Ingegneria: regole sì, ma anche di tutela
È stato finalmente pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia il regolamento relativo alle modalità di designazione dei componenti dei consigli di disciplina territoriali per gli ingegneri. Sempre in questi giorni è stata approvata la Riforma previdenziale di Inarcassa, che segna il passaggio al metodo contributivo e la sostenibilità a 50 anni (a questi due argomenti INGENIO dedicherà un approfondimento sul prossimo numero).
Ricordiamo poi che ad agosto era stata approvata la riforma delle Professioni e siamo in attesa di capire se il decreto di accorpamento delle province diventerà legge e cosa succederà poi agli ordini.
Siamo indiscutibilmente in una fase di grande transizione per la nostra professione, che sta portando alcuni cambiamenti importanti anche nelle cosiddette "regole".
Non è mia intenzione entrare nel merito sulla bontà o meno dei documenti approvati, lasceremo la parola su questo a persone più importanti ed esperti del sottoscritto, ma mi sembra opportuno porre l'attenzione di chi sta governando tutti questi cambiamenti su un aspetto, di cui sento poco parlare: la competizione in chiave europea e internazionale.
Non conosco le parcelle degli ingegneri serbi ma la stampa ci ha recentemente informato che un operaio serbo della Fiat porti a casa oggi tra i 32 mila e i 34 mila dinari (283-300 euro) al mese.
Con lo sviluppo dei software e l'internazionalizzazione del lavoro professionale mi aspetto di trovarmi nei prossimi mesi non solo offerte di dentisti romeni ma anche di ingegneri serbi, polacchi, indiani ... Non ho nulla contro queste figure, anzi tutt'altro, ma mi chiedo se nella definizione di queste regole si stia tenendo conto di questa nova problematica. Le domande che restano sono: Chi vigila e chi risponde dell'operato di un ingegnere che non è iscritto a un ordine italiano? E in che modo si potranno tenere sotto controllo le firme di facciata (firma di un professionista italiano per un progetto realizzato all'estero)?