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InGenioBuongiorno: 230 anni fa nacque Silvio Pellico

Il Buongiorno di INGENIO con una pillola di storia

giangi-gianluca-riguzzi-piccola.jpgBuongiorno; oggi 24 giugno, ricordo Silvio Pellico nato a Saluzzo (Cuneo), esattamente 230 anni fa.

Abituato sin  dalle medie inferiori, a porre l'attenzione risorgimentale con particolar modo alla trafila garibaldina in Romagna dell'agosto 1849, il Pellico suscitò in me curiosità solo quando i compagni di classe della 2a Superiore cominciarono ad apostrofarmi "Silvio delle mie prigioni", il giorno in cui mi presentai in classe con occhialini a montatura rotonda tipo "ancien".

Tornando a noi, il Pellico compiuti gli studia Torino e Lione, resterà in Francia fino all'età di vent'anni, apprendendone la lingua ed assimilando molto della cultura doltr'Alpe

Nel 1809, si ricongiunge con la sua famiglia, a Milano, dove comincia a lavorare prima come professore di francese nel Collegio Militare degli Orfani e poi come precettore presso varie famiglie patrizie fino a quella del conte Porro Lambertenghi.

silvio-pellico-ingenio.jpgE' intanto maturata in lui una forte passione per le lettere, che lo porta a conoscere e frequentare alcuni fra i più grandi esponenti della cultura italiana ed europea: Ugo Foscolo, Vincenzo Monti, Federico Confalonieri, Gian Domenico Romagnosi, Giovanni Berchet, Ludovico Di Breme, Madame De Stael, Stendhal, George Gordon Byron, Friedrich von Schlegel, John Cam Hobhouse.

Comincia in questi anni la sua produzione letteraria con alcune tragedie, la più importante delle quali è "Francesca da Rimini" che, rappresentata nel 1815 da Carlotta Marchionni, riscontra un successo trionfale.

Qualche anno più tardi Silvio si innamora della cugina di Carlotta, Teresa, che lui chiama affettuosamente "Gegina". 

"Francesca da Rimini", insieme ad "Eufemio da Messina", sono le opere che ne rivelano il profondo talento poetico.

In casa di Lambertenghi, fervido liberale, Pellico matura una coscienza politica ed inizia la collaborazione con la rivista "Il Conciliatore" che il governo austriaco sopprime un anno dopo, nel 1819 perchè coautrice dello spirito unitario che caratterizzerà il Risorgimento.

Aderisce alla carboneria milanese di Pietro Maroncelli e per questo motivo, scoperti dagli austriaci, viene arrestato il 13 ottobre 1820.

Trasferito al carcere dei "Piombi" di Venezia, quattro mesi dopo viene processato e condannato a morte, con pena "commutata in quindici anni di carcere duro da scontarsi nella fortezza di Spielberg", in Moravia (attuale Rep.Ceca).

Graziato nel 1830, fa ritorno a Torino dove trova da vivere come bibliotecario in casa dei marchesi di Barolo, rimanendone condizionato dalla mentalità conservatrice e perbenista ma ritrovando, altresì, la tranquillità e la giusta disposizione d'animo per riprendere l'interrotta attività letteraria.

Sono di questi anni le tragedie "Ester d'Engaddi", "Gismonda da Mendrisio", "Leoniero da Dertona", "Erodiade", "Tommaso Moro" e "Corradino", ed il trattato morale "I doveri degli uomini", oltre ad alcune cantiche e ad un "Epistolario". Le sue condizioni di salute, si fanno sempre più precarie e Il 31 gennaio del 1854,  muore a Torino. 

Dalla  durissima e sofferta esperienza da detenuto politico nello Spielberg, nasce la sua opera più memorabile, "Le mie prigioni", che narra la vicenda intimamente umana e religiosa dell'autore, senza lasciarsi distrarre da sentimenti ostili di rivalsa politica. Inviso ai liberali proprio per l'apparente mancanza di "organicità" alla causa politica, e sottovalutata inizialmente dagli austriaci per ragioni analoghe, "Le mie prigioni" ottiene invece un effetto deflagrante con un enorme successo di pubblico divenendo una sorta di emblema degli ideali risorgimentali. Il cancelliere austriaco Metternich ha modo di ammettere che quel libro ha nociuto all'Austria più di una sconfitta in battaglia.

Buon inizio della settimana ed un buon onomastico a tutti i Giovanni, Gianni, Gian e Giangi, in ricordo del Battista, cui la Città di Cesena,per tradizione, dedica la più importante sagra annuale denominata Fiera di San Giovanni (fischietti  zuccherati e profumo di lavanda). 

Un saluto e buon inizio della settimana

dal Vs.Giangi.