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INTERNET E AUTOMAZIONE SOSTITUISCONO PIU' POSTI DI LAVORI DI QUANTI NE CREANO

"La media è finita", il nuovo libro di Tyler Cowen, economista eclettico della George Mason University, preconizza una polarizzazione sempre più feroce della società.

Profetizza un futuro prossimo diviso in due classi: i rimpiazzati dalla tecnologia e quelli che le sopravviveranno. Dove è il confine?
"Ognuno si faccia una domanda semplice: computer e software intelligente aumentano il valore del mio lavoro o gli fanno concorrenza? Se la risposta è la seconda, è solo questione di tempo prima che vi battano. Ma non caratterizzerei la divisione col termine "classe", almeno non nell'accezione europea".

In base al suo titolo, si può dire che anche la classe media sparirà.
Sei lavori persi su dieci vengono dai suoi ranghi. Di chi è la colpa?


"Di cosa, piuttosto. Sia negli Stati Uniti che in Europa, al di là della crisi della domanda, ci sono tre forze all'opera contro la partecipazione al lavoro:
1) l'automazione grazie a software sempre più intelligenti;
2) la globalizzazione, intesa soprattutto come la competizione della Cina;
3) modi migliori per valutare il valore di un lavoratore. Con i quali si scopre che molti non valgono il proprio salario. Non sorprende quindi che vengano licenziati, non trovino nuovi posti o finiscano con i sussidi. Tendenze che non spariranno. Anzi".

Allora non c'è niente che si possa fare per difenderci? Prima sono stati gli operai cinesi, ora i robot...
"È una gran cosa vedere che gli operai cinesi oggi guadagnino meglio. Se un Paese introducesse forme protezioniste, l'effetto sarebbe di far fuggire altrove il capitale e i lavoratori starebbero comunque peggio. Il protezionismo non ha mai funzionato nel lungo periodo. Né è pensabile bandire i robot: pensate ai vantaggi per un anziano che presto potrà andare in giro su auto senza pilota. E lei ci starebbe a rinunciare al suo smartphone?"

L'esito finale che immagina è una società con una disuguaglianza economica ancora maggiore. Ma, come ci ricorda Robert Reich, il 70 per cento del Pil deriva dai consumi della classe media.

 

In conclusione, per l’economista, «il timore riguardo alle reti sia un po’ esagerato. In realtà la rete aiuta anche gli sconosciuti a trovare un pubblico. Rafforza i grandi successi, ma valorizza anche le piccole nicchie. Resta fuori, anche qui, la parte media. Ma non abbiamo mai avuto tanta scelta, e ciò è buono»

 

 


Per saperne di più sul libro: www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/societa/2013/12/31/news/tyler_cowen_perch_internet_sta_distruggendo_la_classe_media-74854228/