Intelligenza artificiale. Amato, 85 anni, a capo della commissione algoritmi italiana. Hogarth, 38 anni, in UK.

L'Italia degli Eterni: quale visione ha del futuro il nostro Paese

In un'era dominata dall'accelerazione tecnologica, dove i confini tra reale e digitale si fanno sempre più sfumati, l'intelligenza artificiale (IA) non è più un argomento relegato alle pagine della fantascienza, ma una realtà tangibile che permea ogni aspetto della nostra società.

In questo scenario dinamico e in continua evoluzione, la scelta dei leader che indirizzeranno le strategie di sviluppo e implementazione dell'IA nei vari settori diventa cruciale.

Ed è qui che emerge un contrasto sorprendente tra l'Italia e il Regno Unito nella scelta di chi dovrebbe guidare il futuro digitale della nazione. Mentre Londra ha puntato su Ian Hogarth, un giovane imprenditore di 38 anni con un background tecnico solido e un'evidente affinità con il mondo dell'IA, l'Italia ha preso una direzione diametralmente opposta, nominando l'ottantacinquenne Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio e della Corte Costituzionale, a capo della neonata Commissione Algoritmi.

Sempre gli stessi al potere

Questa decisione ha suscitato non poco sconcerto sia nel panorama nazionale, evidenziando una mancanza di visione futuristica e una scarsa propensione all'innovazione in un settore dominato da velocità, giovinezza e competenza tecnica.

Siamo in un settore in cui gli stessi ricercatori non riescono a seguire l'innovazione globale. In Giappone il governo ha finanziato un grande gruppo di ricerca per istruire ChatGPT sulla semantica giapponeseper consentire alla propria industria di avere strumenti adeguati. 

Non si può negare l'esperienza e la saggezza che una lunga carriera politica e giuridica come quella di Amato può offrire, ma in un campo in cui anche pochi mesi possono determinare il sorpasso da parte della concorrenza tecnologica, è legittimo chiedersi: l'Italia è davvero pronta a competere nel settore dell'IA?

Il confronto con il Regno Unito è impietoso.

Hogarth non è solo un giovane brillante; è qualcuno che ha vissuto e respirato intelligenza artificiale per gran parte della sua carriera. Con una laurea in computer science da Cambridge e la fondazione di due startup basate su IA, rappresenta una nuova generazione di leader tecnologici: giovani, intraprendenti, e profondamente immersi nel linguaggio e nelle potenzialità dell'IA.

Al contrario, nonostante la statura di Amato, la sua nomina sembra un segno di una continuità di potere che premia la longevità e la politica tradizionale, piuttosto che la meritocrazia tecnica. L'età non dovrebbe essere un fattore determinante in molti campi, ma nell'innovazione tecnologica, un settore caratterizzato da una rapida obsolescenza delle conoscenze, la freschezza delle idee e la familiarità con le ultime tendenze sono cruciali.

Quello che preoccupa non è solo la mancanza di competenze tecniche apparenti, ma anche l'atteggiamento che questa scelta sembra riflettere. L'Italia, nel suo attaccamento a figure storiche e consolidate, rischia di creare un ostacolo allo sviluppo digitale, anziché promuovere un ambiente fertile per l'innovazione e la sperimentazione. È una tendenza che, se non viene affrontata, potrebbe vedere l'Italia restare indietro nella corsa globale verso il futuro digitale.

In parlamento arriva la proposta  del PD sulla "limitazione etica" dell'intelligenza artificiale

Nel frattempo, Antonio Nicita, esponente di spicco del Partito Democratico, ha recentemente presentato un disegno di legge che mira a introdurre obblighi di etichettatura per i contenuti generati da intelligenza artificiale.

Il disegno di legge prevede misure immediate, come l'obbligo per gli editori di segnalare contenuti generati con l'aiuto dell'AI attraverso un'etichettatura univoca, sotto la supervisione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).

L'Agcom avrà il potere non solo di monitorare ma anche di imporre sanzioni in caso di violazioni.

Le ripercussioni di questa riluttanza al cambiamento possono essere vaste.

Dall'efficienza economica alla sicurezza nazionale, dalla qualità dell'istruzione alla sanità, l'IA ha il potenziale per rivoluzionare ogni aspetto della società. Se gestita correttamente, potrebbe essere un motore di crescita e prosperità. Se trascurata o mal gestita, le conseguenze potrebbero essere disastrose.

Pertanto, è necessario che l'Italia faccia un passo avanti, nel segno del futuro. La nazione ha bisogno di leader che non solo comprendano l'IA ma che siano appassionati di guidarne la crescita. Ha bisogno di figure che possano guardare al futuro senza essere legate dalle catene del passato, leader che possano ispirare le nuove generazioni di innovatori piuttosto che ricordare un'era passata.

Non si tratta di scartare l'esperienza, ma di bilanciarla con l'innovazione, di fondere la saggezza con la curiosità, la tradizione con la tecnologia.

Solo allora l'Italia potrà davvero aspirare a diventare un leader nel futuro digitale, un futuro che non aspetta, ma si forma giorno dopo giorno nelle menti e nei laboratori di coloro che osano sognare.