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INDUSTRIA dei PAVIMENTI: merita maggiore attenzione da parte del governo

Vi è un settore in cui l’industria italiana sa esprimere l’eccellenza a livello mondiale, senza alcun dubbio. Non è quello della moda, considerata la presenza dei francesi anche nei nostri marchi. E non è quello dei motori, visto che Ducati e Lamborghini sono diventate tedesche.
È invece quello dei pavimenti. Quando si parla di qualità, innovazione, eccellenza e leadership nei pavimenti nel mondo si pensa a prodotti italiani. Grazie soprattutto a due comparti, quello della ceramica e delle pietre, continuiamo ad esercitare quindi un ruolo di guida, che è testimoniato anche dal successo internazionale delle due manifestazioni fieristiche specializzate, Cersaie e Marmomacc, e dall’importante presenza anche nelle altre manifestazioni dedicate all’edilizia (basti pensare al SAIE PAV).

Un settore dai grandi numeri, sia come export che a livello nazionale (nel 2012 quasi 170 milioni di mq), ma che risente come altri della crisi. A livello internazionale infatti pur mantenendo la nostra presenza sulla fascia alta continuiamo a sentire la forte concorrenza dei competitors a basso costo, che conquistano ogni giorno nuove fette di mercato. A livello nazionale, la mancanza di un protezionismo sano dedicato alla salvaguardia della qualità rischia non solo di erodere il mercato delle nostre aziende ma di eliminare quel substrato che rende possibile la sperimentazione e il mantenimento dell’eccellenza delle nostre aziende.

Di cosa stiamo parlando? basti pensare che nel 2012 il commercio mondiale di piastrelle in ceramica ha superato i 12 miliardi di euro e nell’ultimo quinquennio la domanda mondiale è aumentata ad un tasso medio composto (CAGR) di circa il 3%. Nel 2013 l’industria italiana della ceramica ha esportato per 3,75 miliardi di euro. Nel 2012, le imprese italiane hanno esportato con un valore medio unitario pari a 0,68 euro al chilo (0,61 nel 2007), tre volte più grande rispetto a quello dei competitor cinesi (0,23 euro al chilo nel 2012; 0,21 nel 2007) e quasi doppio rispetto alle imprese spagnole (0,4 euro al chilo nei due anni considerati). È evidente che le imprese italiane stanno cercando nella maggior qualità una risposta alla competizione di prezzo portata dai competitors che possono beneficiare di minori costi di produzione. Ma questa qualità va supportata, tutelata come risorsa del Paese, a cominciare dal mercato nostrano. Abbiamo bisogno di fiducia e risorse economiche, e tutela del mercato. Vogliamo chiamarlo protezionismo? Si, protezione della qualità. Controllo sulla marcatura CE, controllo sulla qualità dei materiali, controllo sui criteri di produzione delle merci, perché se una nostra azienda deve investire in sicurezza dei lavoratori e rispetto dell’ambiente ogni prodotto che si vuole introdurre sul nostro mercato deve aver subito gli stessi investimenti, gli stessi costi, altrimenti questo differenziale sui costi della sostenibilità va aggiunto al momento di ingresso nel Paese.

L’INDUSTRIA dei PAVIMENTI è una grande risorsa: merita maggiore attenzione da parte del governo.