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Intervista a Domenico Pino, Presidente Ordine di Imperia

Intervista a:
Domenico Pino
Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Imperia

 










Presidente, come stanno gli ingegneri "in provincia"? Sentono la crisi come nelle grandi aree metropolitane e nelle grandi città?

Devo precisare che la Provincia di Imperia non ha realtà industriali di particolare interesse per gli ingegneri ed i dipendenti svolgono, nella maggior parte dei casi, la loro attività presso Amministrazioni Pubbliche o altri Enti.
Gli ingegneri che invece svolgono la libera professione rappresentano circa il 70% degli iscritti al nostro Ordine.Risulta quindi sensibile un calo del fatturato in quanto legato generalmente all’attività edilizia che in questo momento (forse un po’ meno che nelle grandi aree metropolitane) fa registrare cali e difficoltà.

Con il termine "ingegnere" si riassumono un numero incredibile di specializzazioni: strutturale, geotecnico, chimico, elettrico, informatico ... come fa un Ordine provinciale a poter operare con una variabilità così ampia?
Nel nostro Consiglio sono già rappresentate diverse specializzazioni (urbanistica, strutture, impianti, sicurezza, ecc) oltre ai dipendenti. In generale questo ci permette di essere attenti alle esigenze dei vari settori promuovendo il più possibile occasioni di aggiornamento. Periodicamente chiediamo ai nostri iscritti di segnalare particolari aspettative od esigenze di aggiornamento in quanto, durante i consigli, un punto del nostro ordine del giorno è sempre dedicato a corsi e seminari.

L'Ordine nasce per "controllare" l'operato di chi fa la professione dell'Ingegnere. Può farmi qualche esempio su come l'ordine esercita questo controllo?
Il nostro Ordine attiva da parecchi anni un’azione, che quasi potrei definire “preventiva ed educativa”, approfondendo i contenuti e l’importanza del rispetto del “Codice Deontologico”durante incontri specificatamente dedicati ai nuovi iscritti.
Purtroppo, oltre ai “controlli” di tipo Istituzionale, il nostro Consiglio riceve comunque segnalazioni da parte di iscritti, di privati e di Amministrazioni in merito a presunte violazioni del codice deontologico o comunque a comportamenti passibili di provvedimenti disciplinari. In tali casi si raccolgono preliminarmente le necessarie informazioni in modo da verificare l’esigenza o meno dell’avvio di un procedimento disciplinare seguendo le procedure regolamentate.
Ritengo comunque che l’azione di “controllo” svolta dagli Ordini professionali sia , in generale, un’irrinunciabile “garanzia” per tutti i cittadini.

Come si sostiene il suo Ordine? Riceve un contributo dallo Stato o altre istituzioni per poter effettuare il proprio compito deontologico?
Gli Ordini Professionali non ricevono alcun contributo dallo Stato.
Il nostro Ordine si sostiene solo con le quote versate dagli iscritti che risultano commisurate alle necessità di bilancio. Abbiamo comunque deciso da tempo di applicare una riduzione pari al 50% ai nuovi iscritti per i primi 2 anni.

Università e Professione: spesso gli appalti di progettazione o di direzione lavori sono affidati a professori universitari. Questo genera una diatriba lunga quanto la storia del mondo. Cosa ne pensa?
Penso che l'Università debba rappresentare un valore aggiunto per il mondo delle libere professioni e non un problema di concorrenza. Ritengo che l’Università svolga istituzionalmente (e bene) un ruolo importantissimo nella formazione degli ingegneri ma che non abbia (né debba avere) una struttura tale da svolgere attività di libera professione o da permettergli di partecipare ad appalti di progettazione e/o direzione lavori.
L’Università può rappresentare invece, a mio avviso, un’opportunità di crescita e di miglioramento della qualità dei servizi se collabora con il libero professionista mettendo a disposizione le sue risorse intellettuali quali le conoscenze/consulenze altamente specialistiche dei docenti universitari, oltre ai suoi laboratori con personale e strumentazione d’avanguardia.

Si parla tanto, e da tanto tempo, di riforma degli ordini professionali. Cosa pensa a proposito?
Assolutamente d’accordo, da molti anni gli ingegneri sentono ed invocano la necessità di una Riforma degli Ordini Professionali.
Il nostro C.N.I., congiuntamente agli Ordini Territoriali, da tempo discute questa problematica ed ha già elaborato testi anche innovativi che sono stati presentati all’attenzione del Ministero competente.
Auspico che la Riforma della Professione sia davvero quella opportunità di sviluppo che gli ingegneri chiedono da anni e che, senza mistificazioni, sia presto emanata nell’interesse di tutti.

Tra i temi oggetto di dibattito quello della formazione continua. Cosa ne pensa, si può applicare il modello dei geometri (crediti minimi) o ritiene più utile effettuare scelte diverse?
Premetto che non condivido affatto il “modello dei geometri” in quanto spesso risulta non specifico per l’ aggiornamento professionale in quanto il tecnico talvolta è costretto, per l’acquisizione dei crediti minimi, a frequentare corsi assolutamente non utili alla sua formazione.
L’aggiornamento, esercitato oggi in forma volontaria, è da sempre ritenuto dagli ingegneri una necessità ed un dovere; una “necessità in quanto non è più possibile esercitare la professione, ormai molto complessa, senza seguire una formazione/aggiornamento continuo nel settore specifico dell’attività svolta, oltre alla consapevolezza che è anche un “dovere” per garantire la qualità della prestazione e la sicurezza dei cittadini.
In conclusione auspico un sistema non coercitivo che preveda l’emanazione di un regolamento da parte del Consiglio Nazionale, al quale gli Organismi professionali territoriali possano far riferimento, tale da garantire e premiare l’aggiornamento degli ingegneri nel settore specifico di attività, valorizzandone le competenze nel mercato del lavoro, senza costringerli ad una affannosa e dispersiva acquisizione di inutili crediti formativi.

Vorrei che lanciasse un messaggio a tutti i nostri lettori su un tema che le è caro:

Ritengo che uno dei temi più importanti sia quello della “giusta retribuzione”. La professione dell’ingegnere è ritenuta universalmente garante della sicurezza in ogni settore (edilizio, impiantistico, informatico, ecc), la possibilità di effettuare sconti, anche altissimi, mina fortemente questo principio.

 

Mi auguro che superato questo momento euforico sull’onda delle liberalizzazioni, il legislatore comprenda quale pericolosa distorsione si sta causando non garantendo una corretta retribuzione dei compensi.

 

Per fare un esempio che stride, oggi la Legge non consente alle Imprese, negli appalti pubblici, di effettuare sconti sulle opere inerenti la sicurezza mentre il professionista, coordinatore della sicurezza stessa, potrebbe effettuare la sua prestazione anche con il 70-80% di ribasso!

 

Non parliamo poi della qualità che è spesso, purtroppo, proporzionale allo sconto effettuato dal professionista.

 

Auspico pertanto coerenza e provvedimenti che siano davvero nell’interesse di tutti.