che siano conformi alle norme vigenti. Le cause possono essere diverse come ad esempio, basso spessore dell’intercapedine, materiale isolante non sufficientemente performante, tipologia del materiale che caratterizza la struttura di tamponamento. Al fine di poter raggiungere risultati migliori, è possibile abbinare un sistema di isolamento a cappotto, interno o esterno, a seconda dei vincoli che sussistono sull’edificio in oggetto. 

Isolamento a cappotto interno

Nel caso di interventi di riqualificazione energetica di edifici soggetti a vincoli architettonici o di unità immobiliari di condomini il cui regolamento vieta qualsiasi intervento sulle pareti esterne è possibile procedere con un sistema di coibentazione interno. Questo tipo di intervento è consigliabile inoltre per tutte quelle tipologie abitative che vengono riscaldate saltuariamente o per poche ore al giorno come ad esempio, uffici o case vacanze. 

È possibile coibentare dall’interno grazie a contropareti preaccoppiate con pannello isolante, incollato direttamente alla parete o con tasselli; in alternativa, per un maggior isolamento dell’involucro, coibentare con una controparete autoportante con una struttura metallica con micro intercapedine d’aria. A differenza di altre soluzioni di coibentazione, l’isolamento a cappotto interno permette di limitare le dispersioni termiche ma lascia irrisolte problematiche di varia natura. Ad esempio, i ponti termici delle solette interpiano non vengono risolti poiché si andrà a isolare solo le pareti confinanti con l’ambiente esterno o non riscaldato.  

Posa in opera dell’isolamento termico a cappotto interno in lana di roccia.

Figura 2 – Posa in opera dell’isolamento termico a cappotto interno in lana di roccia. 

Isolando dall’interno non viene coinvolta l’inerzia termica del muro di tamponamento durante la fase di riscaldamento dell’unità abitativa, questo significa che l’ambiente raggiunge la temperatura ideale di riscaldamento più velocemente, risparmiando in termini di energia. Sul medio-lungo periodo, le dispersioni termiche sono maggiori e il tempo di raffreddamento dell’ambiente è più rapido.

Oltre alle criticità tecnico-fisiche appena descritte, la soluzione di coibentare dall’interno porta con sé non solo la riduzione di volume utile abitabile ma anche una maggiore richiesta di mano d’opera durante la fase di esecuzione per garantire, ad esempio, il passaggio di impianti già esistenti posizionati nel muro di tamponamento. 

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Isolamento a cappotto esterno

Sistema tradizionale con pannelli isolanti

isolamento a cappotto con EPSLa scelta di isolare l’involucro edilizio con un sistema a cappotto esterno è la soluzione migliore per edifici non soggetti a particolari vincoli architettonici e per interventi di nuova costruzione. A differenza del sistema di isolamento a cappotto interno, il pannello isolante applicato sulla faccia esterna della parete, andrà a rivestire in maniera continua le pareti, andando ad azzerare o ad attenuare in maniera significativa i ponti termici e gli effetti correlati.

La scelta del materiale del pannello isolante è fondamentale poiché condiziona il comportamento dell’involucro alle sollecitazioni termiche oltre che definire le caratteristiche meccaniche e la conformazione superficiale dell’involucro. 

Nel caso di interventi di nuova costruzione, il sistema di isolamento termico a cappotto esterno permette di ridurre gli spessori dei muri di tamponamento rispetto ad un sistema di isolamento ad intercapedine ottenendo risultati migliori in termini di risparmio energetico. 

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Tra i vantaggi energetici ed economici, i pannelli isolanti richiedono bassa mano d’opera e rapidità dei tempi di posa grazie all’utilizzo di tasselli e colle adesive applicati direttamente sulla superficie delle pareti di tamponamento. La durabilità tecnica ed estetica dell’isolamento a cappotto dipende dalla qualità della manodopera. Errori come, ad esempio, la mancanza di rete armata, assenza di rinforzi nei spigoli, applicazione del prodotto con temperature ambientali non conformi, schema di posa a file parallele anziché a pannelli sfalsati, errata tassellatura o la realizzazione del cappotto su una parete esistente umida e con efflorescenze comporta problematiche come distacco del pannello, deformazione, infiltrazione e rottura dell’intonaco. 

I metodi alternativi al cappotto termico

Oltre al sistema tradizionale a pannelli, oggi è possibile scegliere diverse alternative e nuovi prodotti che permettono di isolare l’involucro con spessori più ridotti, realizzati soprattutto per soddisfare le esigenze degli interventi di ristrutturazione edilizia. 

Nell'articolo integrale si analizzano i seguenti metodi:

  • Pannelli isolanti a basso spessore in fibre tessili
  • Termointonaci
  • Mattoni in laterizio isolati
  • Mattoni in calcestruzzo cellulare
  • Mattoni in materiali biocompatibili
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