Intelligenza artificiale vs mente umana: una nuova frontiera?
Ogni progresso della macchina ridefinisce i confini dell'uomo. OpenAI con o3 ci mostra un salto che abbaglia e inquieta: intelligenza o illusione? Il futuro si avvicina, ma a quale costo? E per chi? Le macchine pensano, ma noi sappiamo ancora riflettere? Questo articolo esplora il limite tra promessa e realtà dell'intelligenza artificiale.
La promessa dell’AI e il modello o3 di OpenAI
L'intelligenza artificiale ha spinto ancora una volta l'uomo a interrogarsi sui propri limiti e sulle proprie ambizioni.
Il modello o3 di OpenAI non è solo un avanzamento tecnologico, ma molto di più, e pone nuove sfide sul fronte dell'etica dell'intelligenza artificiale. Stiamo costruendo strumenti che iniziano a pensare, a ragionare, a generalizzare. Ma, in questo processo, stiamo anche perdendo il controllo della nostra stessa definizione di intelligenza.
Il progresso non è mai neutrale, e ogni passo avanti comporta un costo che spesso non viene contabilizzato subito, ma pagato a lungo termine, con interessi. O3 non è solo una macchina che risolve problemi: è uno specchio che riflette quanto siamo disposti a delegare e a sacrificare per il mito dell'efficienza.
E ci sovviene il dubbio che lo sviluppo stia passando da una logica algoritmica di tipo probabilistico a qualcosa di diverso. E il problema non è solo etico/filosofico. Quanta energia occorre "bruciare" per portare l'intelligenza artificiale a svolgere questo tipo di attività?
Quando l'AI ragiona meglio dell'uomo
Come riportato nell'articolo "How should we test AI for human-level intelligence? OpenAI’s o3 electrifies quest" pubblicato su Nature il 14 gennaio 2025, il modello ha ottenuto un punteggio dell'87,5% nel test ARC-AGI, surclassando il precedente record del 55,5%.
François Chollet, creatore del test, ha sottolineato: "It’s absolutely capable of reasoning and has quite substantial generalization power." Questo punteggio rappresenta un progresso, ma non segna ancora il raggiungimento dell'intelligenza artificiale generale (AGI), definita come una capacità di ragionare, pianificare e apprendere pari a quella umana. Secondo Chollet, "High scores are significant, but they don’t yet mean AGI has been achieved."
Il test ARC-AGI
Il test ARC-AGI (Abstraction and Reasoning Corpus for Artificial General Intelligence) è un benchmark progettato per misurare le capacità di ragionamento e generalizzazione delle intelligenze artificiali.
Creato da François Chollet nel 2019, si propone di valutare se un modello AI possa affrontare problemi che richiedono astrazione e logica simile a quella umana. Il test include una serie di esercizi che richiedono di dedurre regole implicite a partire da esempi di input e output (detti anche stati "prima" e "dopo").
Sfide tecnologiche ed economiche: il prezzo del progresso dell'AI
Per completare un task nel test ARC-AGI, o3 impiega in media 14 minuti, con costi stimati in migliaia di dollari per ogni operazione.
Questi costi derivano da un uso intensivo di risorse computazionali e dall'energia necessaria per alimentare i server. In un articolo del MIT Technology Review, viene evidenziato che "The drive for AGI must balance computational advancements with ethical and environmental sustainability."
Questo pone una sfida urgente: come sviluppare modelli potenti senza sacrificare la sostenibilità ambientale?
Anche la trasparenza sui metodi utilizzati da OpenAI è cruciale per una valutazione completa: senza dettagli sul funzionamento di o3, molti aspetti restano speculativi.
L'intelligenza artificiale, se da un lato rappresenta una promessa di efficienza senza precedenti, dall'altro pone domande cruciali sul bilanciamento tra potenza di elaborazione, accessibilità pubblica e impatto ambientale.
Per i professionisti dell’ingegneria e dell’architettura, strumenti come o3 potrebbero accelerare significativamente la progettazione, permettendo analisi di milioni di variabili in tempo reale. Ma queste tecnologie sono davvero sostenibili e democratiche?
Un problema centrale è l'elevato consumo energetico: la potenza necessaria per addestrare modelli di questa scala comporta costi ambientali difficilmente giustificabili. "Non possiamo ignorare il costo nascosto della nostra innovazione", ha dichiarato Yue. Se il settore edilizio è già tra i principali responsabili delle emissioni di CO2, l’adozione massiccia di soluzioni AI senza un piano di sostenibilità rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.
Inoltre, la disponibilità di strumenti avanzati come o3 potrebbe rimanere confinata nelle mani di poche organizzazioni, aggravando le disuguaglianze tecnologiche.
Come sottolineato dal Financial Times, "The challenge lies not in building smarter tools, but in ensuring they are integrated responsibly and equitably." È essenziale che l’evoluzione degli algoritmi consideri non solo la loro potenza, ma anche l'accessibilità e la trasparenza dei dati e dei metodi impiegati.
Il futuro dell'intelligenza artificiale non può prescindere da un’analisi critica: dobbiamo garantire che queste tecnologie potenzino il lavoro umano senza danneggiare l'ambiente e senza creare barriere insormontabili per chi vorrebbe accedervi.
L’equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità collettiva sarà il vero banco di prova per il successo di modelli come o3.
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