Verso un testo unico degli incentivi: indagine conoscitiva della Camera
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha concluso un’ampia indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi per l’edilizia, evidenziando come l’efficienza energetica e la riqualificazione antisismica degli edifici siano leve fondamentali per ridurre le emissioni climalteranti e raggiungere gli obiettivi del PNIEC. Nel corso delle audizioni, sono emerse numerose proposte per rendere gli incentivi più stabili, inclusivi e orientati a interventi strutturali. Questo articolo analizza le considerazioni conclusive e le raccomandazioni chiave emerse dall’indagine, offrendo una panoramica completa delle opportunità e delle sfide legate agli incentivi per l’edilizia.
Indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi per l’edilizia
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha recentemente approvato il documento conclusivo relativo all’indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi per l’edilizia.
Tale indagine, avviata nella seduta del 15 marzo 2023, aveva come obiettivo valutare in maniera approfondita gli effetti degli incentivi fiscali introdotti nel settore edilizio, in particolar modo del Superbonus 110%, focalizzandosi sugli impatti ambientali e climatici, la sicurezza antisismica e la sostenibilità economico-finanziaria delle misure adottate.
Quali incentivi per l'edilizia green
Gli ultimi risultati della Commissione Ambiente confermano la necessità di riformare gli incentivi per l’edilizia puntando su efficienza energetica e messa in sicurezza antisismica. L’obiettivo è rendere gli interventi più sostenibili e semplificare l’accesso alle agevolazioni, in linea con le direttive europee sulla riduzione delle emissioni. Approfondisci in questo articolo i principali punti emersi dall’indagine e le raccomandazioni per il futuro del settore edile.
Il programma dell’indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi per l’edilizia
L’indagine conoscitiva della Commissione Ambiente si inserisce in un più ampio contesto di interesse e preoccupazione parlamentare circa la reale efficacia degli strumenti incentivanti adottati negli ultimi anni nel settore edilizio.
Già a partire da febbraio 2023, la V Commissione Bilancio e la 6ª Commissione Finanze del Senato avevano avviato attività conoscitive parallele, concentrandosi sugli effetti macroeconomici, finanziari e fiscali degli incentivi.
In particolare, l'indagine della Commissione Ambiente mirava a comprendere se e quanto le agevolazioni fiscali avessero contribuito a:
- migliorare l’efficienza energetica degli edifici, riducendo il consumo energetico e le emissioni di gas serra;
- incrementare la sicurezza antisismica del patrimonio edilizio nazionale;
- favorire l’autonomia energetica attraverso fonti rinnovabili;
- stimolare la riqualificazione profonda degli edifici, sia pubblici che privati.
Un aspetto rilevante affrontato dall’indagine è stato il bilanciamento tra l'efficacia degli incentivi e la complessità degli adempimenti burocratici richiesti, considerando l’impatto delle misure sulla distribuzione territoriale e la diversificazione tra prime abitazioni e altri immobili.
L’indagine ha inoltre analizzato gli effetti degli incentivi sui prezzi delle materie prime e sui materiali edili, confrontando l’esperienza italiana con quella di altri paesi europei.
L'attività della Commissione si è svolta attraverso numerose audizioni, coinvolgendo esperti, associazioni ambientaliste e di categoria, enti locali e istituti di ricerca. Le audizioni, iniziate il 28 marzo 2023 e concluse il 12 ottobre 2023, hanno permesso di raccogliere una pluralità di contributi fondamentali per una valutazione articolata e completa.
Osservazioni al primo capitolo
Il programma dell’indagine riflette un approccio metodologico particolarmente approfondito e articolato, che testimonia la consapevolezza della complessità degli incentivi fiscali in edilizia. Evidente è la necessità manifestata dalla Commissione di superare una logica emergenziale o contingente degli incentivi, per arrivare a uno schema organico, semplificato e di lungo periodo. Il coinvolgimento ampio di attori diversi sottolinea, inoltre, l'importanza attribuita al dialogo con le diverse parti sociali, aspetto determinante per rendere le politiche energetiche e ambientali efficaci e condivise.
Il quadro normativo: gli incentivi fiscali in materia edilizia
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha approfondito attentamente il quadro normativo che disciplina gli incentivi fiscali nel settore edilizio, che comprende diverse tipologie di bonus e agevolazioni, ciascuna con caratteristiche e condizioni specifiche.
Ecobonus
Introdotto dalla legge n. 296 del 2006, prevede una detrazione fiscale dall’IRPEF o dall’IRES, generalmente del 65%, per le spese sostenute relative a interventi di efficientamento energetico. Tali interventi includono:
- Acquisto e posa in opera di schermature solari.
- Sostituzione di finestre e infissi.
- Installazione di impianti di climatizzazione con caldaie a condensazione o generatori alimentati da biomasse.
- Interventi di isolamento termico sugli involucri degli edifici esistenti.
- Riqualificazione energetica globale degli edifici.
- Installazione di micro-cogeneratori per sostituire impianti esistenti.
- Interventi su parti comuni condominiali con una rilevanza significativa sull'involucro edilizio (oltre il 25% della superficie disperdente).
La Legge di Bilancio 2025 ha modificato le percentuali di detrazione, prevedendo:
- Una riduzione al 36% nel 2025 (50% per le abitazioni principali).
- Un’ulteriore riduzione al 30% negli anni 2026 e 2027 (36% per le abitazioni principali). Sono esclusi dalla detrazione gli interventi che prevedono la sostituzione di impianti con caldaie alimentate esclusivamente da combustibili fossili.
Sismabonus
Regolato dall’articolo 16 del decreto-legge n. 63 del 2013, offre detrazioni fiscali per interventi antisismici su edifici residenziali e produttivi. Originariamente prevedeva:
- Una detrazione base del 50% fino a 96.000 euro per unità immobiliare, con incrementi al 70-80% nel caso di riduzione del rischio sismico di una o due classi.
- Un aumento al 75-85% per interventi sulle parti comuni di edifici condominiali.
- Una detrazione del 75-85% per chi acquista edifici demoliti e ricostruiti nelle zone a maggior rischio sismico (zona 1).
La Legge di Bilancio 2025 ha rivisto anche questo incentivo, stabilendo nuove aliquote:
- 36% nel 2025 (50% per abitazioni principali).
- 30% negli anni 2026 e 2027 (36% per abitazioni principali).
Bonus per riqualificazione edilizia
Riferito agli articoli 16-bis del DPR n.917/1986, articolo 16 del DL n.63/2013 e articolo 119-ter del DL n.34/2020, questo incentivo comprende:
- Manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia.
- Ricostruzione post eventi calamitosi dichiarati in stato di emergenza.
- Realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali.
- Eliminazione di barriere architettoniche.
- Interventi per la mobilità delle persone con disabilità.
- Bonifica dall’amianto e opere per prevenire incidenti domestici e atti illeciti.
- Cablatura degli edifici, contenimento acustico e interventi di risparmio energetico.
Originariamente prevedeva una detrazione del 50% fino a 96.000 euro per unità immobiliare fino al 2024. La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una riduzione progressiva delle aliquote, fissando al 36% la detrazione per il 2025 (50% per abitazione principale) e al 30% per gli anni 2026-2027 (36% per abitazione principale).
Superbonus 110%
Introdotto dal decreto-legge n.34/2020, questo incentivo prevede una detrazione fiscale pari inizialmente al 110% delle spese sostenute per specifici interventi energetici e antisismici, detrazione ripartita inizialmente in quattro quote annuali, poi aumentate a dieci dal 2024 per interventi diretti (mantenendo 4 quote per cessioni di credito). Gli interventi trainanti includono:
- Isolamento termico delle superfici opache (con incidenza superiore al 25% della superficie disperdente).
- Sostituzione di impianti di climatizzazione invernale.
- Misure antisismiche già previste dal Sismabonus.
Interventi trainati (se effettuati congiuntamente ai trainanti):
- Eliminazione di barriere architettoniche.
- Efficientamento energetico aggiuntivo.
- Installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo.
- Installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
La Legge di Bilancio 2025 ha modificato le aliquote:
- 90% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023.
- 70% per l’anno 2024.
- 65% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025 (con condizioni specifiche per l'avvio dei lavori).
Osservazioni al capitolo 2.1
L'analisi dettagliata della normativa vigente mostra una complessità che può ostacolare l'accesso effettivo agli incentivi.
È evidente la necessità di un quadro normativo più semplice, chiaro e stabile, che consenta a cittadini e imprese una programmazione più efficace degli interventi edilizi volti al miglioramento energetico e strutturale degli immobili.
La valutazione sull’efficienza energetica degli edifici
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha dedicato particolare attenzione all’efficienza energetica del patrimonio edilizio, riconoscendone l’importanza cruciale nel raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali fissati a livello europeo e nazionale.
L’edilizia rappresenta, infatti, un settore chiave poiché gli edifici, nell’Unione Europea, sono responsabili del 40% del consumo finale di energia e del 36% delle emissioni di CO2.
In Italia, la situazione energetica del patrimonio edilizio mostra criticità evidenti.
Secondo i dati riportati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC 2024), circa il 44% dei consumi energetici finali nazionali deriva dal settore civile.
In particolare, il 55% degli edifici residenziali è collocato nelle classi energetiche più basse (F e G), mentre per il settore non residenziale tale percentuale è inferiore, attestandosi attorno al 37%.
Dal punto di vista normativo, l’efficienza energetica degli edifici è regolata principalmente dal decreto legislativo n.192/2005 e dal decreto legislativo n.102/2014, che recepiscono le direttive europee in materia di energia e di prestazione energetica degli edifici (Energy Performance of Buildings Directive - EPBD).
Questi decreti sono stati aggiornati successivamente per includere nuovi obiettivi più ambiziosi fissati dall’Unione Europea, come la Direttiva 2024/1275, detta "Case Green", che prevede importanti target di riqualificazione degli edifici:
- Riduzione del consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 rispetto al livello registrato nel 2020.
- Standard minimi di performance energetica per edifici non residenziali, con obblighi di ristrutturazione energetica per almeno il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche entro il 2030 e il 26% entro il 2033.
- Obbligo per le nuove costruzioni di essere ad emissioni zero entro il 2030 (anticipato al 2028 per gli edifici pubblici).
La direttiva impone agli Stati membri di predisporre, entro maggio 2026, un piano nazionale di ristrutturazione edilizia mirato a trasformare il patrimonio esistente in edifici a emissioni zero, con precisi obiettivi intermedi fissati al 2030, 2040 e 2050.
La Commissione ha analizzato approfonditamente anche gli strumenti finanziari e normativi già operativi a sostegno delle politiche di efficientamento energetico:
- Programma PREPAC (Programma per la Riqualificazione Energetica degli Edifici della Pubblica Amministrazione Centrale): attivo dal 2014, ha finora realizzato una riqualificazione media annua del 2% della superficie climatizzata degli edifici della pubblica amministrazione centrale, ma richiede una revisione per aumentarne efficacia e copertura, con l’introduzione del nuovo programma PREPA.
- Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica (FNEE): operativo dal 2019, ha una dotazione complessiva di circa 310 milioni di euro destinati specificamente a interventi energetici nella pubblica amministrazione e nell’edilizia residenziale. Il fondo ha finora finanziato progetti per circa 200 milioni di euro, mostrando potenzialità ancora in parte inesplorate.
- Conto Termico: operativo con un plafond annuale di 900 milioni di euro, destinato prevalentemente a interventi energetici di piccole dimensioni da parte di privati e amministrazioni pubbliche. Nel periodo 2019-2023 ha erogato circa 350 milioni di euro annui, rivelando una significativa disponibilità residua per ulteriori interventi. Recenti aggiornamenti normativi hanno ampliato le opportunità di accesso al conto termico, includendo anche interventi da parte di comunità energetiche e autoconsumo collettivo.
- Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): include specifici investimenti per la riqualificazione energetica e sostenibilità degli edifici pubblici e privati, prevedendo circa 15 miliardi di euro di investimenti mirati per scuole, ospedali, uffici giudiziari, e edilizia residenziale pubblica e sociale entro il 2026.
Osservazioni al capitolo 2.2
L'analisi conferma che, nonostante i molteplici strumenti normativi e finanziari disponibili e le importanti cifre stanziate, persistono significativi margini di miglioramento, soprattutto nel settore residenziale privato.
Risulta quindi fondamentale incrementare la capacità di utilizzo di queste risorse, semplificando l'accesso agli incentivi e intensificando l’efficacia degli interventi realizzati.
L’adeguamento alla nuova direttiva europea "Case Green" impone, inoltre, uno sforzo aggiuntivo e coordinato tra settore pubblico e privato per concretizzare una profonda trasformazione energetica del patrimonio edilizio nazionale.
Il quadro nazionale delle emissioni di gas ad effetto serra
La Commissione Ambiente della Camera ha analizzato in maniera approfondita il quadro nazionale delle emissioni di gas ad effetto serra, evidenziando il ruolo determinante del settore edilizio nel raggiungimento degli obiettivi climatici fissati a livello europeo e nazionale.
Secondo quanto riportato nella relazione della Commissione, nel 2021 le emissioni totali di gas serra in Italia sono state pari a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (MtCO2eq), mostrando una riduzione complessiva del 20% rispetto al 1990, anno di riferimento per gli obiettivi climatici internazionali.
Il settore civile, comprendente edifici residenziali e non residenziali, è responsabile del 17,9% del totale delle emissioni nazionali, corrispondente a circa 75 MtCO2eq.
Nel dettaglio, il settore civile ha visto una riduzione delle emissioni pari al 4,7% tra il 2020 e il 2021, principalmente attribuibile a un minore consumo di gas naturale e altri combustibili fossili per il riscaldamento.
Tuttavia, questa riduzione è parzialmente compensata da un aumento delle emissioni dovuto al maggiore consumo di energia elettrica, derivante dall’uso crescente di impianti di climatizzazione estiva e dal processo di elettrificazione degli edifici.
La Commissione ha evidenziato anche la composizione specifica delle emissioni del settore civile:
- Riscaldamento degli edifici: 66,5% delle emissioni totali del settore civile;
- Produzione di acqua calda sanitaria: 10,3%;
- Cottura dei cibi: 5,7%;
- Altri usi (illuminazione, apparecchiature elettriche e raffrescamento): 17,5%.
Il settore civile mostra dunque una significativa dipendenza dai combustibili fossili, soprattutto gas naturale, che rappresenta circa il 60% del consumo energetico totale del comparto, mentre il consumo di energia elettrica raggiunge il 28%. Il restante 12% è composto da fonti rinnovabili (biomasse solide, energia solare termica e pompe di calore).
Per quanto riguarda le prospettive future, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) aggiornato al 2024 prevede ulteriori obiettivi ambiziosi per il settore edilizio al fine di ridurre le emissioni complessive di gas serra:
- Riduzione del 43% delle emissioni di gas serra del settore civile entro il 2030 rispetto al livello del 2005;
- Incremento significativo dell’uso di energie rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici fino al raggiungimento di una quota del 38% entro il 2030.
Inoltre, la Direttiva europea "Case Green" introduce nuovi obiettivi vincolanti per la decarbonizzazione degli edifici, stabilendo l'obbligo di raggiungere emissioni zero per tutte le nuove costruzioni a partire dal 2030 (2028 per gli edifici pubblici) e fissando standard energetici più severi per le ristrutturazioni degli edifici esistenti.

Osservazioni al capitolo 2.3
I dati dettagliati riportati dalla Commissione evidenziano la necessità urgente di intensificare gli sforzi per decarbonizzare il settore edilizio italiano. È evidente che il raggiungimento degli obiettivi fissati richiederà interventi più incisivi e rapidi nell’ambito della riqualificazione energetica, della transizione verso fonti energetiche rinnovabili e della riduzione della dipendenza da combustibili fossili, in particolare dal gas naturale. Le politiche di incentivo e sostegno finanziario dovranno essere pertanto progettate per favorire in modo chiaro e deciso questa transizione.
Elenco dei soggetti incontri in audizione dalla Commissione
Ecco l'elenco dei soggetti che sono stati ascoltati dalla Commissione durante le audizioni dell'indagine conoscitiva, come risulta dal capitolo 3 del documento ufficiale:
- Amici della Terra
- WWF
- Rete Imprese Maestri Costruttori
- AssoESCo
- Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL)
- Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader (AIGET)
- Kyoto Club
- Confartigianato
- Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (CNA)
- Alleanza Cooperative Italiane
- Istituto Nazionale Urbanistica
- Iren Smart Solutions
- Stefano Corgnati (Vice Rettore per le politiche interne del Politecnico di Torino)
- Autonomie Locali Italiane (ALI)
- Zanchini Edoardo (direttore dell’Ufficio Clima del Comune di Roma)
- Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali (FIAIP)
- Associazione Italiana per il Riscaldamento Urbano (AIRU)
- Davide Chiaroni (Professore ordinario di Strategia e marketing, Politecnico di Milano)
- ECCO (Think tank italiano per il clima)
- Federbeton
- Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari (SUNIA)
- Legambiente
- Assoimmobiliare Confindustria
- Confedilizia
- OICE
- Rete Professioni Tecniche
- FINCO
- Cresme
- Giovanni Legnini (Commissario delegato dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile ad Ischia)
- Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE)
- Federchimica – Assogasliquidi
- Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
- Centro Studi Investimenti Sociali (Censis)
- ANIMA Confindustria Meccanica Varia
- Assoclima
- Assotermica
- Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (FIMAA)
- ENEA
- GSE S.p.A.
- Nomisma S.p.A.
- ISPRA
- Isg Ghilardi
- Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica (Pichetto Fratin)
Sintesi delle audizioni svolte dalla Commissione
Dalle audizioni svolte dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati è emersa una serie di indicazioni e proposte condivise da diversi soggetti, che hanno evidenziato in particolare alcuni aspetti comuni e ricorrenti:
- Stabilità e continuità normativa: Numerosi soggetti hanno sottolineato l'importanza di garantire un quadro normativo stabile e di lungo periodo per consentire ai cittadini e alle imprese una migliore pianificazione degli investimenti e degli interventi edilizi.
- Semplificazione delle procedure: È stata più volte evidenziata la necessità di semplificare le procedure burocratiche e amministrative legate agli incentivi, per facilitare l'accesso alle agevolazioni fiscali e accelerare la realizzazione degli interventi di riqualificazione.
- Equità e inclusività degli incentivi: Diverse audizioni hanno segnalato l'importanza di rendere gli incentivi accessibili anche ai soggetti con minore capacità economica, prevedendo meccanismi specifici per contrastare situazioni di povertà energetica e garantire maggiore equità sociale.
- Focalizzazione su interventi profondi e integrati: È emersa chiaramente la necessità di incentivare maggiormente interventi di riqualificazione energetica profonda e integrata, rispetto a interventi frammentari e di breve termine, per ottenere benefici ambientali significativi e duraturi.
- Promozione delle fonti energetiche rinnovabili: Numerosi contributi hanno insistito sull'importanza di spingere con decisione verso l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie innovative per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, soprattutto gas naturale.
- Monitoraggio e verifica degli interventi: È stato ripetutamente sottolineato che è cruciale attivare meccanismi di monitoraggio continuo e sistematico degli effetti degli incentivi, per valutare concretamente l'efficacia delle misure adottate e migliorare costantemente la strategia di intervento.
Questi aspetti costituiscono i punti centrali e condivisi che emergono chiaramente dalle audizioni, indicando le priorità per una futura revisione del sistema degli incentivi per l'edilizia.
Le considerazioni conclusive dell’indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi per l’edilizia
L’indagine condotta dalla Commissione ha consentito di affrontare numerose tematiche riguardanti il complessivo sistema degli incentivi in materia edilizia e l’esigenza di un loro riordino alla luce della valutazione dell’impatto ambientale e delle criticità emerse.
L’indagine evidenzia, in primo luogo, l’importanza del miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici quale strumento per raggiungere gli obiettivi energetici e di riduzione delle emissioni fissati a livello europeo e nazionale, tenuto conto della rilevante quota di emissioni prodotta dal settore edilizio, nel suo complesso (residenziale e terziario), a motivo della vetustà del patrimonio immobiliare nazionale, in larga parte antecedente al 1976, e del funzionamento degli edifici con particolare riguardo ai sistemi di riscaldamento.
Si consideri che, secondo i dati contenuti nell’inventario nazionale delle emissioni, le emissioni di gas serra del settore civile nel 2021 sono state pari a circa 83 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (Mt CO2eq), di cui circa 75 provenienti dai consumi energetici degli edifici, a fronte di un totale nazionale di 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente; a livello percentuale, la quota del residenziale risulta preponderante, essendo superiore al 60 per cento del settore civile.
I dati dell’inventario delle emissioni per l’anno 2023, ancora preliminari ma in via di consolidamento, mostrano che per il 2023, a fronte di emissioni nazionali pari a circa 385 Mt CO2eq di gas serra, il settore civile ha contribuito per circa 69 Mt CO2eq. In particolare, le emissioni generate dal riscaldamento degli edifici residenziali sono risultate pari a circa 40 MtCO2eq, in marcata riduzione rispetto agli anni precedenti, come riscontrato in tutta Europa, a causa sia delle condizioni meteorologiche particolarmente miti, sia del sensibile aumento dei prezzi dell’energia.
In tale contesto, gli elementi conoscitivi acquisiti nel corso dell’indagine mettono in luce il ruolo di impulso svolto dagli strumenti di incentivazione nel miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici nel corso degli anni e nella riduzione delle emissioni, a partire dall’avvio dei meccanismi nel 2007, con un’accelerazione negli ultimi anni in corrispondenza dell’operatività del cosiddetto superbonus.
Tuttavia, sono state mosse critiche agli incentivi in materia edilizia in Italia, in particolare al superbonus 110 per cento.
Pur riconoscendo l’importanza di efficientare il patrimonio edilizio nazionale, vetusto e poco efficiente dal punto di vista energetico, è stato sottolineato che in Italia ci sono numerosi strumenti di incentivazione spesso mal gestiti, alcuni sovrapposti o in conflitto tra loro.
Il superbonus, nello specifico, ha riguardato solo il 3 per cento degli edifici (su 12 milioni) che necessiterebbero di interventi di efficientamento.
In termini di costi, la riduzione di CO2 ottenuta col superbonus è costata circa 10 volte il valore di riferimento sul mercato ETS, anche a causa dell’aumento dei prezzi innescato dal picco di domanda in un arco temporale troppo ristretto, causando una distorsione del mercato di riferimento.
Secondo un’audizione della Banca d’Italia, i benefici ambientali del superbonus ripagherebbero i costi finanziari in circa 40 anni, adottando un tasso di sconto inferiore al 2 per cento e assegnando un peso maggiore ai danni che si verificheranno nei paesi a basso reddito. Con tassi di sconto più elevati o pesature diverse, il valore monetario dei benefici ambientali risulterebbe invece inferiore ai costi.
Nel corso delle audizioni sono stati toccati anche aspetti quali la cessione dei crediti e lo sconto in fattura.
L’indagine ha evidenziato l’importanza di un monitoraggio più solido e di una valutazione completa dell’impatto degli incentivi, in particolare a partire dai dati 2023, alla luce di fattori che hanno influito su consumi ed emissioni (condizioni meteorologiche, pandemia da COVID-19, crisi energetica legata al conflitto in Ucraina, ecc.).
Non sono stati acquisiti, invece, dati specifici sull’impatto degli incentivi sul miglioramento delle classi sismiche.
Secondo ISPRA, al 30 giugno 2023, il superbonus ha generato una riduzione di meno di 2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente; tuttavia, tale stima risente fortemente delle carenze di dati sistematici e dei fattori contingenti.
Dall’indagine è emersa l’esigenza di una riforma del sistema di incentivazione nel suo complesso, in funzione di una maggiore razionalizzazione e sostenibilità economico-ecologica. L’aggiornamento del PNIEC prospetta una riforma generale delle detrazioni che preveda una durata almeno decennale, una modulazione dei benefici in base alle performance energetiche e l’integrazione di vari interventi di riqualificazione.
In prospettiva, la nuova direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici richiederà azioni decisive per intervenire sulle classi peggiori in modo graduale ma efficace, potendo contare anche su strumenti di detrazione fiscale combinati con eventuali meccanismi di finanziamento europeo.
Sulla base degli elementi acquisiti, si ritengono centrali le seguenti linee di intervento:
- Assicurare un quadro di strumenti stabile, che eviti distorsioni sui prezzi e tuteli l’affidamento di famiglie e operatori;
- Razionalizzare e semplificare i meccanismi di incentivazione, valutando la reale necessità di sostenere spese che spesso si sarebbero comunque realizzate;
- Convergere verso un testo unico delle agevolazioni e ridurre gli oneri procedurali a carico dei beneficiari;
- Prevedere una modulazione delle aliquote e/o dei finanziamenti, tenendo in considerazione la povertà energetica, la condizione di incapienza fiscale, il carattere più o meno energivoro degli edifici e il risparmio energetico effettivo;
- Indirizzare gli incentivi verso obiettivi climatici e di decarbonizzazione, valutando l’uso di parametri come le emissioni risparmiate per metro quadrato;
- Promuovere interventi su tessuti edilizi e urbanistici più ampi (a partire dai condomini) e favorire l’autoproduzione energetica tramite comunità energetiche;
- Dedicare particolare attenzione alla qualità degli interventi, privilegiando tecnologie innovative e materiali eco-sostenibili e riciclabili;
- Sostenere gli interventi di riduzione del rischio sismico, prevedendo un collegamento tra efficienza energetica e valutazione sismica;
- Rafforzare gli strumenti destinati all’edilizia pubblica e residenziale sociale, con revisione e monitoraggio del Conto Termico e dei fondi PNRR dedicati;
- Promuovere la qualificazione delle imprese edilizie, in modo da migliorare la qualità complessiva dei lavori e rispettare i requisiti comunitari in materia di efficienza energetica;
- Istituire modalità di monitoraggio periodico per valutare gli effetti delle misure agevolative e accelerare i processi di miglioramento dell’efficienza energetica in coerenza con il PNIEC.
In conclusione, appare necessario puntare su misure e incentivi per la riqualificazione edilizia privata e pubblica in una logica di sinergia tra vari meccanismi di agevolazione, risorse nazionali ed europee, con un approccio graduale e programmato che consideri le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano. L’obiettivo è di favorire un percorso di decarbonizzazione ambizioso ed efficiente, in linea con i target comunitari e con le crescenti esigenze di riduzione dei consumi e delle emissioni di gas serra.
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